16 - and burbled as it came!

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- Voi lo sapevate, vero? -

Era stato Hajime a porre ai due quella domanda qualche ora prima, mentre si stavano dirigendo verso la casa di Unicorn e Lion, dopo essere stati al carcere.

I due avevano annuito leggermente.
D'altronde, considerando che avevano avuto accanto Megumi per tutti quegli anni, sarebbe stato strano il contrario, ovvero se non l'avessero riconosciuta.

- Ve l'ha detto lei di mantenere il segreto? -

In un primo momento Ren e Takeshi erano stati pronti a rispondere di sì, ma poi si erano resi conto di una cosa: in realtà Megumi non aveva mai detto loro nulla del genere.
Non li aveva supplicati di mantenere il segreto o convinti del fatto che sarebbe stato divertente aspettare e vedere se gli altri sarebbero stati capaci di capire da soli chi fosse lei.

Non aveva detto proprio nulla.

L'unica volta in cui aveva parlato con loro mentre gli altri non c'erano, era stata la mattina prima, quando era entrata nella loro stanza e aveva consegnato al Dodo dei medicinali che aveva rubato dall'infermeria durante la notte, chiedendogli di preparare dei sonniferi da poter usare per addormentare le guardie in vista della loro fuga di quella notte.

Ma effettivamente non aveva mai fatto accenni con loro riguardo la sua vera identità, nè loro le avevano mai detto esplicitamente che sapevano chi fosse.

Semplicemente avevano dato tutto per scontato.
Loro sapevano chi fosse lei e lei probabilmente doveva aver intuito che loro l'avessero riconosciuta.
Ma come un patto non scritto, nessuno dei tre aveva mai detto nulla, o fatto accenni alla questione.

Forse un po', almeno per quanto riguardava i due ragazzi, Ren in particolar modo, quel silenzio era stato dovuto alla loro volontà di ignorare il tutto.
Come se, finché qualcuno non fosse andato da lei e l'avesse chiamata chiaramente "Megumi", lei avrebbe continuato ad essere semplicemente "il Jabberwocky", un diciannovenne affetto da disturbo schizofreniforme che non aveva alcun tipo di legame con nessuno di loro.

Fatto sta che ormai qualcuno l'aveva davvero chiamata "Megumi", e nel momento in cui era accaduto, la ragazza aveva smesso di essere semplicemente il Jabberwocky. Per cui la cosa non sarebbe più potuta essere ignorata così facilmente.

- Allora? -

Aveva insistito il Cheshire Cat, dato che entrambi continuavano a rimanere in silenzio.

A quel punto il Dodo e il Gryphon si erano voltati verso di lui e avevano alzato le spalle, non sapendo davvero cosa dire.

Ma benchè questa specie di conversazione fosse avvenuta ben due ore prima, loro ancora ci stavano pensando, uno dei due in particolar modo.

- Ren... -

Bisbigliò Takeshi allungando una mano per picchiettare sulla spalla del ragazzo, sdraiato nel sacco a pelo di fianco al suo, girato sul fianco sinistro in modo tale da dargli le spalle.

Si trovavano nel soggiorno situato subito oltre l'ingresso, benchè al momento sembrasse più un accampamento che altro, visti tutti i sacchi a pelo, le coperte e i futon sparsi in giro, sui quali chiaramente dormivano altrettante persone.
Gli unici ad aver trovato una sistemazione davvero accettabile lì erano Sora e Usaro, sdraiati spalla a spalla sull'unico divano della casa.

Ed era proprio perchè erano circondati di gente che il Dodo aveva parlato così a bassa voce, peccato solo che così facendo neanche il Gryphon fosse riuscito a sentirlo.

Così il ragazzo provò a picchiettargli nuovamente la spalla, corrucciando la fronte per plesso nel non ricevere alcuna reazione.
Soprattutto perchè pensava che l'altro fosse ancora sveglio.

- Ren... - Chiamò nuovamente, guardandosi poi intorno per accertarsi di non aver svegliato nessuno. - Ren, lo so che sei sveglio. -

In realtà ormai non ne era più così sicuro, ma in caso l'altro stesse davvero solo fingendo di dormire, di sicuro nel sentire una cosa del genere avrebbe reagito in qualche modo.

E invece no.

- Ci stai ancora pensando, vero? A Megumi, intendo... -

Per un istante le spalle e il capo di Ren ebbero un fremito e, per quanto questo fosse stato rapido e leggero, al corvino non sfuggì affatto.
Come sospettava, era altamente probabile che l'altro fosse ancora sveglio.

- Ren, guarda che non hai proprio nulla di cui preoccuparti. Te lo assicuro. Solo perchè è tornata, non significa che... -

Ma a quel punto Shinzou, sdraiata su un futon lì vicino, mugulò leggermente nel sonno e si agitò, aprendo per un istante gli occhi, così il ragazzo ammutolì e si irrigidì finchè non fu certo che la bambina fosse tornata a dormire.

- Ren... - Provò nuovamente in un sussurro, ma un po' perchè temeva di poter svegliare qualcun'altro e un po' perchè Ren continuava imperterrito con la sua recita (perchè ormai ne era certo che stesse solo facendo finta di stare dormendo), alla fine Takeshi si arrese e chiuse gli occhi per mettersi a dormire. - ...Buonanotte. -

E mentre accadeva questo, a solo due metri di distanza Sora, sdraiato sul divano, si agitava leggermente nel sonno, corrugando la fronte e scuotendo debolmente il capo.
Ma non perché, come Shinzou, fosse stato disturbato da Takeshi, ma semplicemente perchè era nel pieno di un sogno.
O forse sarebbe meglio dire "di una visione".

Un prato sterminato e ben curato, che si estendeva a perdita d'occhio.

Questo è ciò che il Caterpillar stava sognando in quel momento.

Il piacevole fruscio delle fronde degli alberi, agitate delicatamente da un venticello fresco e piacevole; un cielo sereno sul quale erano disseminate tante piccole nuvole bianche e grigie.; un lungo e rovinato sentiero di pietra; e poi i fiori, tanti, tantissimi fiori, a centinaia, anzi migliaia, di tutti i colori e di tutti i tipi.

Benchè stesse dormendo, il diciottenne quasi trattenne il fiato in quel momento.
Nel momento in cui realizzò che il suo sogno, in realtà era un incubo.

Perché tutti quei fiori che vedeva sparsi per l'immenso prato, non crescevano dal terreno, ma si trovavano in vasi o legati insieme con dei nastrini per formare dei mazzi ed erano tutti sistemati di fronte a piccole e liscie tavole di pietra, infilate verticalmente nel terreno.
Il bel prato pieno di fiori era un cimitero.
E c'era un piccolo gruppo di persone, tra le quali il ragazzo riconobbe subito Bill la Lucertola e la Mouse, in lacrime di fronte a una lapide.

Quel mattino il risveglio non fu dei più piacevoli.
Tutti coloro che quella notte avevano dormito a casa di Unicorn e Lion, si svegliarono di soprassalto a causa di un grido.
Qualcuno stava urlando a squarciagola una semplice frase, nulla di più di due brevi parole, ma le ripetè talmente tante volte che a un certo punto iniziarono quasi a perdere senso.
Ciò che stava urlando era:
"È morta".

The JabberwockyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora