revisionato
Bryce decise di andare a svegliare Jordan, mentre Claude ancora dormiva beato abbracciando il cuscino, convinto che fosse il suo ragazzo. Quella sera si erano addormentati abbracciati, sì, ma faceva veramente troppo caldo e Bryce aveva preferito dormire sul pavimento.
Si alzò quindi dal tappeto rosso su cui Jordan li aveva scoperti a bisticciare in modo piuttosto strano, minacciandosi a baci e... altro, cose che era meglio lasciare chiuse fra le mura della loro camera. Si ritrovò ad arrossire ripensando a quella scena e scosse la testa violentemente: lui era Bryce, il solito ragazzo freddo che non mostrava mai sentimenti. «Tranne che con me!» avrebbe urlato Claude col sorriso sulle labbra, se solo fosse stato sveglio e avesse imparato a leggergli i pensieri.
Sospirò e aprì la porta, mentre uno sbadiglio si impossessava delle sue labbra. Si diresse subito nella camera di Jordan e la aprì senza problemi. Era veramente troppo puro per fare qualsiasi cosa, come diceva sempre Xavier fin da quando erano bambini, quindi non si preoccupava di trovarlo in situazioni imbarazzanti per entrambi. Si ricordava che Xavier si perdeva sempre a guardarlo, in quei tempi, anche se poi diceva che era troppo fragile, che gli stava troppo appiccicato e che non lo lasciava respirare un secondo. Poi magari quando non lo considerava era incazzato per un giorno. Bryce non era mai riuscito a capirlo, ma col tempo aveva iniziato ad avere dei dubbi, che si erano definitivamente trasformati in certezze.
Il bianco abbassò lo sguardo sul letto e sorrise quando vide Jordan dormire abbracciando il suo cuscino dalla federa rosso acceso: i capelli verdi gli incorniciavano il viso, una ciocca gli era persino entrata nella bocca leggermente aperta, da cui usciva un rivolo di saliva che si riversava nella federa. Indossava solo un paio di pantaloni viola, mentre la maglietta bianca era per terra. Se la sarà tolta per il caldo, pensò Bryce.
Quest'ultimo andò a sedersi sulla sedia della scrivania disordinata accanto all'armadio (matite e pennarelli neri erano sparsi sulla superficie di legno) e fece per svegliare Jordan, quando notò un cassetto semi aperto dal quale spuntavano dei fogli. Lo aprì del tutto e vide che c'erano i disegni di Jordan. Erano un bel po' e Bryce si chiese dove avesse trovato il tempo per farli, dato che passava tutto il giorno - a parte quando lui e il suo fidanzato volevano stare da soli e lo liquidavano con qualche scusa - con loro. La notte, fu il primo pensiero di Bryce e capì anche perché Jordan la mattina non riuscisse a svegliarsi presto.
Prese i disegni e cominciò sfogliarli. Erano tutti bellissimi, fatti nei minimi particolari, ripassati con i pennarelli dalla punta sottile neri e colorati con le matite. Sebbene il colore fosse stato dato di fretta non diminuiva la bellezza delle linee eleganti, delicate e pure. I disegni raffiguravano le persone che abitavano nell'orfanotrofio o proprio situazioni che erano accadute davvero. Trovò persino il disegno della scena a cui aveva assistito Jordan la sera prima, nel quale aveva evidenziato la pastina accanto alla sedia. Non era ancora finito, perché doveva terminare di ripassare i contorni di Claude e colorarlo. Bryce notò che nell'angolo in alto a destra aveva fatto un cuoricino con la penna rossa e si ritrovò ad arrossire con un leggero sorriso che gli increspava le labbra.
Ma i disegni che lo incuriosirono furono quelli dopo. Il primo raffigurava sempre la scena della sera prima, solo che al posto di Bryce e Claude c'erano Jordan e Xavier e la pastina era misteriosamente scomparsa. Il disegno era colorato con molta fretta e quasi rabbia, come se in quel momento Jordan si stesse sfogando e alcune parti erano sfumate e spiegazzate. Stava piangendo, immaginò Bryce mordendosi il labbro inferiore. Gli altri raffiguravano gli occhi di Xavier. Erano fatti nei minimi particolari, anche se i colori cambiavano. In un disegno c'era persino del viola nei suoi occhi. Intorno ad essi Jordan aveva disegnato delle stelle.
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STARDUST, hiromido
Fanfictionᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ Gli occhi di Jordan erano come due stelle. Spesso allungava le mani al cielo come per cercare di afferrare due stelle che gli assomigliavano, per sentirlo meno lontano. Altre volte chiudeva gli occhi davanti al cielo notturno per cercare di...