~04 Giulia

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Giulia stava giocherellando con il ciondolo con la testa di un teschio, mentre aspettava che la signora davanti a lei si decidesse a buttare il contenuto sul suo vassoio e che si spostasse, trovato attaccato sulla tasca posteriore di un paio di jeans neri della sua amica Lucia. Dovette aspettare due anni per staccarlo, perché "Altrimenti si rovina. E poi, cosa devi farci?". Dato che vivevano a pochi passi di distanza, appena Lucia si era accorta che il pantalone era diventato piccolo, si era fatta una passeggiata e aveva portato il pantalone alla ragazza. Lei, con l'aiuto di Eliza, aveva staccato il teschio, senza rovinare nulla.

Il giorno dopo, per rinfacciare all'amica che aveva avuto torto a pensare che avrebbe rovinato il pantalone togliendo quel teschio dalla tasca, prese il jeans, lo portò a casa di Lucia e le mostrò il suo "nuovo" capo, come faceva sempre quando acquistava nuovi libri, e alla riccia piacque molto.

Solo dopo le rivelò che era il jeans con il teschio che lei diceva che lo avrebbe rovinato, ma guarda caso, sembrava come nuovo...

Ma perché voleva a tutti i costi quel teschio? Ironia della sorte, sulla fronte della "spilla", c'era il numero 13. Numero anche della casa di Ade al Campo Mezzosangue.

Ora era da qualche tempo che lo portava sempre al collo, con una catenina grigia, infilata tra i due buchi degli occhi, che si vedeva a malapena.

Il pensiero di Lucia la fece sorridere.

Se fosse stata a conoscenza di quello che era successo la sera prima, le avrebbe prima di tutto urlato che era stata una stupida ad aver lasciato la sua saga preferita in mano ad uno sconosciuto e poi le avrebbe detto la solita cosa "Ma almeno era carino?".

Giulia poteva anche essere molto educata e gentile, ma con i ragazzi, nulla.

Nei suoi tredici anni, non aveva mai avuto un ragazzo reale. Nessuno le piaceva o la colpiva. Certo, aveva molti amici maschi, e ci andava d'accordo, però restavano tutti nella sezione ''Amici".

E da parte di Lucia era carino che si preoccupasse di questo, e anche se aveva perso le speranze, dato che Giulia si innamorava sempre di personaggi immaginari, non lo dava a vedere.

Lucia era la sua migliore amica, tanto che lei era diventata il suo diario segreto e viceversa.

Giulia le diceva tutto, e solo una cosa le teneva nascosta da qualche mese.

Il perché avesse una cotta per Nico Di Angelo. "Insomma, tra tutti quanti, perché il Bel Tenebroso?" Le chiedeva spesso "E poi è felicemente fidanzato con un altro ragazzo" ma lei non se la sentiva di rispondere.

La verità era che Nico assomigliava troppo ad un suo vecchissimo amico.

"Amico", poi, era una parola grossa, dato che non sapeva neanche come si chiamasse quel bambino con il quale passava dei pomeriggi insieme. Una volta lo sapeva il suo nome, ma era passato tanto di quel tempo che, con esattezza, non poteva neanche dire quanti anni fossero passati, figurarsi il nome di quel bambino o di sua sorella. Sembrava che fosse passata una vita da quando ridevano insieme...

Da quando aveva letto di Nico Di Angelo, la ragazza aveva spesso dei flashback di quel corvino, ma quello che le tornava più spesso, era sempre quello più tremendo.

Lei, il bambino e la sua sorella stavano giocando a nascondino in un prato, sorvegliati da una donna, una donna bellissima.
N

on riusciva a vederle bene il viso, come d'altronde, anche quello dei due bambini, per il tempo che aveva oscurato i ricordi, ma lei lo sapeva che era una bella donna, lo sentiva.
Toccava alla bambina di andare a cercarli, e Giulia e il corvino avevano deciso di nascondersi insieme, e mano nella mano, si erano schiacciati dentro un cespuglio.
Mentre tenevano il fiato, lui se ne uscì con: -Ma quando saremo grandi ci sposeremo?
Buttò fuori tutto in un respiro, e Giulia rimase un attimo sorpresa da quelle parole.
-Perché me lo chiedi? Ci vuole ancora mooolto tempo...- constatò allargando le braccia per dare più enfasi a quello che aveva appena detto.
-Si, hai ragione, però quando sono con te, sono felice.- rispose lui a testa china.
-Anche io...- confessò lei rossa. -Però sì. Quando saremo grandi, e cioè tra taaaanto tempo, ci sposeremo e andremo a vivere in una casa molto migliore di questo cespuglio o di quella- indicò l'hotel alle sue spalle.
-È una promessa?- chiese lui speranzoso, alzando gli occhi che luccicavano.
-Sì... È una promessa...- rispose lei sorridendo.
Il bambino allora la abbracciava e restavano abbracciati per qualche secondo prima che spuntasse da fuori un cespuglio la sorella del bambino e che gridasse "VI HO TROVATI!"

Delle lacrime copiose cominciarono a rigare le guance della ragazza. Era tutto distante anni. Quella era la scena che sognava spesso, e ripensandoci, Giulia si sentì male. Sentì odio per se stessa. Si ripromise che se mai avesse rincontrato quel bambino, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato abbracciarlo fortissimo, per poi urlargli che erano stati due grandissimi stupidi.
Urlargli che lo odiava, che odiava se stessa e che odiava quella vita.

Quegli anni che erano stati separati e tutto quello che le sarebbe passato per la testa, e alla fine, gli avrebbe detto che aveva bisogno di lui e che sarebbero andati a vivere in una casa molto migliore e poi dirgli che non si diceva molto migliore...
Aveva bisogno di quel bambino.

Si avvicinò al cestino e buttò la scatola, dopo essersi asciugata le lacrime che le rigavano le guance.

Quando si rigirò e si stava allontanando, sentì che una mano le strinse il polso. Era una stretta delicata, ma salda. Quando si girò, con gli occhi offuscati, tornò piccolina.

In quei profondi occhi neri, rivide il bambino che piangeva quando Giulia fu portata via dalla donna e dai suoi due amici. Vide il bambino che le stringeva il polso, pregandola di rimanere.
Si rivide mentre riusciva a divincolarsi dalla stretta dell'uomo che la stava allontanando da quelle persone che considerava come una famiglia, per un ultimo abbraccio al bambino dagli occhi scuri, come l'oscurità.
-Un giorno ci rivedremo. Questa è una promessa. Un giorno, quando tornerò da te, ti abbraccerò così forte, che...- gli sussurrò, ma non riuscì a finire la frase che lui scoppiò in singhiozzi -Però... Mi devi fare una promessa.- gli disse asciugandogli le lacrime con i pollici -Non devi più piangere. Non più una lacrima. Ti prego. Non piangere. Fallo per me. Sii forte. Io farò lo stesso...- Lo strinse forte per un'ultima volta, prima di abbandonarsi alle braccia possenti di quell'uomo che la portò via.

E poi, improvvisamente, Giulia, provò il forte impulso di abbracciare Nico.

Lui le accarezzò i capelli delicatamente, sussurrandole che andava tutto bene, mentre delle calde lacrime cadevano sui capelli della ragazza.
-Non credevo che ti avrei più ritrovato...- Gli sussurrò, con la voce rotta.
-Anche io, Giulia. Lo credevo anche io...

Stranamente, ora non aveva più dubbi. Sapeva che quel ragazzo era il bambino con il quale aveva passato quel tempo indeterminato. Il bambino che aveva considerato come un fratello. Il bambino che ormai era diventato la persona più importante della sua vita.
Quel bambino era Nico Di Angelo.

Lo guardò dritto negli occhi, e, come fece anni prima, con i pollici gli asciugò le lacrime che scendevano copiose dagli occhi neri di Nico.

La Figlia Segreta Di Ade || DA REVISIONAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora