- in the name of love (end)

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e se corressi da lui facendomi prendere dall'indifferenza e dall'egoismo? e se in realtà questi mesi di vuoto fossero stati solo polvere? e se lo amassi e volessi ancora? e se quindi, programmando il mio futuro, avessi sbagliato tutto? non volevo sbagliare. non volevo cadere nel torno e rimpinzarmi nelle mie bugie dette a me stessa e a me soltanto. qualcuno ha detto, un giorno qualsiasi di un anno qualsiasi, che si può amare più di una persona. io penso sia sbagliato. si può amare più di una persona, ma ci sono situazioni e fatti da prendere in considerazione. cose da considerare prima di dare un giudizio. cose che non vanno prese sotto mano. io per esempio, mi sono innamorata di niall perché apparentemente sembrava la cosa più giusta, la programmazione perfetta del mio futuro. ma ors che ho tutto. fama e successo, fans e talento, mi sembra polvere. ora che è tutto alla fine, mi sembra solo l'inizio di un'altra storia.
mi immobilizzo, davanti a cassandra che continua a urlarmi di andare. davanti a niall che disperato corre sul palco voltandosi a fissarmi. probabilmente pensano sia solo ansia, sapete, è il mio primo concerto. ma non è così. non hi per niente paura; non mi tremano le mani, non mi tremano le gambe, mi trema mi trema il cuore.
me ne frego, corro dalla parte opposta del palco ed esco dal backstage. percorro gli infiniti corridoi che sembrano un labirinto ed esco nel grande parcheggio, senti che qualcuno mi sta rincorrendo. urlano il mio nome. ma non possono fermarmi, non adesso.
correndo arrivo all'auto, la chiave è inserita, e parto senza sapere dove dover andare. prendo il telefono, e lo chiamo.
uno, due, tre squilli; non risponde. le lacrime agli occhi un po' per tutto. quattro, cinque, sei, non risponde. ora tremo all'impazzata. otto, nove... "pronto, mia?" sento finalmente la sua voce.
"io, scusa è che, dove sei?" chiedo senza dare altre spiegazioni né a lui né a me stessa.
"io...che è successo?"
"dimmi solo dove sei ti prego."
"ma sei in auto?"
"sì io, ti sto raggiungendo ma non so dove andare...non so dove sei."
"okay allora io, ti mando la posizione, però butta giù adesso..."
appena mi arriva il suo messaggio, accelero e corro in quella direzione. un altro parcheggio, un altro locale. parcheggio malamente, prendo la chiavi e scendo dall'auto.
c'è qualcuno in controluce davanti ad una porta, in lontananza. è lui.
non so neanche perché, ma inizio a correre.
ed è proprio mentre corro, che il mio telefono impazzisce, messaggi e chiamate perse da niall. lo prendo e lo lascio cadere per terra.
e arrivando davanti a lui, davanti a quei occhi color oceano e quei capelli morbidi come la sabbia di prima mattina, mi blocco.
"non doveva andare così..." dico quasi singhiozzando.
"lo so." e senza altre stelle da far esplodere, senza altre guerre da far iniziare, senza altri respiri da poter prendere, e senza altri battiti da poter fare, le nostre labbra sono di nuovo una cosa sola. le mie mani tra i suoi capelli, le sue sui miei fianchi. un tutt'uno. ci ritroviamo perfettamente, e senza un nesso con la realtà, senza un perché, o una spiegazione anche solo lontanamente logica, siamo di nuovo noi.
cammina velocemente continuando a baciarmi. collo, labbra, fronte, tutto.
arrivato ad un grande autobus nero, mi fa entrare, chiude la porta dietro di sé, ed ora è tutto un dire.
la nostre mani di nuovo sul corpo dell'altro, le nostre anime aperte a tutto, i respiri profondi, e quella sensazione di libertà che non provavo da più di un anno. il mio corpo è suo. il mio cuore anche. ci stringiamo le mani un'ultima volta, pronti a ricominciare. pronti a riprendere la nostra vita. fino a quando anche la notte più scura si fa vedere e ci porta con sé nel sonno più profondo.
è successo tutto così velocemente, e mi sembra che qualcosa comunque non sia ancora concluso. una strana luce interrompe il mio sonno, sento tante persone camminare avanti e indietro, parlare, fare rumore. ci sono valigie che scorrono, e questa luce fastidiosa continua a svegliarmi.
fino a quando non apro gli occhi.
accanto a me si sta sedendo un signore, probabilmente sulla cinquantina, ha i capelli corti e bianchi, e sedendosi mi chiede scusa per avermi svegliato.
avevo la testa appoggiata su un finestrino, il finestrino di un aereo. davanti a me altre mille file di persone e sedili. guardi fuori. sono ancora a milano.
"siamo in partenza da Milano, preghiamo i gentili passeggeri di allacciare le cinture per il decollo, alzare i tavolini e controllare che gli schienali siano appositamente inclinati. il volo durerà all'incirca nove ore, per qualsiasi cosa potete rivolgervi al nostro personale, vi auguriamo buon viaggio"
non mi sono mai spostata. non sono mai partita. non è successo niente. martin, niall, tutto un grandissimo e bellissimo sogno.
quindi io, ho ancora un'intera vita da costruirmi. quindi Katy, non mi odia. e quindi, nonostante tutto, ho una seconda
chance, la realtà. strano a volte come la mente possa giocare brutti scherzi, facendoli passare per bei sogni.





ringrazio tutti per aver letto 20.12.2002, che sì, per chi se lo sta ancora chiedendo è la mia data di nascita. capitemi se la storia è stata sempre surreale, e soprattutto frettolosa, i sogni funzionano così. sono anni che scrivo questa ff, e devo dire di aver notato il miglioramento capitolo dopo capitolo. il mio modo di scrivere è cambiato e nonostante le mie ancora tante imperfezioni r i miei ancora tanti errori, sono felice del risultato.

grazie ancora a tutti voi lettori :)

20.12.2002 • martin garrix, niall horanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora