Capitolo 41

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Tour finito, adesso finalmente potrò passare del tempo a Sydney e andare a trovare Luke. I capelli sono tenuti in alto da una bandana rossa e indosso degli occhiali da sole in stile protesta giovanile del '68, Mike è sempre dietro di me e grazie al cielo non ci sono fan in aeroporto perché sono circa le cinque e mezza e indovinate dove sto andando? In ospedale.

"Mike mi chiami un taxi per favore?" chiedo.

"Certo!" compone il numero sul cellulare e chiama "Salve, potrebbe mandare un taxi all'aeroporto centrale di Sydney? Grazie"

"Se non lo dicevi che era Sydney andava in Svizzera!" lo prendo in giro.

Il taxi finalmente arriva e chiedo di portami prima in albergo dove ci lascio Mike e le valige e alla fine in ospedale. Ripercorro a memoria la strada verso la camera di Luke e saluto un paio di infermiere che ho conosciuto durante la settimana di pausa trascorsa a Sydney. Mi appoggio al vetro guardandolo, sembra un angelo e delle volte mi dico che sia meglio torni in paradiso, non ho il coraggio di entrare nella camera e non ci sono mai entrata. Mi sono sempre accontentata di vederlo da qui.

"Non avere paura, entra!" mi dice un ragazzo.

Mi volto di scatto e lo noto seduto sulle sedie di attesa, ha della leggera barbetta gli occhi chiarissimi e i capelli castano chiaro. È il ragazzo che è venuto qui quel giorno dopo di noi.

"Non so se ce la faccio, lui è qui per colpa mia" piango.

"Anche lei, se non avessimo litigato non avrebbe avuto quell'incidente. Anzi, non sarebbe proprio uscita di casa"  tira su col naso "Tu sei quella delle Killer Queen, mia sorella è fissata con voi"

"Mi fa piacere, quindi non c'è bisogno si presentarmi, sai già chi sono"

"Si, ma tu non sai chi sono io" ridacchia "Mi chiamo Louis"

Sorrido e mi rivolto verso la porta, entro o no?

"Secondo me dovresti entrare"

Prendo un lungo respiro e porto la mano sulla maniglia aprendola lentamente, mi volto indietro cercando conforto e il ragazzo mi incita ad entrare, entro e chiudo la porta alle mie spalle. Mi avvicino con cautela al letto come per paura di far rumore e quando gli sono vicina gli accarezzo i capelli stampandogli un bacio sulla fronte  mentre alcune lacrime solcano le mie guance. Faccio sfiorare i nostri nasi e gli afferro la mano, gelida, fingendo che non fossimo in questo luogo ma a casa a dormire mentre ci abbracciamo. Un singhiozzo lascia le mie labbra e altre lacrime scorrono veloci.

"Mi dispiace" sussurro fra le lacrime"È tutta colpa mia, Dio Luke ti amo e vorrei davvero che in questo momento tu apra i tuoi pozzi azzurri e mi dica la stessa cosa" tiro su con il naso "Ti prego, amore mio, svegliati!" piansi.

Presi ad accarezzargli la mano con dolcezza mentre con l'altra accarezzavo i suoi capelli. Un angelo, ecco cos'era, un angelo senza le ali costretto a vivere in un mondo dove, anche se non vuoi, sei costretto a compiere peccati e perdere la tua purezza. Questa è la sorte delle creature celesti cadute sulla terra, e lui era una di quelle. Gli bacio delicatamente la labbra come per paura di fargli male anche solo così, di fargli più male di ciò che gli ho già fatto, mi sento così incolpa. Le mie lacrime cadono sul suo viso e le asciugo subito. Vorrei solo che si svegliasse adesso e che mi dicesse un'altra volta che mi ama ma, purtroppo, non sarà così.

Nessun giorno diverso, ogni giorno in quell'ospedale e a registrare il nuovo album. Non ce la faccio più, così non si può andare avanti, sto impazzendo e devo anche badare a Susan che a breve si opererà alle corde vocali. Che merda. Josh mi è vicino, lui e il suo ragazzo, finalmente mi ha presantato il ragazzo che lo rende felice, anche se non mi aspettavo fosse gay, sono felicissima per loro. In ospedale poi c'è sempre Louis, mi ha detto che per la laurea della sua ragazza erano venuti qui a Sydney e che aveva intenzione di sposarla, solo che hanno discusso e lei se n'è andata con la macchina e ha avuto l'incidente. Mi dispiace un sacco perché mi è molto simpatico Louis e poi lo capisco benissimo, siamo nella stessa barca in un mare di merda, nel vero senso della parola.

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