Día tres.

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30-08-17.

Il terzo giorno dal suo ricovero mi svegliai di buon umore.
Non ero rimasto a dormire in ospedale, con lei voleva rimanere la madre per quella notte.

Presi la piccola cornice con la foto di me e Clara che avevo sempre tenuto sul comodino, poi, una volta fuori casa, raggiunsi un fioraio per comprare qualche fiore per rendere più colorata la stanza in cui Clara era costretta a passare le sue giornate. Cercai di ricordare lo strano nome di quel fiore che lei amava tanto, la gazania, color rosa tenue.

Mentre camminavo in direzione dell'ospedale, ricordai che probabilmente non era sola in quel momento, così mi fermai anche a comprare la colazione per i suoi genitori.

Quando entrai nella stanza un timido sorriso del padre mi accolse.
-Buongiorno. Vi ho portato qualcosa da mangiare. Se volete andare a riposare, rimango io qui.-
-Sei un tesoro, Marco. Grazie.- la madre mi abbracciò, per poi lasciarmi due baci sulle guance. -Ci vediamo più tardi, allora.-

-Buongiorno piccola.- dissi una volta solo, appoggiando sul bordo del letto un sacchetto di carta -Le ho portate anche per te le brioches al cioccolato, golosona.-
Le presi la mano e dopo qualche carezza sentii le sue dita muoversi al mio tocco.
-Clara!- urlai -Ti sei mossa, sei sveglia. Clara apri gli occhi!-

-Signore, che succede?- l'infermiera fece capolino dalla porta della stanza.
-Mi ha stretto la mano, si sta svegliando.- ma la sua espressione era totalmente diversa dalla mia, esaltata e speranzosa. Aveva quegli occhi di compassione che negli ultimi tre giorni tutti incrociavano con i miei, stanchi, tristi.
-Come ti chiami?- chiese mantenendo la tranquillità che io avevo ormai perso. Nella mia testa mi stavo strappando i capelli dalla disperazione, nella realtà avevo un groppo in gola, gli occhi rossi e gonfi e il cuore spezzato. Riuscii ad articolare il mio nome.
-Marco.- chiuse la porta, forse per garantire la privacy in quel momento delicato -Abbiamo già parlato con i genitori di Clara; ci saranno momenti come questo, sono movimenti involontari, non è lei a comandare i suoi muscoli. Per ora non ci sono segni particolari che ci facciano capire che si stia svegliando, ma stalle vicino, ne ha bisogno. Forse non ci crederai, ma lei ti sente, sa che sei qui con lei.- appoggiò una mano sulla mia spalla e quel tocco mi fece capire che mi era vicino in quel momento delicato.

Dopo essersi assicurata che mi fossi ripreso, mi lasciò ancora una volta da solo.
Devo parlarle di più, pensai. Se mi sentiva veramente dovevo spronarla a riprendersi. Le chiesi scusa per averla lasciata andare quel giorno sulle scogliere della mia città. Se non fosse finita in quel modo tra di noi, probabilmente, non si sarebbe ritrovata su quel letto d'ospedale.
-Sai, stiamo facendo gli allenamenti con la Nazionale per le qualificazioni ai mondiali e il mister mi farà scendere in campo dal primo minuto. Giochiamo il 2, contro l'Italia. Dovresti svegliarti, non puoi perdertela. Poi ci sono io, Cla. Potrei anche segnare e dedicarti un goal, anche se potresti prendertela nel caso battessimo la tua Nazionale. Ma sai cosa? Sarebbe divertente, perché mi piace farti arrabbiare, inizi sempre a prendermi a pugni pensando di farmi male, poi riesco a bloccarti contro il muro, o sul divano, e ti bacio.- asciugai l'ennesima lacrima e accennai un sorriso -Mi mancano i tuoi baci Clara.- le strinsi una mano, quello che avrei dovuto fare quel maledetto giorno, per tenerla con me.

Rimasi in silenzio, non so per quanto tempo, osservando il suo corpo immobile, pronto a scattare al minimo accenno di risveglio.
Mio padre e mio fratello entrarono nella stanza accennando un saluto con la testa.
-Hai gli allenamenti oggi?- chiese Igor.
Annuii per poi controllare che ore fossero. Spalancai gli occhi, rendendomi conto che ero in ritardo.
-Stiamo qui un po' noi.-
-Per qualsiasi cosa chiamatemi o mandatemi un messaggio. A dopo piccola.- le lasciai un bacio sulla guancia per poi scappare agli allenamenti.

Despierta - Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora