capitolo 4

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La serata è passata così, senza un vero scopo. Abbiamo cenato in un ristorante di pesce sulla spiaggia, a pochi passi dal nostro hotel. Devo ammettere che ora ho il terrore  di affrontare un'altra giornata. Mi tremano le gambe all'idea di scendere a fare colazione. Mio fratello Andy è già andato, ama andare a correre al mattino presto. Mia sorella Gio è qui affianco a me, che riposa tranquilla. Vedo sulla sua pelle, percepisco nel suo respiro, la tranquillità di una bambina di cinque anni senza problemi. Mia madre e mio padre sono già in piedi da un pezzo. Si sono svegliati alle sette e mezza, svegliando anche me. Mia sorella la svegliano alle otto e mezza. Uno dei prossimi argomenti di discussione da trattare durante una riunione famigliare sarà proprio questo: per quale strana ragione volete che mi svegli con voi all'alba, mentre a mia sorella permettete di riposare beata fino a dieci minuti prima di scendere? Me lo sono sempre chiesta.

Dopo due minui qualcuno bussa alla porta.

<<Chi è?>>

<<sono la receptionist, ci sono dei fiori per la signorina Carter>>

Fiori? Scherziamo? Dei fiori per me ? In circa cinque secondi mi passano in mente tremila domande assurde, del tipo: "di chi sono?" "come hanno saputo la stanza" "sarà mica uno scherzo di mio fratello?" "che fiori sono?" "quanti sono?" "siamo sicuri che siano per me?". Mi rendo subito conto che, forse, se aprissi la porta potrei trovare le risposte a tutte le domande banali che continuano a tempestarmi la testa . Allora apro.

Dunque: sono di Jacopo, la stanza l'ha chiesta giù alla reception, mio fratello non ne sapeva niente, sono rose, quindici rose rosse, si, sono davvero per me.Quel ragazzo è semplicemente favoloso. Come diavolo ha fatto a saper che erano i miei fiori preferiti?

Scendo per far la colazione, non lo vedo nella sala. Mi tranquillizzo, cerco di tardare il più possibile la mia tachicardia. Lo so, però, che mi toccherà vederlo, prima o poi.

Finita la colazione, non ho voglia PER NIENTE di andare in spiaggia e trovarmelo lì, lì. Che gli dico?

Basta con le paranoie. Sono donna. Sono superiore. Sono più coraggiosa, decisamente più dei maschi. Scendo, e lo vedo lì. Ancora prima di calpestare la sabbia fine scaldata dal sole, lo vedo sdraiato sotto il suo ombrellone, che da questa prospettiva pare decisamente più vicino al mio della realtà. Mi avvicino.

Urla il nostro nome sopra le ondeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora