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revisionato

Jordan era chiuso in camera dalla sera prima. Una volta tornato a casa si era subito messo a dormire e non si era mosso da sotto le coperte: non aveva le forze di alzarsi dal letto e fare finta che non fosse successo, fingere di stare bene quando dentro un dolore lo stava dilaniando, facendogli così perdere ogni fiducia che riponeva in se stesso, impedendogli di sentire anche il tocco caldo dei raggi del sole che splendeva fuori dalla sua stanza.

In quel momento Byron stava provando a parlargli, a chiedergli cosa c'era che non andava, ma il verde non voleva saperne di niente e di nessuno. Si era promesso che d'ora in avanti non gli sarebbe importato niente di Xavier, eppure in quel momento si stava chiudendo dentro se stesso e stava rivivendo ogni momento passato con lui.

Jordan camminava, o, meglio, saltellava per il corridoio dell'orfanotrofio con il sorriso sulle labbra. Indossava una felpa bianca e un paio di pantaloni lunghi della tuta, mentre ai piedi portava delle pantofole a forma di stella. Era molto felice perché quella mattina sarebbe arrivato loro padre a dargli un regalo per Natale e lui non vedeva l'ora di poterlo scattare e di abbracciare quell'uomo che, in pochi anni, era diventato tutto.

Scese le scale e raggiunse il salotto, quindi andò a sedersi accanto a Claude. «Cosa fai?» gli domandò e sporse la testa da sopra la spalla dell'amico.

«Sto provando a fare un disegno degli occhi di Bryce per regalarglielo dato che è Natale, ma non mi riesce bene» mormorò e sbuffò lasciando cadere accanto al foglio la matita. Si mise le mani sul viso e lo sfregò con rabbia e frustrazione.

Jordan prese la matita che aveva lasciato sul pavimento e la gomma. «Posso?» domandò e, quando Claude annuì, si mise all'opera. Cancellò una piccola sbavatura e ripassò le linee in modo migliore, senza però eliminare completamente il disegno, per lasciare comunque una sua impronta. Poi diede il foglio a Claude. «Il disegno è sempre il tuo, come me l'avevi dato, ho semplicemente migliorato le linee».

Il rosso strinse il foglio al proprio petto. «Jordan, sei un angelo! Grazie!» esclamò. «Ora lo coloro», poi si fermò e lo guardò con curiosità. «Tu non fai niente a Xavier?»

Jordan ci pensò un po' su, poi sorrise. «Ti dispiace se ti rubo l'idea?» domandò e Claude scosse la testa, per poi mettersi all'opera dimenticandosi completamente della presenza dell'altro.

Jordan corse di nuovo in camera sua, prese un foglio bianco e chiuse gli occhi spremendo il cervello per ricordare nei minimi dettagli quegli occhi che aveva osservato tante volte. Prese una matita e iniziò a tracciare linee chiare che lentamente prendevano forma. Ripassò i contorni degli occhi con un pennarello nero, poi afferrò tutte le tonalità di verde che aveva e iniziò a sfumare l'iride lasciando spazi bianchi per creare i riflessi (che marcò con della tempera bianca). Scrisse in fondo al foglio Buon Natale, Xavier! Con affetto, Jordan e corse da Claude.

«Claude!» urlò e lo trovò a parlare con Bryce. Vide che il mini-ghiacciolo aveva le guance leggermente arrossate - ma non era sicuro che fosse per il freddo - mentre teneva in mano un foglio: per la precisione il suo regalo, quel disegno che Claude aveva fatto con tanto amore. Quindi gliel'ha già dato!, pensò.

Claude si voltò e si alzò, per poi correre verso di lui. Prese in mano il foglio che Jordan gli stava porgendo e sgranò gli occhi. «Bryce, vieni qui!» esclamò e l'altro ragazzo li raggiunse con uno sguardo curioso. «Non è bellissimo?»

Bryce osservò attentamente il disegno in ogni suo minimo particolare, poi posò i suoi occhi freddi su Jordan osservandolo con compassione. Il verde non capì il motivo di quello sguardo. «È bellissimo, Jordan» disse. «Ora vai a darglielo, è fuori con Isabelle: stanno aspettando papà».

STARDUST, hiromidoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora