18. Siamo io e te adesso

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«Vedi che sono puntuale?»

Raggiungo velocemente Elliot che mi sta guardando con un sorriso a trentadue denti.

«Anna.» dice facendomi un cenno con la testa per poi passarmi il casco e farmi salire in sella.
«Tieniti forte a me, che cadi.»

«Questa scusa non mi è nuova.» dico girando gli occhi e mettendo le mani attaccate alla sella.
Ma velocemente si gira facendo scontrare i nostri occhi.

«Di solito funziona sempre.» dice provocandomi sia un fastidio allo stomaco che  un leggero rossore sulle guance, che il casco non fa vedere -fortunatamente-.

«Tieniti Anna.» ripete per poi sfrecciare via dalla scuola.

Mi stringo saldamente alla sua vita, fregandomene dell'orgoglio, e appoggiando il capo sulla sua schiena.
Il suo profumo fresco mi riempie le narici e per un attimo chiudo gli occhi godendomi il momento mentre corre per le stradine del New Jersey.

«Te l'ho detto che funziona sempre.» Si leva il casco per poi guardarmi e sorridermi.

Scendo velocemente senza soffermarmi troppo sui suoi grandi occhi bicolore e gli porgo il casco silenziosamente.
È strano trovarmi in queste situazioni, non ho mai avuto molti problemi nel comunicare quel che sento, ma con Elliot mi sento costantemente in imbarazzo.

«Hai perso la lingua Miss BonBon?»

Mi acciglio un attimo a guardarlo soffermandomi sul suo sorrisetto irritante. Quando capirò perché con lui mi sento sempre innervosita -o imbarazzata.- sarò vecchia e soffrirò di qualche malattia mentale, sempre per colpa sua, ovviamente.

«No testa di rapa, pensa ad aprire la porta e facciamo questo maledetto lavoro.»

«Sì, se tu apri altro.» alza e abbassa velocemente le sopracciglia per poi fare un balletto muovendo i fianchi.

«Hai più fianchi di Loren, incredibile, non pensavo fossi così femminile.» dico con finta voce angelica provocando una sua risata.

«Ho anche più culo.» dice facendomi ridere.

Sculetta fino alla porta per poi aprirla e con un inchino mi fa entrare. «Benvenuta a casa Emblem.» dice per poi chiudere la porta. «Ma tu già la conosci, no?»

Annuisco ricordandomi quella sera dopo la festa attraverso una serie di flashback,
fino alla mattinata, alla fotografia di quei due bambini ed Elliot che non mi parlava più.

«Anna mi stai ascoltando?»

Guardo Elliot rapidamente per poi parlare. «Saliamo?»

Mi annuisce e si fa spazio sulle scale per farmi passare.

«Non sei mai entrata in camera mia?» corruccia la fronte grattandosela di lato.

«No.»

«Non te ne pentirai.» dice dandomi un piccolo schiaffetto vicino il fondoschiena e correndo fino alla sua stanza.

«Ma sei stupido?»

Velocemente lo raggiungo e lo spingo fino a fargli aprire la porta.

«Aggressiva, mi piaci!»

Mi avvicino nuovamente a lui e con un gesto veloce cerco di buttarlo per terra ma si scaraventa sul letto con me sopra.
I nostri corpi sono praticamente spiaccicati e mi sento il cuore a mille.

«Hei Anna siamo io e te adesso.»

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