Katarina si accorse subito di quando giunsero a Città Alta.
I vicoli della città non odoravano più di piscio di cavallo e muffa e un tiepido sole, che solitamente a Edentor era oscurato dalle nubi, riscaldava la città illuminandola. Le strade di pietra fredda erano affollate dai piccoli commercianti, artigiani e dalla borghesia media che abitava la città. Tutti, dai vecchi ai bambini, indossavano abiti che Katarina aveva visto ad Edentor soltanto al Conte Brandcastle e alla sua famiglia e si chiese come potesse esserci un così grande divario tra le contee e la capitale.
Sporgendosi intanto dal finestrino si accorse di essere seguita e preceduta da tutte le altre carrozze che seguendo una strada o l'altra alla fine erano giunte tutte a Città Alta. I cavalieri trottavano intorno ai veicoli salutando il popolo e afferrando al volo qualche fiore che le fanciulle lanciavano loro insieme a sguardi languidi.
Katarina si chiese come potesse esserci qualcuno che acclamava i servetti di un simile tiranno. Forse lo facevano per devozione? Perché veramente quella gente accettava le sue idee? O forse per paura?
Edmund aveva gli stivali pieni di regali e Katarina rise del modo in cui ringraziava goffamente le spasimanti arrossendo ogni volta. Cercò inoltre con lo sguardo il generale Wagner ma, anche allora, non lo vide. Katarina voleva assolutamente sapere come stesse ma si rese conto che non era affar suo e che dopo quel viaggio lei e il generale non si sarebbero più rivisti, entrambi ritirandosi nelle rispettive vite.
-Non è meraviglioso?- esclamò Juliet sorridendo.
-Assolutamente! Non ricordavo che Città Alta fosse tanto bella!- convenne Violet non mostrandosi acida per la prima volta in due giorni.
Clarabella invece se ne stava seduta a braccia conserte, le sopracciglia arcuate in un'espressione indispettita.
-Cosa vi turba?- le chiese allora Juliet.
-E' ovvio che non sopporta che Ser Edmund sia lodato da altre fanciulle- rise Katarina che non aveva intenzione di lasciarla in pace per nulla al mondo.
-E' vero che ha gli stivali colmi di fiori...- convenne nuovamente Juliet -ma non sembra dar troppo peso alle attenzioni di nessuna-.
-O santo Cielo, guardate! Hanno appena sollevato una fanciulla sulle spalle che sta baciando sulla guancia Ser Edmund!- esclamò Katarina pronta a vedere la reazione della giovane.
Clarabella infatti spinse via Violet e si sporse dal finestrino per constatare che non c'era nessuna fanciulla tra le braccia del giovane cavaliere. Katarina scoppiò a ridere seguita da Juliet e Violet. Continuarono ad osservare la città dalla loro piccola finestra fino a che non si aprì davanti a loro uno spiazzo e lunga scalinata che portava al portone del grande palazzo di Città Alta.
L'edificio era immenso. Era un non finire di torrette e ponticelli, finestroni e porte nascoste, tutto di una chiara e solida pietra fredda. Le carrozze si sparsero nello spiazzo allineandosi l'una accanto all'altra. Al suono squillante delle trombe degli araldi gli sportellini vennero aperti contemporaneamente e le fanciulle scesero raggruppandosi tutte insieme.
Katarina vide ragazze di umile provenienza come lei e sua sorella Anette e fanciulle dalla postura e dalle movenze raffinate che sicuramente erano figlie di conti o nobili signori. Tutte però avevano gli occhi rivolti verso la lunga scalinata all'apice della quale era comparso il re, affiancato dal principe.
Il primo era un uomo alto ed elegante, indossava una tenuta scura rifinita da finiture argentee e un mantello bordeaux mentre sulla testa campeggiava la sua brillante corona. Aveva il passo lento, per niente impaurito che chicchessia avrebbe potuto superarlo, sicuro che tutto il mondo l'avrebbe aspettato con rispetto, o forse con paura.
Osservava i suoi sudditi con un sorriso sghembo sulle labbra su cui campeggiavano un paio di bruni baffi folti e gli occhi viaggiavano infiammati da un'estinguibile fiamma di brama di potere. Il figlio non era certo meno impettito e composto del padre ma aveva l'andamento veloce, tipico dei giovani sempre impazienti di avere tutto e subito. La chioma corvina era pettinata all'indietro e le due gemme blu cobalto che erano i suoi occhi brillavano di una limpida euforia che, per un attimo, Katarina scambiò per pura follia. Tutto in lui infatti, dalla sua postura al modo in cui camminava, gridava compostezza e controllo ma quegli occhi stonavano in lui, così follemente accesi.
L'altro generale che aveva guidato la comitiva insieme al generale Christan, salì di fretta la scalinata fino a raggiungere padre e figlio. Si inginocchiò abbassando la testa e quando entrambi gli ebbero rivolto il saluto si tirò su. Mentre il generale riferiva il resoconto del viaggio al re, il principe scrutò il gruppo di fanciulle con una bramosità nello sguardo che spaventò Katarina. Nessun uomo avrebbe mai dovuto guardare una donna con quegli occhi. Mai.
Ad un tratto però il principe si voltò di scatto verso il generale improvvisamente interessato al suo racconto. Gli chiese qualcosa e quando il generale gli ebbe risposto il principe voltò le spalle e corse verso il castello sotto lo sguardo rabbioso e sconcertato del padre.
Il generale intanto si era posizionato alla sinistra del sovrano, quasi appoggiato al corrimano in marmo della scalinata. Il re cancellò dal suo volto l'espressione furibonda e sfoggiò un sorriso glaciale.
-Non vedo tanta gioventù qui al castello da anni- disse scendendo un altro paio di scalini sotto gli sguardi curiosi o atterriti delle fanciulle -e sono felice di poter donare nuovamente alla mia dimora il suo antico splendore, vi ringrazio di essere qui quest'oggi e, una di voi, anche per i giorni a venire. Non ero favorevole a tutto questo ma l'amore di un padre supera ogni cosa perciò sono qui per darvi il benvenuto e per augurarvi il miglior soggiorno possibile-.
Tra le fanciulle si sparse un brusio e mentre le trombe ricominciavano a squillare salirono la scalinata seguite dalla cavalleria.
Se il castello le era parso grande da fuori, dentro sembrava ancora più immenso con i larghi corridoi dalle pareti affrescate e le vetrate colorate e gli alti soffitti. L'ambiente era fresco e odorava di cera delle candele e antichità. Il pavimento era ricoperto da preziosi tappeti e ovunque Katarina si girasse vedeva tendaggi dorati e quadri. Ogni dipinto ritraeva un uomo o una donna dall'aspetto nobile e dalla postura altezzosa. Probabilmente erano tutti i componenti della famiglia Hofmann.
In quel momento però Katarina, proprio osservando i volti arcigni e boriosi di quelle persone si ricordò dei racconti del vecchio Same e dei clienti dell'osteria di Edentor e si sentì montare un'irrefrenabile rabbia. Quell'uomo si era appropriato di beni che non gli appartenevano vantandosi di star riportando all'età dei tempi gloriosi il suo regno, dopo aver sterminato un'intera famiglia insieme a tutte le persone loro care. Quella era avidità di poter non voglia di ristabilire ordine e giustizia.
I cavalieri scomparvero nell'ala del castello riservata a loro e le fanciulle finirono nelle mani della servitù e delle cortigiane. Una splendida donna dai boccoli castani si fece strada tra la folla pretendendo silenzio e, vedendo che la servitù e le cortigiane le diedero ascolto, anche le fanciulle si zittirono ormai abituate a ricevere ordini.
-Silenzio per favore!- tuonò con voce mielosa ma autoritaria, come se fosse stata abituata a comandare lì nel castello -io sono Lady Beatrix Braun, moglie del barone Braun, e durante la vostra permanenza qui al castello sarò vostra responsabile e superiore. Le regole da me impartite dovranno essere rispettate senza sgarri o ne pagherete le conseguenze. Ci sarà un coprifuoco entro il quale dovrete essere tutte nelle vostre stanze e non vi sarà permesso girovagare nel castello non accompagnate e senza autorizzazione, tanto meno durante la notte-.
Le fanciulle ascoltavano e sembravano quasi più intimorite da quella donna che dal re in persona. Parlava con sicurezza e con un sorrisetto sulle labbra come se fosse stata la regina. Katarina già sapeva che con quella donna avrebbe avuto problemi.
-Naturalmente a nessuna di voi sarà permesso avere rapporti clandestini con la servitù, la cavalleria o i cortigiani e se qualcuna di voi venisse scoperta invischiata in atteggiamenti indecorosi con un uomo appartenente ad una delle classi che ho elencato sarà punita severamente. Nonostante questo non sono ammesse nel castello neanche altre persone che non siate voi o le vostre compagne-.
Le ragazze la osservavano leggermente impaurite mentre quella bellissima donna si trasformava in un generale di prima categoria.
-Quando sarete in presenza del re o del principe dovrete ovviamente avere un atteggiamento impeccabile. Non guardateli mai negli occhi salvo se su loro esplicita richiesta e dovrete usare l'appellativo Vostra Signoria ogni qual volta vi dovrete rivolgere a loro e non esigo intransigenze o dimenticanze poiché la vostra educazione è di mia competenza e non ho intenzione di sfigurare agli occhi della corte-.
La baronessa sembrò osservare una per una le giovani con occhi pungenti, poi sfoderò un sorriso smagliante, come se non le avesse appena avvertite che se avessero anche solo messo un dito del piede fuori posto le avrebbero sbattute fuori.
-Spero di essere stata chiara ma sono certa che sarete ragazze abbastanza giudiziose da non provare a sfidarmi. Detto questo, io adesso mi ritiro, rimarrete nelle mani della servitù, obbedite e non fate cose di cui potreste pentirvi-.
La baronessa allora salutò le giovani che risposero con un "Arrivedervi baronessa" pronunciato all'unisono.
Intanto un'orda di domestici si stava già muovendo raccogliendo nei gruppi di provenienza le ragazze per portarle alle loro stanze. Una Violet altezzosa, una Clarabella un po' spaventata, una Juliet meravigliata,un' Annette apatica e una Katarina confusa vennero scortate, attraverso una serie di corridoi tutti uguali, alla loro stanza.
Il castello era talmente spazioso che le ragazze potevano avere ognuna una stanza personale e Katarina ne fu estremamente felice. Entrò nella sua camera seguita da una signora sulla sessantina che si muoveva con la sicurezza di chi ha servito per tutta la vita.
Indossava un abito anonimo e teneva i capelli grigi legati in una crocchia stretta dietro la nuca. Aveva sorriso un paio di volte a Katarina che la osservava mentre preparava le cose per lavarla ma non le parlò finché non dovette esortarla a spogliarsi. Katarina allora sgranò gli occhi arrossendo.
-Scusate, non capisco...-.
-Dovete spogliarvi milady, non posso lavarvi altrimenti- ripeté con un mezzo sorriso divertito.
-Io...io posso fare da sola...- tentò Katarina che non era abituata a condividere il momento del bagno con qualcun altro.
Tra l'altro, fin da piccola sua madre l'aveva abituata a fare le cose da sola e Katarina non aveva mai avuto qualcuno che perdesse tempo a lavarla.
"Come sai lavare i piatti saprai lavare anche il tuo corpo" le aveva detto quando all'età di sette anni si era lamentata. Per alcuni poteva essere una cosa brutale ma Katarina col tempo aveva compreso il fatto che sua madre con tutte le sue incombenze e altre quattro figlie non aveva il tempo di lavarla e, sinceramente, le era stata grata di averle insegnato da subito a cavarsela da sola.
Nonostante questo la donna era irremovibile.
-Milady, è il mio compito, non potete farlo da sola e adesso spogliatevi- ordinò con voce dolce indicandole la vasca in cui si sarebbe poi dovuta immergere.
Fortunatamente per Katarina le fu permesso di restare nella sua sottile sottoveste di lino che le avevano consegnato insieme al vestito. Aveva le spalline fini, le arrivava a metà polpaccio e il tessuto era così trasparente che quando la donna le versò delicatamente l'acqua sul corpo con un bricco fu come se fosse stata nuda.
L'acqua con cui la donna la bagnava era tiepida e Katarina decise di rilassarsi abbandonandosi al tocco delle morbide mani della donna che le passava le dita tra i capelli annodati.
Da quanto non li pettinava?
Si vergognò nel constatare che era più sporca di quel che credeva e che non sapeva assolutamente comportarsi come una vera Lady.
-Come vi chiamate?- le chiese rendendosi conto che la donna non si era presentata.
-Non datemi del voi milady- rispose la donna spalmandole sui capelli un olio profumato.
-Oh...allora, come ti chiami?-.
-Il mio nome è Berta milady-.
Katarina annuì.
-Sei silenziosa Berta- continuò allora sperando di poter trovare in quell'umile serva un'amica con cui parlare.
-Non mi è concesso conversare se non sono interpellata milady- rispose passandole ancora le dita nei capelli che erano diventati magicamente morbidi e privi di nodi.
-Lo trovo ingiusto- sbottò Katarina -servite per anni una donna o uomo con cui non vi è concesso parlare, è inconcepibile! Sembra quasi che non vi trattino neanche come persone, sono sicura poi che la baronessa è la peggiore di tutte...-.
-Non dite queste cose milady- miagolò afferrandole un braccio e cominciando a strofinarlo con una saponetta dal colore verdastro -se vi sentisse qualcuno verrei messa alla porta in un batter d'occhio, se non fosse per il re e i cortigiani io sarei a mendicare per le strade-.
-Può darsi, ma almeno potrebbero trattarvi con più riguardo, non siete mica bestie, avrete anche voi qualche diritto-.
-Ne abbiamo davvero pochi milady- rispose strofinandole la gamba con olio di gomito -ma ormai ci abbiamo fatto l'abitudine, non è una cosa che possiamo combattere-.
Katarina stava per ribattere ma la donna le versò in testa un altro po' d'acqua dal suo bricco. Era strano avere qualcuno che l'accudisse in quel modo e che la trattasse come se il titolo milady le fosse appartenuto veramente.
Quando Berta ebbe finito di insaponarla la sciacquò con cura, chiedendole infinite volte se l'acqua non fosse troppo calda, poi la fece uscire dalla vasca e la avvolse in una vestaglia asciutta. Prese a pettinarle i capelli fino a che non si asciugarono completamente intrecciandoli con cura e fermandoli con un nastro.
-Il vestito che ho preparato per voi lo lascio qui sul letto milady, se non avete nient'altro da chiedermi io mi ritiro-.
-Grazie Berta- rispose Katarina con un sorriso.
La donna aprì la porta e si fermò per un attimo sulla soglia.
-Nessuno me l'aveva mai detto milady- sussurrò con le guance colorate di un tenue rosso.
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The Lost Lady
Fantasycopertina a cura di @_je_sss_ L'antica dinastia degli Oveergard è stata sterminata dall'usurpatore che, impossessatosi di un trono non legittimo, adesso sta cercando una moglie per il suo figlio maggiore. Ma le Lady di corte non sono di gradimento d...