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Solo dopo qualche minuto realizzai...
Erano i miei genitori, ne ero sicura e infatti dopo qualche minuto arrivò una chiamata a Erik, che con calma rispose.
Appena finita la telefonata, portò Anne, Emma e i ragazzi in hotel e poi si diresse subito vero l'ospedale.
Arrivammo e ci fecero andare in sala d'attesa dove ci restammo per qualche ora, non sapevo nulla di quello che stava succedendo ai miei genitori.
In quel momento non so cosa provavo, sinceramente non provavo più nessuna emozione, era complicato.
Mi feci un sacco di domande,
Cos'avrei fatto se loro non ci fossero più stati?
Perché proprio quando le cose si sistemano, tutto crolla di nuovo?
Perché?
Non sapevo rispondere a nessuna delle tante.
Ero immersa nei miei pensieri quando un dottore venne dentro e ci chiamò.
"I suoi genitori non sono ancora stabili, stiamo facendo di tutto ma probabilmente non ce la faranno... mi dispiace molto"
"Non si preoccupi, posso aspettare qui?"
chiesi molto tranquillamente
"Ma certo"
"Io però devo andare via Fra, non puoi restare sola, vieni con me"
disse Erik
"Stia tranquillo, qui non succederà nulla, per qualunque cosa può chiamarmi, mi prenderò io cura di lei."
"Allora perfetto, ci vediamo dopo"
disse Erik, dandomi un bacio sulla fronte.

Restai sola a pensare per ore, troppe ore.
Passai la notte in bianco sulla sedia della sala d'aspetto.
Erik mi aveva scritto che non sarebbe venuto per sta notte e mi sarebbe passato a prendere in mattinata.
Il dottore, non venne mai, stava facendo il possibile per salvarli.

Era orami mattina presto e stavo per andare a fare un giro per l'ospedale quando arrivò il dottore.
"Buongiorno..."
disse abbassando la testa e sedendosi vicino a me.
Avevo già capito cosa doveva dormi.
"So cosa deve dirmi, non importa, va bene così.
Avete fatto il possibile e ve ne sono grata."
"Mi dispiace..."
lo guardai, gli misi una mano sulla spalla e con le lacrime agli occhi sorrisi.
Mi alzai, andai verso la porta e prima di uscire mi girai e lo salutai con la mano, senza dire una parola.
Chiamai Erik e gli chiesi di venirmi a prendere.

Stavo aspettando sotto la pioggia, piangendo.
Erano pur sempre i miei genitori e anche se non c'erano mai gli volevo bene, però l'avrei superato, avevo solo paura di cosa sarebbe successo.
Finalmente arrivarono tutti, salii in macchina senza togliere il cappuccio, misi le cuffie e mi rannicchiai guardando fuori dal finestrino, fino ad addormentarmi.

Mi svegliai di scatto, ma ero in un letto, allora mi guardai attorno confusa e mi alzai.
"Buongiorno"
mi spaventai e feci cadere il telefono per terra
"Tu sei pazzo Mac"
dissi raccogliendo il telefono e lanciandogli un cuscino.
"Si ma calma ahaha, non volevo spaventarti"
"Ma ci manca"
rise alla mia risposta e si avvicinò, postando il cuscino.
"Come stai?"
"Bene"
"Come stai?"
"Ti ho detto bene"
"Come stai?"
"Ancora uff"
"Come stai?"
"Continuerai a chiedermelo per molto?"
"Come stai?"
"Vado avanti"
"Ci voleva tanto a dire la verità? Vieni qui va"
mi abbracciò.
Restammo lì per un po' e poi ci alzammo.

Eravamo a casa, eravamo tornati e io non me n'ero nemmeno accorta.
Siamo scesi in salotto ed erano tutti seduti a fare colazione, entrai e mi vennero in contro.
"Eiei, lo supererò, ma una domanda
Cosa farò adesso?"

Erano passate due settimane da quella domanda e io non avevo ancora ricevuto una risposta.
Insomma in queste settimane posso dire che sono successe un sacco di cose.
Ho passato la maggior parte del tempo con la famiglia Gunnarsen e oramai era diventata la mia nuova casa, mi trattavano con se fossi una figlia e mi davano un sacco di attenzioni anche se non ne ero abituata.
Quando non ero con loro tornavo a casa.
I cani non c'erano più e le poche cose che rimanevano erano vecchie foto impolverate.
Avevo buttato tutto, non volevo ricordare più nulla e ci stavo riuscendo.
Poi da quando i ragazzi sono tornati a scuola, io non ce la facevo ancora, Mac non mi parlava più e mi faceva stare male ma lo dovevo accettare.

Oggi era il primo giorno che tornavo a scuola e sinceramente non ero ancora pronta.
Appena arrivata Mei mi saltò addosso abbracciandomi mentre Bryan mi fece fare un giro in aria.
Vidi Tinus venirmi incontro per poi abbracciarmi e prendermi in braccio e Mac che guardava ma restava impassibile.
Sinceramente mi manca.
Mi manca tutto di lui, ogni singola cosa, però non posso obbligarlo a tornare da me anche se ne ho bisogno.
Passarono le prime due ore e avevo scoperto che tutti sapevano la mia storia, non so come ma era così.
Non mi prendevano più tanto in giro e alcuni vennero pure a chiedermi come stavo, che se avevo bisogno di qualcosa bastava chiedere, era tutto così strano.
Arrivò paura pranzo ed ero con Tinus, Bryan e Mei al tavolo, rannicchiata sulla panchina e vicino c'era tutto il gruppo di Mac.
"Oh ma guardate chi è tornata"
disse all'improvviso un ragazzo che non avevo mai visto prima.
"Tu saresti?"
dissi senza guardarlo e il ragazzo si alzò dal tavolo vicino e si avvicinò pian piano.
"No Fra, piano a quello che dici ti prego, non voglio che ti succeda nulla"
"Si, ha ragione Mei, attenta"
"Ma perché, chi è questo adesso?"
"No, lui non la tocca"
disse per concludere Tinus.
"Io sono Jack"
disse porgendomi la mano.
"Ciao"
dissi senza nemmeno guardarlo in faccia.
"Ah cattiva la ragazza"
Non mi piaceva il tono che stava usando, non mi piaceva proprio lui di persona e tutto quello che era successo mi aveva aiutata ad imparare a farmi rispettare.
Non cercavo liti o altro volevo solo essere lasciata in pace, perciò presi lo zaino, mi alzai senza guardarlo e andai verso la palestra dove si sarebbero svolte le prossime ore.
"Voi venite ?"
dissi prima di passare il tavolo a Tinus, Mei e Bryan.
Loro si alzarono con mezzo sorriso e mi raggiunsero così ci dirigemmo verso la palestra.
"Fra ti sei messa nei guai..."
mi disse Mei prima di entrare negli spogliatoi.
"Oramai sono pronta a tutto"

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spero vi piacciaaa
grazie per aver letto❤️

Remind Me to Forget ~Marcus Gunnarsen~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora