capitolo 1

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Il primo giorno d'estate, è sempre il più duro da metabolizzare. Per quanto la si possa desiderare durante tutto il corso dell'anno scolastico, il primo giorno di riposo ci si alza alle sette pensando sia ora di correre a scuola e non si realizza di essere in un letto con il nulla più totale da fare.

Mi alzo, giro la testa a destra e vedo mia sorella dormire. Giro la testa a sinistra e vedo il letto di mio fratello vuoto. I casi sono due, o è andato via presto, oppure, molto probabilmente, a casa proprio non ci è arrivato.

La mattinata scorre lenta, senza niente da fare ci si annoia sempre un po'. Ultimamente sono nervosa, dunque il tempo passa ancora più lentamente. Il rapporto con quello che dovrebbe essere il mio ragazzo peggiora di giorno in giorno e la cosa si sta facendo troppo pesante.

Il pomeriggio lo impiego in giro per la città, com'è di routin fare il giorno dopo la fine della scuola.

Affiancata alla vetrina di Zara vedo Isabel. Ricordo di quando eravamo tutto, insieme, eravamo insieme e dunque eravamo tutto, ci completavamo, in un modo o nell'altro. Ora la vorrei tanto stringere. Cerco di avvicinarmi, senza farle capire che sto andando da lei, come per non darle troppa importanza, anche se alla fine si capisce che ne dò e pure troppa, però quando sono a circa quattro passi da lei, quando già sento il sui profumo e percepisco la sua agitazione post anno scolastico, si avvicinano tre ragazze, sconosciute, mai viste. Sconvolta mi allontano. Sono vestite bene, loro. Tutte con i Jeans, Isabel con una straordinaria canotta a righe blu e bianche (molto stile Louis Tomlinson), una con una maglietta rossa scollata a "V", una con una polo nera e una con una felpa grigia. Due con gli stivali e una e Isabel con le Vans.

Sinceramente le guardo e mi sento un poco pezzente. Sono tutte vestite e truccate così bene. Io indosso Jeans, dell'anno scorso per di più e una maglia comprata l'altro giorno all'OVS in occasione dei saldi. Trucco zero.

Fantasticamente sorpresa, mi rendo conto che il mio ragazzo è seduto su una panchina con una, chiaramente macrocefala, bionda, con gli occhi azzurri. La domanda è: CHI SAREBBE LA TIPA CHE STA AFFIANCO (mi correggo, pure mano nella mano) AL MIO RAGAZZO?

Con aria abbastanza alterata mi avvicino, lo fisso e comincio a sputargli in faccia improperi che non ricordo di aver mai detto a nessuno. Devo dire che non sto male, effettivamente ormai erano giorni che litigavamo, dunque ero preparata psicologicamente a sentirmi cervo.

<<Lasciami spiegare ti prego>>

<<Spiegalo a LEI piuttosto che io sono la TUA ragazza>>

La faccia della bionda era decisamente sconvolta, sembrava non capire, il suo unico neurone faticava a collegarsi.

<<Ti prego, calmati>> mentre parlava (meglio, implorava) gli si vedevano le mani tremare, e diventava sempre più pallido in faccia. Io, sinceramente, non pensavo nemmeno lontanamente a calmare il mio animo.

La bionda non proferiva parola. Il neurone ancora non si era attivato.

Dunque prendo e me ne vado. Continuo la mia camminata lasciando col sedere sulla panchina il cretino e la mononeurone (esiste come parola "mononeurone" nel vocabolario italiano?)

Pensandoci bene mi viene una voglia matta di tornare indietro e chiedere come si chiama, dove vive, da quanto tempo stanno insieme, se sa di me. Cammino senza pensare a dove sto andando e una volta arrivata davanti a Kiko, alzo lo sguardo e mi accorgo di star piangendo.

BENE. BENISSIMO. FAVOLOSO.

Torno a casa di corsa. Mi sento male. Ho una voglia matta di lasciare tutto e tutti, scappare, da qualche parte, dove nessuno mi possa trovare. Un'isola deserta. Vivere io e il mio babbuino domestico in una capanna fatta di canne di bambù e mangiare e bere cocco, cocco, solo cocco.

I giorni passano di fretta, troppo velocemente. Troppo. Io faccio fatica a digerire la storia con la "mono neurone". Anche perchè da quel giorno mi sono chiusa decisamente molto (forse troppo) in me stessa. Parlo/frequento poche persone. Le mie migliori amiche, il mio amico omosessuale e il mio coniglio.

Urla il nostro nome sopra le ondeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora