L'aspirina dopo cena

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Dopo, mi sembra di avere la testa spaccata in due. Entrambi i pezzi hanno l'emicrania.

Anche se i suoi amici li ho conosciuti da poco, io e lui stiamo insieme da abbastanza tempo per poterci parlare liberamente, perciò non mi vergogno di chiedergli di andare a dormire a casa sua stanotte. Ho bisogno del mio letto, di tutto il mio letto, e delle mie abitudini da ex single. 

Quando c'è lui, qui si dorme ordinatamente, con tutti e due i piedi sotto le coperte, per intenderci, e ci si sveglia presto, ci si abbraccia appena si aprono gli occhi e si fanno le pulizie insieme, e si decide dove fare la spesa, insomma, l'inferno. 

Mi piace, Alessio, gli voglio bene, magari anche qualcosa in più, ma la mia vita non è in saldo, e non la cedo dopo sei mesi solo perché un bravo ragazzo mi ha fatto la corte giusta al momento giusto.

"Ti chiamo più tardi per sentire come stai?"

"Non credo che starò in nessun modo. Vado di sopra subito, appena vai via", mi rendo conto che suona come volerlo cacciare più in fretta, quindi cerco di rassicurarlo, "aspetto giusto che mi scrivi e poi spengo tutto e addio."

Questa moda del messaggio di conferma è del tutto nuova, per me. Non solo ogni volta il suo messaggio puntuale - diciassette minuti dopo aver infilato le scale, l'ascensore no perché andare a piedi fa bene - mi sorprende sedici minuti e mezzo dopo che ho dimenticato di avere un fidanzato. Certe volte mi scordo di avvisarlo, quando torno tardi, e si aprono le danze del dov'eri e del perché non ti frega e dell'io non te lo farei mai. 

Il punto è che a me non importerebbe, ma non siamo al mercato, giusto? Non c'è una bilancia, e se ci fosse immagino che la taroccherei per convincerlo a mollarmi un po'. Io adoro Alessio, davvero, ma su alcune cose è come un maledetto cane con l'osso, e se non voglio ferirlo o perderlo, devo lasciarlo fare ogni tanto. 

Devo lasciarmi infastidire un poco, per non ferirlo tanto.

"Lo sai che non mi piace lasciarti quando stai male?"

"Domani starò benissimo. Secondo me anche fra un'ora, solo che non lo saprò."

"In che senso?", riprende la giacca dall'attaccapanni con una lentezza sospetta.

"Sarò svenuta dal sonno molto prima", e stavolta non mi interessa se si sente offeso. Sta temporeggiando, e se continua così finirò con l'offendermi io. Penso di sapere cosa sta facendo, ma non voglio salutarlo con una discussione - Dio non voglia, finirebbe per restare qui finché non finiamo di parlare e addio sonno di bellezza.

"Mi stai per caso cacciando?"

"Sai cosa? Dormi qui. Rimani. Io non posso combattere con questa cosa tutte le volte, e ho davvero mal di testa", mi ordino di spingere in fuori gli angoli della bocca per produrre un sorriso realistico. "Sali quando vuoi, io però devo andare a stendermi."

Lo grazio con un bacio a timbro - discussione chiusa - e mi avvio per le scale, distrutta.

Alle mie spalle posso sentire la sua indecisione che riempie l'ingresso, è come se tutta la sua figura emanasse un sonoro fumetto. Mumble mumble

Sta pensando, povero cuore, sta pensando davvero. Non che creda a un tranello, Alessio è troppo puro di cuore per sfidarmi in una lotta di strategie. Sta pensando cosa è meglio per me, perché lui vuole davvero che io stia bene, ma sfortunatamente vuole anche davvero che passiamo tutto il tempo insieme, e l'amore raramente è un sentimento altruista. Non facciamoci prendere per il culo dai meme su Facebook, su.

Gelosia senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora