capitolo 10

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Faccio in tempo ad arrivare davanti al cancello di casa, che già c'è sulla porta mia madre che mi aspetta. Ha uno sguardo preoccupato e subito dopo la raggiunge mia sorella, in braccio a mio fratello.Entro, e mi butto sul divano, le gambe non mi reggono più, ho talmente fame che non mi sembra nemmeno di avercela.

<<Come sta?>> rompe il silenzio mia madre.

Andy mette giù Gio, ed entrambi si siedono accanto a me. Io non ho la forza di rispondere alla domanda della mamma e lei lo capisce aggiungendo poco dopo: <<Ho fatto la pasta che piace tanto a te, la metto giù, fra poco è pronto>>.

Gio si alza, io rimango immobile a fissare la gamba del tavolo, Andy mi prende la mano, mi alza e mi porta in camera. Striscio i piedi sul marmo lucido e mi gira la testa.

<<Diana, come sta tu?>>

Scoppio a piangere e mi butto nelle sue braccia, proprio come facevo quando succedeva qualcosa da piccolina e sento il suo profumo da maggiorenne, il profumo della pelle di Jacopo. Ho la distruzione addosso.

<<Lui si riprenderà, io lo so che si riprenderà>> dico singhiozzando.

Andy annuisce con la testa e mi stringe al suo petto accarezzandomi i capelli, poi sento la voce di mamma che ci chiama per mangiare e andiamo di là.

Sono seduta al tavolo, fisso questo piatto pieno, che per la mia testa sembra non voglia essere mangiato. Si sente il lieve ticchettio della chiave nella serrutarua della porta blindata ed entra papà che prima di sedersi a tavola con noi mi dà un bacio sulla fronte. Incominciano a mangiare. Io no. <<Perchè non mangi?>> chiede Gio con voce innocente. <<Adesso mangia Gio, tranquilla>> risponde la mamma. Mi faccio forza, mentre nella sala da pranzo regna il silenzio, disturbato dal rumore delle posate, io prendo la mia forchetta e comincio a mangiare, piano piano, fino ad arrivare a finire il piatto. Mi sento stanca. Mo sdraio sul divano, con l'intento di starci pochi minuti per poi andare all'ospedale alle tre, però, subito dopo mi addormento.

Mi sveglio che sono le sette. Mi butto giù pensando fosse ancora pomeriggio e quando capisco che ormai è tardi per la visita pomeridiana, decido di passare la notte con lui. Prendo il cellulare dalla tasca dei Jeans e chiamo la sorella di Jack.

<<Ehi, Diana!>> risponde con voce sofferente e stanca

<<Scusa il disturbo, oggi pomeriggio mi sono addormentata e non ho fatto in tempo ad andare da Jack, vado questa notte, la passo io con lui, così tu ti riposi tranquillamente.>>

Lei ringrazia e mette giù. Appena metto giù anche io, mi accorgo di avere un messaggio del mio ex:

"Diana, ciao, questa sera, alle otto, al parco comunale. Ti prego, pochi minuti. Grazie."

Non ho più la forza di litigare e di dirgli di no. Vado in camera, mi cambio velocemente, con qualcosa di comodo e prendo il primo taxi che passa davanti a casa mia. In pochi minuti sono al parco, lo vedo sulla panchina e senza esitare mi avvicino.

E' vestito bene, pettinato bene, sembrerebbe quasi un bravo ragazzo.

Mi siedo.

Urla il nostro nome sopra le ondeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora