Capitolo 35

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Nicole pov.

Sono impaziente, fra poco rivedo Susan e non vedo l'ora! Esco dalla doccia e mi asciugo prima di mettere biancheria e vestiti, niente di che in realtà, pantaloncini rossi con le bretelle -che lascio giù- e maglia bianca a righe blu. Aggiusto i capelli e metto un po' di trucco. Esco dalla mia stanza d'albergo di soppiatto per non farmi sentire da Mike, che é nella camera accanto, e mi dirigo  verso casa mia. Delle ragazze mi indicano e io non riesco a fare a meno di ridere, cerco nella borsa il mio iPod e con le cuffie nelle orecchie e con al massimo volume la mia canzone preferita faccio l'ultimo pezzo di strada. Tolgo le cuffie fissando il campanello di casa, ingoio la saliva e suono, mi mordo le unghie e aspetto che qualcuno venga ad aprire. Mia madre mi si piazza davanti ed é ricoperta di lividi, ciò mi incuriosisce molto, dietro di lei Susan col mio pigiama che mi sta fissando sorridente....aspetta, quella é seriamente la mia maglietta del pigiama! Che cucciola!!!

"Susan!!" esclamo.

La bambina corre verso di me e, con le braccia spalancate, mi chino sulle ginocchia per abbracciarla. Mi stringe forte ed un piccolo singhiozzo lascia la sua bocca, mi alzo con lei fra le braccia che allaccia le gambe attorno al mio bacino. Guardo mia madre per chiederle che abbia ma mi fa segno di no con la testa, salgo le scale con Susan fra le braccia ed entro in camera sua. La faccio sedere sulle mie gambe di fronte alla sua piccola scrivania di legno chiaro, prende un foglio e una matita e mi scrive delle cose che non avrei mai immaginato potessero accadere.

"Susan prepara i bagagli, tu da oggi starai per sempre con me!" ordino duramente.

Questo ambiente non é adatto a lei. Che ne so se un giorno mio padre oltre mia madre non picchia anche lei?? E soprattutto perché mamma non l'ha denunciato? Dio, io sapevo che quell'uomo non era adatto a mia madre e che 6 fatta soffrire, l'avevo capito dal primo momento in cui l'ho visto l'anno prima della nascita di Susan. Mi alzo e velocemente,da sopra l'armadio di Susan, prendo la sua valigia rosa e la poggio sul letto. Spalanco le ante del suo armadio cominciando a prendere vestiti a raffica e metterli nella sua valigia, mi guarda con gli occhi pieni di lacrime e capisco benissimo che é terrorizzata.

"Piccola mia sta tranquilla, ti porterò via di qui, non devi avere paura! Adesso ci sono io!" la rassicuro.

Si muove velocemente verso di me abbracciandomi, la stringo forte e le accarezzo i capelli biondi. Le ho parlato così tante volte di come fosse brutto e maschilista il mondo, del fatto che se un giorno il suo ragazzo l'avesse picchiata lei doveva reagire raccontandolo alla polizia e adesso? Mia madre fa crollare tutto facendosi picchiare da quell'uomo!

"Susan finisci tu di fare la valigia, io vado a parlare con mamma e....papà" dico l'ultima parola con disgusto.

Scendo velocemente di sotto col cipiglio fra le mie sopracciglia sempre più profondo e marcato, entro in cucina e trovo quel coso seduto a leggere il giornale e mamma a cucinare.

"Susan da oggi voi non la vedrete più" affermo dura.

"Come scusa?"

Oh brutto stronzo, quel tono usalo con qualcun altro non con me!

"Siccome voi non siete capaci di educarla da oggi leo vivrà con me!"

"Come sarebbe a dire scusa?"

Oh mamma ora ti spiego.

"Sai mamma, un giorno l'uomo che ti sei portata a casa dieci anni fa potrebbe non alzare le mani solo su di te ma anche su mia sorella" spiego con tono superiore "Perciò Susan da oggi tu e questo non la vedrete più!"

"Tu non puoi farlo!" mi urla contro.

"Tu non sei capace di badare nemmeno a te stessa e dovresti badare a una bambina?" la derido.

"Non permetterti signorina, se no-"

"Se no cosa? Che cazzo mi fai?" urlo "Poi che merda di uomo sei? Non ti fai schifo? Picchi una donna, che é non hai il coraggio di prendertela con chi si sa difendere?"

Non risponde. Mi giro ed esco dalla cucina, Susan ha portato giù la sua valigia e mi sta aspettando, le lacrime attraversano il suo viso velocemente. Le prendo la mano e la conduco verso la porta d'ingresso.

"Tu non puoi portarmela via!" urla mia madre con disperazione.

"Ormai la mia decisione é presa, la rivedrai solo ed esclusivamente se lei vorrà" la informo gelida.

"Tu non puoi farlo! Non é hai alcun diritto!" continua ad urlare.

Cammino a passo svelto verso l'albergo. Tengo forte la mano di Susan mentre camminiamo per Sydney, questa giornata é da dimenticare. Io e lei non abbiamo genitori, loro sono morti per noi. Entro in albergo e la prima persona che vedo é Mike tutto tirato a lucido con l'uniforme e l'auricolare all'orecchio. Mi avvicino a lui con espressione seria.

"Prepara la valigia, oggi torniamo in Inghilterra" lo avverto.

Entro in camera con Susan che finalmente ha smesso di piangere e afferro la mia valigia per mettere dentro tutto ciò che avevo tolto, la richiuso con rabbia e la spingo via facendola cadere. Tiro un lungo sospiro per calmarmi e la piccola mano di Susan prende la mia stringendola più forte che può. Mi giro verso di lei per accarezzarle la guancia e subito mi abbraccia. Può sembrare strano ma fra le piccole braccia di mia sorella mi sento al sicuro.

"Anvanti piccola, andiamo in aeroporto"

Scioglie il nostro abbraccio e va a prendere la sua valigia vicino la porta, raccolgo la mia e vado verso di lei prendendole la mano. Scendiamo giù nella hall dell'albergo e vedo Mike già lì che ci aspetta. Gli faccio segno con la testa dell'uscita e ci dirigiamo, con un taxi precedentemente da me chiamato, all'aeroporto. Il primo volo di Susan

"Emozionata?" le chiedo mentre facciamo i controlli.

Fa segno di si con la testa e finalmente ci imbarchiamo, Mike é dietro di noi e la mia sorellina é vicino al finestrino ed io al suo fianco. Le allaccio la cintura e dopo poco decolliamo. Londra stiamo arrivando!

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