Stanotte non ho chiuso occhio. Sono filata a letto subito dopo essere tornata in stanza, intorno alle dieci di ieri sera, ma una volta sotto le lenzuola è iniziato il mio calvario. Non ho fatto che chiedermi come sarà tornare alla mia vita di sempre, se riuscirò davvero a dimenticare tutto come mi sono promessa, se avrò mai dei rimpianti. Eh, già, rimpianti: per quanto quel posto sul trono non mi interessi affatto, una piccola parte di me si è chiesta come sarebbe occuparlo. Mi piacerebbe fare la principessa?, continuavo a domandarmi, rigirandomi nel letto come un'anima in pena.
È stato a quel punto che ho capito di star delirando. Così mi sono alzata, pensando che una camomilla mi avrebbe aiutato a prendere sonno, ma ben presto ho dovuto abbandonare i miei sogni di gloria: non avevo idea di dove fosse la cucina. Ad andare a cercarla mi sarei ritrovata a vagare per l'eternità tra i corridoi infiniti di questo posto, sperduta e affamata, e alla fine sarei morta di stenti ai piedi di un'armatura tirata a lucido. No, niente camomilla. Così sono tornata a letto e ho contato le pecore, ma quando il sole ha fatto capolino tra le fessure delle imposte stavo ancora contando. Minuti di sonno all'attivo: zero.
E si vede, penso, scrutando il mio riflesso allo specchio. I capelli sono il solito groviglio castano, parente alla lontana di un nido di piccioni, e l'incarnato è quello di un cadavere in decomposizione. Ho occhiaie scure come la notte e, ciliegina sulla torta, un enorme foruncolo rosso proprio in mezzo alla fronte.
Intendiamoci, non credo di essere un cesso a pedali: ho gli occhi di un bel castano caldo e le ciglia lunghe, per esempio, e raggiungo la rispettabilissima altezza di centosessantuno centimetri. Avrei anche un bel sorriso, se non fosse per quell'incisivo superiore un po' storto per cui dovrei mettere l'apparecchio. Insomma, non sono tutta da buttare, ma in mattine come questa vorrei soltanto infilarmi un sacchetto sulla testa e lasciarlo lì fino a nuovo avviso.
Appoggiati gli occhiali sul bordo del lavandino (che ricorda più una vasca), mi sciacquo il viso con una generosa dose d'acqua gelida, nella vana speranza che possa bastare a nascondere la mia notte insonne. Vana speranza, appunto: quando drizzo il busto e assottiglio lo sguardo per riuscire vedermi, le occhiaie sono ancora lì. Mi sa che dovrò chiedere in prestito un correttore a mia madre.
Spazzolo in fretta i denti, inforcando nuovamente gli occhiali con la mano libera, poi mi lancio in una battaglia all'ultimo sangue per spicciare i capelli dal loro onnipresente groviglio. E menomale che sono lisci.
"Daphne, quanto ti manca?" cinguetta mia madre, bussando alla porta del bagno. "Tra mezz'ora Karina viene a prenderci!"
Non riesco a trattenere un gemito e, disgraziatamente, neanche un rivolo di bava mista a dentifricio che si spiaccica sulla camicetta che ho indossato cinque minuti fa.
"Cazzo" grugnisco, lo spazzolino ancora stretto tra i denti e un'improvvisa voglia di urlare. Ma perché mi ostino a non voler capire che la mia scarsa coordinazione non mi permette di fare più cose insieme?
Ruoto precipitosamente la manopola d'ottone dell'acqua calda e, dopo aver passato le dita sotto il potente getto, le strofino con forza sulla macchia verdina. Passo almeno dieci minuti a frizionare l'area interessata, aiutandomi anche con uno dei morbidissimi asciugamani scovati nel mobile del lavello, ma ben presto sono costretta ad arrendermi all'evidenza: la macchia non sta venendo via. Anzi, se possibile l'ho solo allargata. Bene, perfetto: questa stupida camicia l'ho portata apposta per la Cerimonia di Rinuncia, perché era l'unica cosa più o meno elegante che avevo nell'armadio, e adesso è rovinata. Che accidenti mi metto, ora?
"Ma sei caduta nel water?" si lamenta mia madre, battendo alla porta. "Muoviti, che devo ancora cominciare a prepararmi!"
Ma perché ci si mette pure lei? Perché non può mai lasciarmi il bagno per più di dieci minuti di fila? Sembra quasi che, tra le due, l'adolescente vanitosa sia lei.
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My Unexpected Tiara (VERSIONE DEMO)
Teen FictionVERSIONE DEMO: IL LIBRO COMPLETO È ACQUISTABILE SU AMAZON A diciassette anni suonati, Daphne Altavilla non ha grandi aspettative per il futuro: con i suoi mediocri risultati scolastici e delle ancor più scarse capacità sociali, la ragazza si è rasse...