ISA
«Voglio aprire prima i miei.»
«Io ne ho di più!»
«Quello famoso sono io quindi tocca a me. Scarto e posto su Instagram.»
«Ma se pubblichi una foto una volta l'anno! Apriamo i miei!» Riprendo il mio ragazzo.
Ed eccoci qui. Abbiamo tutti superato da un pezzo i cinque anni, ma siamo seduti a gambe incrociate sotto l'albero, circondati da pacchetti con renne e stelle comete, a frignare come bambini su chi sarà il primo a scartare i proprio regali.
Cris decide di risolvere la diatriba proponendo una sfida a "Morra Cinese", ma Harry coglie la palla al balzo per contraddirla e propone "Pari o Dispari". Ormai mettere becco in tutto quello che dice mia sorella pare essere diventato il suo passatempo preferito. Naturalmente Filippo prende le difese di Cris, facendo notare che i due giochi hanno modalità di svolgimento molto simili. Alzo gli occhi al cielo e sghignazzo. Harry invece sbuffa mentre getta la spugna e accetta la sconfitta. È bellissimo guardarlo abbassare il capo, chiudere gli occhi e tirare un sospiro mentre il labbro inferiore sbuca fuori in un broncio che mi svuota la mente e mi fa agitare il cuore. Lo amo e queste piccole cose mi rendono pazza di lui ogni giorno di più.
«Va bene.» Pronuncia in segno di resa. Sorrido di nuovo. Lo sapevo! Mai mettersi contro una Bracchi, specialmente se si tratta di Cris. Guardo mia sorella esultare felice e appoggio una guancia sul ginocchio di Harry; sono tra le sue gambe, intenta a sgranocchiare i suoi fantastici omini di pan di zenzero. Ha davvero talento in cucina! Mi fa notare la mia coscienza. Nel frattempo Harry allunga le braccia verso di me, mi cinge la vita e mi attira a sé : la mia schiena contro il suo petto. «Ti amo.» Lo sento sussurrare tra i miei capelli e serro gli occhi per nascondere a me stessa e a lui i brividi che mi travolgono ogni volta che mi confessa il suo peccato più grande. Mi faccio premo contro di lui, a volte le parole non bastano a far capire a qualcuno quanto esse ci scavano dentro, nell'anima. Lo amo da morire anch'io e vivere con lui momenti così normali, mi fa credere che tra noi le cose potranno funzionare per molto, molto tempo ancora. Siamo pronti ad affrontare il mondo perché vogliamo farlo insieme.
«Chi inizia però?» Gioia, sdraiata sul divano insieme a Richard mi riporta alla realtà.
Sto per alzare la mano, quando la voce di mia zia mi blocca. «Isa, puoi raggiungerci un attimo?» Chiede, sbucando dalla cucina.
Sbuffo. Controvoglia abbandono le braccia di Harry, gli lascio un bacio sulla guancia e mi alzo. «Torno subito.» Mormoro tra uno schiocco di baci e l'altro. «Aspettatemi.» Continuo, rivolta verso l'intera comitiva, poi sparisco in cucina.
«Iniziate senza di lei, ci vorrà un po'.» Zia corregge il tiro della mia affermazione, lasciandomi interdetta.
«Beh? Cosa significa?» Chiedo incerta una volta chiusa la porta alle mie spalle. Le risate in salotto si fanno ovattate.
«Siediti.» Le uniche parole che sembra essere disposta ad elargirmi. Senza dire nulla faccio come mi viene ordinato. Prendo uno sgabello e mi sistemo a fianco al frigo per essere più comoda. «Dobbiamo parlarti.» Aggiunge poi. Il plurale utilizzato fa si che zio Nicola interrompa la pulizia del frigo e dirotti l'attenzione verso di noi. Lo vedo guardare la moglie spaventato mentre lei prova a tenere i muscoli facciali il più rilassati possibili, ma anche uno stupido noterebbe che ci sta riuscendo malissimo. Zio Nicola si toglie i guanti e, imitando zia Irene, prende uno sgabello dall'isola della cucina.
Ora siamo in cerchio, uno accanto all'altro. Non so per quale strana ragione, qualcosa nel mio stomaco si contrae e le orecchie fischiano. Tutto accade in un attimo, ma il tempo basta a far scendere su di me una grigia cappa d'ansia. L'angoscia di questa mattina torna a scorrermi nelle vene, più veloce e intensa. «Con quella faccia sembra che stiate per farmi la rivelazione dell'anno!» Maschero con il sarcasmo l'atmosfera contratta e spiacevole che si sta creando. Ci torturiamo tutti le mani, uniti da un turbamento comune che però nessuno decide di portare alla luce. Dovrei essere io quella terrorizzate dalle loro facce da funerale, almeno loro conoscono già il tema della conversazione, ma questo dettaglio pare non rassicurarli affatto. Che si tratti della telefonata misteriosa? Un eco lontano, intrappolato dall'ansia e dall'inquietudine che serpeggiano in me, porta a galla i pensieri del mio subconscio. Che la mia coscienza abbia colto nel segno oppure no, qualsiasi cosa stia per venir detta non sarà nulla di piacevole.
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Fanfiction- REVELATIONS SEQUEL - Cinque mesi dopo. Isa lavora al New York Journal e se professionalmente parlando sembra quasi una donna in carriera, sul campo sentimentale il suo piano di ricominciare è alquanto bizzarro e mette a dura prova la pazienza di S...