Scontro pt 2

371 20 1
                                    

Anastasia

Le parole di Eric mi riecheggiano in testa facendomi tremare di paura.
Il piano di Thomas è perfetto, curato nei minimi dettagli. Un piano sofisticato che non lascia alcuna scappatoia a me ed Eric.
- Tori è li dentro ! - quasi urla Omar con voce velata di panico mentre prova inutilmente ad aprire le pesanti porte - Dobbiamo farli uscire ! - continua il suo assalto non muovendo di un millimetro il metallo.
Sposto lo sguardo su Eric che cammina in disparte avanti e indietro con evidente aria pensierosa.
All'ennesimo urlo e tentativo di Omar di aprire le porte sembra scuotersi e, con passo deciso si avvicina al padre ancora intento a provare ad aprire le porte.
- Omar - lo chiama con voce rauca dalla tensione ma l'altro sembra non sentirlo e troppo intento a provare di salvare Tori e il bambino.
- Omar - lo chiama di nuovo Eric con più precisione ottenendo però la stessa reazione.
Con frustrazione afferra la spalla del padre e lo obbliga a voltarsi - Non è il momento di perdere la calma - lo rimprovera - Sai quanto me che è impossibile aprire le porte blindate della mensa - 
- Ma dobbiamo aiutarli ! - continua a protestare l'altro
- La dissinescheremo - promette Eric con tono deciso - Io ucciderò quel figlio di puttana - conclude allontanandosi dal padre per prendermi la mano e attirarmi più vicina a se.
- Vengo con voi - conclude allontanandosi dalla porta e avviandosi al tetto.
Eric si volta verso di me - Pronta ? - chiede, mi limito ad annuire e stringergli la mano.   
Eric

Guardo la porta che mi separa da quella che potrebbe essere la fine, non ho paura di quel pazzo ma se prova a farle del male non mi farò problemi a mettermi in mezzo, anche a costo di prendermi un proiettile in testa.
Mi volto verso Omar, lui sa cos'ho in mente, sa che morirei per lei. Ci scambiamo un lungo sguardo, uno di quelli che vale più di mille parole, mi sorride leggermente prima di distogliere lo sguardo .
Mi volto verso Ana, ha paura e non posso biasimarla, si è trovata già troppe volte in questa situazione a causa mia. Perché infondo è colpa mia.
Se non avessi tradito la fiducia di Joshua lui non avrebbe mai ucciso i leader, io non l'avrei dovuta lasciare e lui non l'avrebbe rapita e se, quel maledetto giorno avessi ucciso Thomas lui ora non sarebbe qui.
Mi avvicino guardandola
< Stammi vicino > le raccomando, annuisce < Lascia parlare me e se le cose si mettono male scappa >
< Io non ti lascio li > ribatte allontanandosi
< Non devi pensare a me > la rimprovero < Non sono lucido se so che tu sei in pericolo e se non sono lucido non posso combattere >
< Ma ti potrei aiutare! > esclama
< Mi aiuti mettendoti al sicuro > fa per ribattere < Se dici anche solo un altra parola ti lascio qui con Omar > la minaccio
< Non puoi, ci vuole entrambi >
< Non me ne frega un cazzo di ciò che vuole lui > ringhio infastidito, mi guada male ma non ribatte, lancio un ultimo sguardo ad Omar che ci guarda divertito ma al contempo preoccupato.
< Tieniti pronto > annuisce, prendo un respiro profondo ed entro seguito dal lei.

Thomas è lì, di spalle sul cornicione che da sulla strada.
Nonostante si sia certamente accorto di noi non accenna a girarsi
- Vi stavo aspettando - annuncia teatralmente restando in mobile
- Siamo qui, ora dacci il detonatore - dico cercando di non lasciar trapassare l'urgenza nella voce.
Finalmente si volta e mi osserva con sguardo assente ma incredibilmente inquietante.
- Vi stavo aspettando - ripete sorridendo ebete vacillando leggermente sul cornicione.
- Cosa vuoi da noi Thomas ? - dice lei uscendo da dietro alle mie spalle
- Anastasia ! - esclama scendendo con un salto e vacillando.
Mentre si avvicina rischia più volte di cadere, quando è ormai a pochi passi da noi alza con evidente fatica il braccio puntandoci contro una pistola; facendolo rivela uno squarcio che va da sotto l'ascella fino al fianco, dalla ferita scorga una notevole quantità di sangue.
L'afferro per un braccio e la trascino di nuovo dietro le mie spalle.
- Disinnesca la bomba e vattene finché sei ancora vivo - lo minacciò, passano infiniti minuti di silenzio prima che la sua isterica risata spezzi la calma.
- E chi mi ucciderebbe ? Tu ? - domanda muovendosi troppo bruscamente e provocandosi un forte dolore che manifesta con un gemito e un inconfondibile smorfia di dolore sul viso.
- Nelle tue condizioni se non sarò io a farlo morirai di dissanguamento - si porta subito una mano alla ferita macchiandola così di rosso scarlatto.
- Se ricordi ti ho già battuto quando eri in splendida forma, non avrò problemi nel farlo ora ferito e, a mio parere, quasi in punto di morte - continuai capendo che le mie parole stavano iniziando a far effetto, insinuando la paura nella sua mente.
- Puoi uscirne vivo - gli porgo la mano col palmo rivolto verso l'alto - Dammi la pistola e disinnesca la bomba - ripropongo sperando che accetti la proposta evitando così che Ana mi vedi, per l'ennesima volta, uccidere qualcuno.
- Se mi uccidi... - viene violentemente scosso da un colpo di tosse - ...lei muore con me - dicendolo sposta la canna della pistola da me ad Ana - Se vedo un passo falso gli sparo in testa - minaccia togliendo la sicura e mettendo il dito sul grilletto.
- Fermo ! - gli intimo - Lasciala fuori da tutta questa storia, ti propongo un accordo - mi volto a guardarla sembra tesa - Un compromesso - mi fa segno di parlare.
Se è furbo non accetterà ma, se come penso io, vuole mettersi in mostra lo farà senza batter ciglio.
- Un combattimento a mani nude - spiego e, davanti alla sua espressione disinteressata, aggiungo - Fino all'ultimo sangue - gli si illumina subito lo sguardo evidentemente elettrizzato - Chi resta in vita a lei - la indico con un cenno del capo, da quando ho iniziato a blaterare non mi ha mai staccato gli occhi di dosso.
- Ci sto - acconsente - Butta l'arma dal tetto - mi ordina non spostando mai il mirino da Anastasia - Io farò lo stesso non appena sarai disarmato - aggiunge davanti al mio scetticismo
- Chi mi assicura che non mi sparerai alle spalle ? -
- Anastasia - risponde con ovvietà - Lei ti dirà se oso spostare la canna della pistola dalla sua testa - lancio un veloce sguardo alla mia ragazza che annuisce tesa come una corda di violino.
Mi chiedo se sia preoccupata per la sua di vita o per la mi.
Mi avvicino al tetto lascio cadere l'arma oltre la balaustra, improvvisamente si sente uno sparo seguito da un urlo.
Mi volto e poi il nulla...  

Only We  Where stories live. Discover now