Sono talmente sconvolta da ciò che ho fatto che, quando entriamo nei nostri appartamenti, non mi soffermo nemmeno a guardare l'ambiente circostante. Porcaccia miseria, perché sono dovuta esplodere proprio oggi, e soprattutto proprio con lui? A onor del vero c'è da dire che se l'è meritato, comunque. E una volta tanto è stata una gran liberazione rispondere per le rime a qualcuno che si è preso gioco di me.
"Sei proprio figlia mia" dice mamma entusiasta, richiudendosi alle spalle le enormi porte di legno intagliato. "Prima di andarmene, diciott'anni fa, mandai a fanculo Re Karl, il padre di Albrecht."
A questa rivelazione non riesco a trattenere uno sghignazzo. "Sul serio? E perché?"
"Mi aveva trattato male per tutto il tempo" spiega lei, avanzando di qualche passo all'ingresso. Solo a questo punto decido di darmi un'occhiata attorno, e finalmente capisco perché Karina li abbia chiamati 'appartamenti': questo posto è molto più grande e lussuoso di casa nostra, porcaccia miseria. Il solito lampadario di cristallo pende dal soffitto vertiginoso, ma chiaramente è spento, perché la luce del sole filtra senza problemi dalle finestre ad arco della stanza; i divani hanno schienali placcati d'oro e sedute imbottite su cui non oso nemmeno posare lo sguardo, figurarsi le chiappe... stessa storia con le poltrone, disposte sapientemente sul tappeto persiano alto almeno tre dita. Appeso alla parete giù in fondo, tra due colonnine che fanno da base a vasi... uhm, asiatici, c'è il televisore più grande che abbia mai visto: ha lo schermo sottile come un foglio di carta e sembra fare una bella pernacchia al Grundig del 2001 che abbiamo a casa.
"Quelle devono essere le stanze" dice mamma, indicando le due porte in legno scuro sulla parete destra. Ce n'è una terza su quella opposta, affiancata dalle ennesime colonnine che sorreggono vasi pieni di fiori, che probabilmente conduce al bagno.
"Che roba" borbotto, lasciando il trolley tra un divano e una poltrona. "Ma quanto è ricca questa gente?"
Mamma, che nel frattempo sta gironzolando per la stanza come se fosse a casa sua, si stringe nelle spalle. "Parliamo della famiglia reale, Daphne." Si alza sulle punte per raggiungere il davanzale del camino - sì, c'è pure un camino, porcaccia miseria - e, tastando alla cieca, afferra un cofanetto d'argento massiccio. "Se non hanno i soldi loro allora chi ce li ha?" dice, soppesandolo tra i palmi delle mani.
Non ha tutti i torti. Eppure non riesco a capacitarmi del lusso sfrenato in cui vive questa gente: mentre Karina ci scortava fin qui, dopo lo sconveniente episodio con il Duca di Vattelappesca, ho contato almeno altre dieci porte tutte uguali a quella in cui siamo entrate noi. E ciò che siamo riuscite a vedere probabilmente non è nemmeno un sesto del castello.
Non voglio pensarci, però: la mia nuova filosofia è "fingi che sia tutto un sogno", almeno finché non saremo fuori di qui. Non scatterò foto, non racconterò ad Alice di questa storia, non mi dilungherò in inutili dettagli sui ghirigori in rilievo delle pareti quando affronterò l'argomento con nonna. Andiamo, in fondo è un'esperienza come un'altra: sono sicura che un sacco di altre ragazze della mia età hanno alloggiato in una reggia... dopo aver scoperto di essere delle principesse... costrette ad abdicare prima ancora di aver messo le mani sulla corona. Sì, deve essere roba trita e ritrita, praticamente routine quotidiana. Magari pure Alice è una principessa: ce la vedo, con il suo piglio deciso e autoritario. Io, invece, che anche solo per scegliere un libro da leggere mi faccio prendere da crisi mistiche di discreta entità, non ho proprio la stoffa della principessa. Figuriamoci.
"Io vado a sistemarmi" annuncia mamma, strappandomi ai miei pensieri. Si muove a zigzag tra lo scomodo mobilio del salotto, il borsone in spalla e lo sguardo fisso nel mio. "Dovresti mettere a posto la tua roba anche tu" aggiunge, prima di sparire oltre una delle due porte sul lato destro della stanza.
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My Unexpected Tiara (VERSIONE DEMO)
Teen FictionVERSIONE DEMO: IL LIBRO COMPLETO È ACQUISTABILE SU AMAZON A diciassette anni suonati, Daphne Altavilla non ha grandi aspettative per il futuro: con i suoi mediocri risultati scolastici e delle ancor più scarse capacità sociali, la ragazza si è rasse...