Capitolo 39 - Una Principessa tarocca?

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Compiere diciott'anni non è cosa da tutti i giorni. Se poi l'evento avviene all'interno di un palazzo da seicento stanze, be', diciamo che assume tutta un'altra portata.

"Sapevo che avreste fatto la scelta più giusta, Altezza." Karina, senza smettere di incedere svelta al mio fianco, ruota il capo per rivolgermi un sorriso smagliante. "Ne ero certa."

Lo dice a bassa voce, quasi in un sussurro, perché in effetti sono le quattro del mattino e tutto il palazzo dorme ancora. Be', quasi tutto: approdate davanti alle porte della mia camera troviamo Jaroslav ad aspettarci, rigido e impettito come sempre.

"Principessa." Il suo tono è inflessibile, così come lo sguardo di ghiaccio, eppure una lieve curva delle labbra lo tradisce. È felice di rivedermi. "Bentornata a palazzo. E felice compleanno."

"Grazie, Slavvy. Ti auguro una buona giornata."

"Vi consiglio caldamente un po' di riposo, Altezza" riprende Karina, seguendomi passo passo all'interno delle mie stanze. "Avete avuto modo di schiacciare un pisolino, sull'aereo?"

Scuoto la testa, lasciandomi cadere con un profondo sospiro sul primo divano captato dal mio radar. La sala è immersa nella penombra e in un silenzio ovattato che sembra quasi isolarmi dal resto del mondo, un vero toccasana dopo le ultime, sfiancanti ore.

È trascorsa una settimana esatta da quando ho preso la mia decisione: sette giorni di lacrime, ansie e tanti, tanti ripensamenti. L'ultimo l'ho avuto diverse ore fa, in aeroporto, quando una voce metallica ha annunciato che il mio volo per Fluttendorf avrebbe fatto ritardo. Ho pensato fosse un segno del destino: se l'aereo non voleva partire, forse il significato intrinseco era che io dovevo restare dov'ero.

Poi mi sono ricordata di aver insistito ancora una volta per un volo pubblico: non era destino, era la prassi. Perciò mi sono tranquillizzata e ho atteso che l'aereo si degnasse di partire, finendo per arrivare a Fluttendorf alle tre del mattino. Inutile specificarlo: Karina mi ha fatto promettere che, d'ora in avanti, non disdegnerò più il jet privato della Famiglia Reale.

"Sarà una lunga giornata, quella di oggi" prosegue, richiudendosi le porte alle spalle. "Gli ospiti inizieranno ad arrivare per le diciassette, più o meno... e ho comunicato ai vostri consulenti di immagine di presentarsi in tarda mattinata."

"Perfetto" biascico, con un piede già nel mondo dei sogni. Il fatto è che, tra una cosa e l'altra, sono sveglia da quasi ventiquattro ore: la mia natura bradipa non è abituata a certe maratone intensive. Tranne quando si tratta di leggere o guardare serie TV, chiaro. "Grazie, Karina. Sei un vero... un vero tesoro."

"Dovere, Altezza. Inoltre l'incontro con il vostro nuovo cavaliere è stato fissato per le diciannove. Jaroslav vi scorterà sul luogo d'incontro pattuito, e poi direttamente all'ingresso della sala da ballo per la vostra entrata."

"Spero che... spero che abbiate scelto meglio, stavolta" farfuglio, lasciando che le palpebre si abbassino. "Altrimenti posso... posso andare benissimo da sola."

Sento Karina ridacchiare piano. "Non resterete affatto delusa dalla decisione di Sua Maestà, Principessa. E ora riposate, ne avete assoluto bisogno. A dopo!"

Passi leggeri risuonano in sala, seguiti dopo pochi secondi dallo scatto della serratura, e per un lungo attimo mi beo di questa tranquillità: niente mamme isteriche che corrono per casa, niente giornalisti appostati fuori dal portone, niente più esami da fare e un comodo – be', circa – divano su cui riposare.

Oddio, lasciatemi qui a morire.

Sì, il piano è questo... Se non fosse che, nemmeno tre minuti dopo, qualcuno bussa di nuovo alle porte.

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