9. Ladri e Rito Emblem

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Personalmente non ho mai odiato una persona così tanto come sto odiando in questo momento Elliot. Il don Giovanni ci ha ospitato a casa sua: a Lucy ha dato la stanza più accogliente e invece la mia è attaccata -praticamente spiaccicata come una gomma sul marciapiede- affianco alla sua, e per mia grande 'fortuna' sta giocando ai videogiochi e sto sentendo tutto il baccano da circa un'ora.

Mi rigiro nel letto per la millesima volta ma la mia schiena ne risente peggio di prima, Elliot Emblem sarà guerra.

Mi sento come se avessi perso la mia colonna vertebrale, sapete il gobbo di Notre Dame? Ecco domattina io sarò anche peggio.

Sbuffando mi alzo da quel letto e decido di andare nella cucina per prendere un po' di latte.
Ho voglia di latte e biscotti e sono le quattro del mattino.

Dopo essermi quasi persa per non aver trovato le scale per scendere al pian terreno, mi ritrovo finalmente in una cucina.
Felicemente accendo la torcia del telefonino
-ecco sono capace di far casino anche solo se accendo la luce- ma per sbaglio mi scontro con qualcosa di duro o meglio qualcuno.
Cazzo e se è un ladro?
Con tutta la forza che ho in corpo gli tiro un pugno dietro la schiena, ma ovviamente mi faccio male io.

Il ladro si è appena accorto di me infatti quando si gira scoppia a ridere: Elliot.

«Oh ma andiamo non stavi giocando a quei videogiochi?» dico sbuffando e coccolandomi la mano con cui l'ho colpito.

«In verità ho smesso quaranta minuti fa.» dice facendo spallucce.

Che cosa?

«Si ma io sto sentendo una musichetta fastidiosa.»

«Oh sì, sto scaricando un gioco.»
Con un movimento veloce accende la luce della cucina, per poi sorridermi.
Che grande faccia da culo.

«Dovevi abbassare la voce, stavo cercando di dormire!» Stringo i pugni in vita e mi giro verso il frigorifero: voglio il latte, solo il latte può calmarmi.

«Se vuoi te lo riscaldo.» dice indicando il pentolino che sta sul piano da cucina.
«Anche io me lo stavo per fare.»

«Si dai.» dico passandogli il latte. «Grazie.»

«Non c'è di che.» dice sorridendo.

Lo guardo attentamente mentre mette il latte nel pentolino e poi delicatamente lo poggia sul piano della cucina e accende il fuoco.

Penso sia la cosa più intelligente che io gli abbia mai visto fare.
Non che voglia offenderlo ma oltre che stare su una moto e fare il Don Giovanni irritandomi, non mi ha dimostrato altro.

«Quindi sei spagnola.» si gira per guardarmi.

«Sì.»

«Beh spagnola...da voi si mette il cioccolato nel latte? No perché se no ti denuncio.» dice guardandomi serio per poi farmi scoppiare a ridere.

«In verità non si usa molto.» dico facendo spallucce, suscitando un suo sguardo omicida ma allo stesso tempo tenero. «Ma io lo amo.» continuo facendolo sorridere.

In effetti sì, io amo la cioccolata calda.

Si gira velocemente per aggiungere della polvere di cioccolato nel pentolino e dopo aver ben girato per far diventare il tutto denso spegne il gas e mette tutto in due grandi tazze.

Sto per prendere una tazza ma lui mi tira un piccolo schiaffetto sulla mano.

«Alt! Sei in America e qui c'è un rito da fare.»

Alzo le mani in segno di resa e seguo i suoi movimenti: apre uno scaffale in alto e prende una grande busta con dentro caramelle gommose bianche.

«Mashmallows.» dice canticchiando mentre agita la busta sotto i miei occhi.

Mette i mashmallows nelle tazze e poi si sposta verso il frigorifero.
«Cioccolata calda, mashmallows e—» crea l'attimo di suspense per poi prendere la panna e agitarla di nuovo sotto i miei occhi e infine metterla sopra il contenuto che è nelle tazze.

Sembra un bambino di otto anni che ha appena  visto delle tette che non siano quelle di sua madre.

«Devi berla tutta: è il rito.»  dice porgendomi la tazza.

«Non avevo mai sentito parlare di questo rito.»

«È il rito Emblem.» dice sorridendomi per poi fare cincin con le tazze.

«Ecco, adesso sei una vera americana.» dice facendomi ridere.

È quasi simpatico quando non è Elliot.

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