Capitolo 29

909 69 37
                                    

E l'amore guardò il tempo e rise perché sapeva di non averne bisogno. Finse di morire per un giorno, e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare. Si addormentò in un angolo di cuore per un tempo che non esisteva. Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito, il tempo moriva e lui restava.

POESIE SPARSE – LUIGI PIRANDELLO

ISA

«Harry ...» Dico piano il suo nome, timorosa di potergli suscitare qualche strana reazione. Non mi sono mai trovata in una situazione simile con lui. Certo, quando mi chiamò quella sera a Londra, mentre ero con Kevin, Sophia e Liam al ristorante "Da Mario", era ubriaco, ma c'era pur sempre un telefono a dividerci. Quindi, l'unica vera volta in cui siamo stati faccia a faccia ed uno di noi aveva alzato il gomito, eravamo al Funky Buddha e quella con gli occhi rossi ero io.

«Isa?» Mi chiede o forse domanda a se stesso, non riesco a capirlo. Sembra quasi che impieghi qualche attimo per riconoscermi. Poi però il suo sguardo si fa strano e lo vedo scannerizzare la mia figura mentre allarga le narici per prendere un bel respiro.

Improvvisamente temo di avere le gambe troppo in mostra.

«Tutto bene?» Faccio per avvicinarmi, ma lui alza le mani.

«Ferma!» Grida. Mi blocco di sasso, spaventata. Seguo il suo sguardo, basso verso il pavimento e mi accorgo del disastro. La causa del rumore di poco fa : un bicchiere. «Scusami, io ... avevo sete ma questa fottuta testa continua a girare e ...»

«Tranquillo, faceva solo parte del servizio di bicchieri preferito di Sophia.» Commento, chinandomi per raccogliere i pezzi di vetro. Alzo un attimo il viso e gli sorrido per cercare di non far sembrare il piccolo incidente una cosa irrecuperabile. Per me non è nulla di importante, Sophia invece avrà certamente un attacco cardiaco quando scoprirà della sua atroce perdita.

«Sono un disastro.» Sbiascica, la voce impastata dall'alcol. Si mette le mani nei capelli e di colpo sembra più disperato di quanto dovrebbe, in fondo si tratta solo di un bicchiere.

Poso i cocci che stavo raccogliendo, di nuovo a terra e, sempre in ginocchio, striscio un po' più vicina a lui. «Non è vero che sei un disastro.» Prendo le sue mani, strette tra i suoi capelli e me le porto in grembo. Ne accarezzo il dorso, senza smettere però di guardarlo. Una luce, flebile ma profonda, sbuca dalle sue iridi verdi.

«Dici sul serio?» Le labbra si curvano leggermente verso l'alto quel tanto che basta a far spuntare un adorabile fossetta sulla guancia.

«Certo!» Esclamo. «E poi non saresti il primo sulla faccia della terra ad essere incasinato.» Gli faccio presente. «Tutti siamo un po' un disastro.» E sorridendo, porto una mano verso il suo naso dandogli un buffetto. In quel momento prendo coscienza di due cose : 1) prima che le lasciassi, le nostre mani si erano intrecciate e, senza che me ne accorgessi, aveva iniziato lui ad accarezzare le mie. 2) Dannazione! Perché gli ho dato un buffetto sul naso?! Non ha tre anni!

Presa dalla vergogna mi allontano di qualche centimetro e riprendo a svolgere, in maniera certosina, il mio lavoro con i pezzi di vetro.

«Posso aiutarti?» Mi chiede all'improvviso.

«No, faccio da sola, grazie. Tu non ti reggi neanche in piedi.»

«Hai ragione.» E con questa frase restiamo ognuno nel silenzio dell'altro, tutto il tempo che io impiego a raccogliere ogni singolo frammento del bicchiere e a buttarlo nella spazzatura. Poi mi liscio le mani sul vestito e torno vicino ad Harry.

«Dai che ti accompagno sul divano.» Dico, provando a mettergli le mani sotto le braccia per alzarlo.

«Ottima idea, mi si sta congelando il culo qui.» Esclama. Resto sbigottita dalla sua affermazione. Solo da ubriaco può uscirsene con una frase simile!  Mi fa notare il mio subconscio.

AnswersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora