Capitolo 3

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«Perché sarebbe stato strano farti sapere che sono la sorella del tuo futuro ragazzo»
La risposta di Ila lasciò Jude basito e imbarazzato.
«Cooomunque» intervenne Martina «è tardi ed è pericoloso andare in giro da solo! Perché non resti a dormire qui??»
«Eh? No! Non serve, tranquilla. Posso benissimo tornar-» cercò di declinare Jude, senza successo, visto che venne interrotto da Ila.
«Niente storie, bro! È troppo pericoloso. E il nostro è un quartiere pieno di stupratori, assassini, persone poco raccomandabili, drogati... Effettivamente è proprio un quartiere di merda... Ma cooooomunque... Devi restare qui! »
«Caleb neanche mi vuol-»
«Onii-san non c'è problema vero???» chiese Martina attaccandosi al braccio del fratello che, in risposta, scrollò le spalle e tornò in cucina per finire di lavare i piatti.
«Visto bro? Puoi dormire qui!» disse la riccia, mentre andava via con la sorella per sistemare un letto provvisorio per il rasta. Ovviamente, il letto provvisorio, lo fecero in camera di Caleb. Il rasta, intanto, si era messo vicino alla porta della cucina ad osservare il castano. Gli aveva sempre fatto uno strano effetto. Certe volte avrebbe voluto sgozzarlo, altre abbracciarlo, altre ancora urlargli contro, altre farlo tacere a suon di schiaffi o con un bacio. Lo odiava ma lo mandava anche nel pallone. Solo lui sapeva farlo incazzare a morte facilmente e calmarlo con altrettanta facilità.
Un forte tonfo lo destò dai suoi pensieri, e fece girare anche Caleb. Entrambi i ragazzi si diressero velocemente verso il rumore, trovandosi davanti una scena a dir poco comica. Martina era a terra, ricoperta di coperte, lenzuoli, cuscini, e un materasso. L'armadio le era caduto addosso. Ila rideva, senza aiutarla minimamente.
«Chiamare e farvi aiutare no?» domandò Caleb in un sospiro, mentre liberava la sorella dalle varie cose.
«Grazie onii-san... Ahia...»
La ragazza aveva una gamba dolorante, con un enorme livido sopra.
«Vieni, piccola baka. Ora ci mettiamo un po di ghiaccio» disse Caleb con un tono più dolce del normale, mentre prendeva in braccio a sposa la sorella che annuiva. La portò in soggiorno, mentre Jude osservava la scena basito e anche un po incantato da quel lato protettivo e tenero del castano. Ila gli diede qualche gomitata, mentre ghignava maliziosa.
«Cosa?» chiese il rasta.
«Ti piace eh?»
«Non mi piace Caleb»
«E chi l'ha nominato, mh?»
«...»
«Eheheheh»
«Ila, ti odio»
«Aw. Anch'io ti amo, bro»

Poco dopo, Caleb riportò Martina nella sua camera, mentre veniva raggiunta da Ilary. Poi il castano mise apposto il casino combinato dalla sorella impacciata.
«Certo che sei più responsabile di quel che sembri» commentò Jude mentre gli si avvicinava e lo aiutava.
«Mh. Mi tocca» fu la risposta secca del maggiore.
«Che intendi?» si incuriosì il rasta.
«Fatti miei»
«Gentile...»
«Con la gentilezza non vai da nessuna parte» commentò Caleb.
«Ne parli come se lo sapessi»
«Forse perché lo so?»
«Tu? Gentile? In quale universo parallelo?»  lo schernì Jude.
«Già. Io gentile, in questo universo. Parli di me come se mi conoscessi. Ma tu non sai proprio un cazzo»
La conversazione finì lì, e i due andarono nella camera del castano a dormire. Jude si stese sul materasso che era stato messo per lui, tutti sistemato e anche abbastanza accogliente. E continuava a pensare alle parole di Caleb. Effettivamente non lo conosceva, ma avrebbe tanto voluto sapere si più su di lui. Solo per curiosità si disse. Voleva conoscerlo solo per curiosità, e basta. E mentre provava ad autoconvincersene, si addormentò. Caleb, invece, era titubante sul voler dormire. Ma alla fine il sonno la ebbe vinta, e non riuscì a restar sveglio di più.

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