14. Mi fido di te

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Gabriël aprì gli occhi con cautela sbattendoli più volte per abituarli alla luce del sole. Girò la testa a destra lottando contro una forte fitta che gli pervase il collo e si sentì riavere riconoscendo Edmund. Era seduto per terra con la schiena appoggiata al muro e la testa che gli penzolava tra le spalle incurvate. Le braccia erano appoggiate sulle ginocchia piegate e il fatto che non si muovesse fece intuire a Gabriël che stesse dormendo. Chissà quanto tempo aveva aspettato il suo risveglio. Tentò di alzarsi ma anche solo il contrarre gli addominali gli provocò un dolore lancinante all'addome che lo costrinse ad abbandonare la sua impresa.
-Starete meglio- disse una voce alla sua sinistra che lo fece sobbalzare.
Gabriël voltò la testa per quanto veloce gli fosse consentito ed incontrò gli occhi neri come la notte di un giovane che non aveva mai visto.Il volto ombroso aveva dei particolari lineamenti affilati e i capelli scuri come gli occhi glielo incorniciavano scompigliati.
-Sto già meglio- rispose Gabriël chiedendosi chi fosse quel ragazzo.
Indossava lo spillone della cavalleria reale ma non la divisa che portavano Edmund e il generale Wagner.
-Avevo immaginato che foste cocciuto- replicò con un sorriso sghembo -mentre vi curavo ho avvertito una certa resistenza, come se anche da svenuto aveste voluto fare come volevate voi-.
Gabriël aggrottò le sopracciglia infastidito e cercò di trattenersi dal rispondergli a tono. In quel momento non aveva neanche la forza di respirare, figuriamoci di innervosirsi. Doveva risparmiare tutte le forze che gli erano rimaste per raggiungere Katarina. Doveva parlarle e capire cosa voleva fare con le informazioni che le erano state date, voleva capire se l'amica era pronta ad affrontare tutto ciò che avrebbe comportato uscire allo scoperto, voleva sapere se avrebbe voluto lottare insieme a lui.
-Io non posso aspettare, devo andarmene- ribatté lui alzando le braccia.
Il giovane aprì la bocca per rispondere ma la voce di Edmund lo precedette.
-Gabriël!-esclamò infatti alzandosi in piedi e raggiungendolo.
Il giovane sorrise beandosi per un attimo della vista di un volto amico. Ma quando Edmund allungò una mano per sfiorargli il braccio Gabriël si irrigidì diventando incredibilmente freddo. Contrasse la mascella ferito e dispiaciuto. Purtroppo non era ancora pronto, non...il dolore che aveva provato la notte precedente era stato troppo forte. Non era sicuro che le mani di Edmund fossero quelle giuste per curare le sue ferite.
Edmund aggrottò allora le sopracciglia e ritrasse la mano.
-Tutto bene Gab?-.
Il ragazzo annuì rilassando nuovamente i muscoli e fece per ripetere che doveva andarsene quando fece irruzione nella stanza Katarina. La giovane aveva il volto pallido e stravolto, i capelli castani scompigliati e le nocche delle mani arrossate. Quando vide Gabriël gli occhi verdi le si illuminarono prima di una gioia incontrollata e poi di una disarmante paura.
Era impressionante come, in qualsiasi momento, quei due riuscissero ad eclissarsi dal resto del mondo, pensò Edmund mentre Katarina raggiungeva il capezzale dell'amico senza accorgersi nè della presenza del principe nè della sua.
-Gab!- esclamò sfiorandogli la tempia con la punta delle dita -cosa è successo? Cosa gli avete fatto?- aggiunse voltandosi verso gli altri due con una rinnovata rabbia.
-Non è stato Ser Edmund, men che meno io a ferire il vostro amico milady- rispose il principe -da quel che mi è parso di capire dai racconti frammentari di Brandcastle deve essere stato attaccato da qualcuno in città-.
Sono stati i vostri uomini! Gridòdentro di sè Edmund.
Katarina lo guardò negli occhi intensamente, come a voler cercare la verità nel suo sguardo. Edmund allora annuì e la giovane, incredibilmente, sembrò credergli.
-Kat io sto bene, volevo venire a cercarti ma...-.
-Scusate l'intromissione nel vostro idillio- intervenne ancora il principe -ma mi scorgono spontanee due domande-.
-Speriamo di potervi dare una risposta- borbottò Gabriël infastidito.
-Mi sono chiesto innanzitutto perché Lady Katarina vi conosca e poi mi domandavo anche quando vi sareste accorto che sono il principe, la vostra conoscenza dei personaggi della famiglia reale è davvero scarsa-.
Gabriël si irrigidì di colpo e strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
-Siete voi....-.
-Non cantate vittoria troppo presto- lo interruppe ancora il principe lanciando il panno bianco sul letto e appoggiandosi a braccia conserte al muro -io sono il fratello minore, quello più affascinante oserei dire, l'Hofmann che cercate voi si è appena svegliato e ha chiesto di vedere la sua futura sposa-.
Katarina si sentì montare una rabbia irrefrenabile e per un attimo rischiò di lanciarsi sul principe e prenderlo a pugni.
-Immagino siate qui per riportare a casa le sorelle-.
-Sono qui per fare giustizia- ribattè Gabriël stringendo la mano di Katarina.
-Non vorrei rovinare i vostri piani sicuramente architettati con poca coscienza, ma fuori da questa stanza c'è un plotone di soldati pronti a farvi fuori ad un cenno della testa del mio buon padre-.
-Se sono qui è perché ho messo in conto tutte le conseguenze che le mie azioni avrebbero comportato-.
-Ma non mi dire...- ridacchiò il principe mandando gli occhi scuri al cielo.
-Non provatevi a toccarlo!- ringhiò Katarina parandosi dinanzi all'amico.
-E' divertente come pretendiate di darmi degli ordini milady- sorrise il giovane.
Era spregevole ma nei suoi occhi non ardeva quella scintilla di pazzia che caratterizzava gli occhi di suo fratello. Quelli affilati e scuri di Theon sembravano tradire un'insolita tristezza e sofferenza.
-Vi prego Vostra Signoria, fatelo uscire dal castello indenne- lo pregò Edmund che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
-Ah Brandcastle, quasi mi ero dimenticato delle domande che mi sono sorte sul vostro conto, ma immagino che le risposte le sappia solo il vostro cuore-.
Per Edmund fu un pugno nello stomaco. Aveva quasi dimenticato la sensazione provocata dal disprezzo degli altri nei confronti del suo amore per Gabriël.
-Vi chiedo solo di non fargli del male- mormorò senza sapere cos'altro chiedere.
Il principe sorrise divertito, come se quella situazione fosse stata anche solo lontanamente divertente...
-Siete fortunati- disse staccandosi dal muro e camminando per la stanza -perchè si da il caso che io abbia il completo controllo delle forze militari reali-.
-Fatemi indovinare- sibilò Katarina -il vostro aiuto avrà un prezzo-.
-Io lo definirei più un sacrificio che non potete evitare- rispose -sempre che vogliate uscire da qui tutti insieme-.
-Parlate- tagliò corto Gabriël.
-E' stata trovata una ragazza in giro per il castello, adesso è proprio qui fuori, tra le mani dei miei soldati, dice di essere giunta qui con voi- spiegò indicando Gabriël.
Katarina guardò l'amico confusa.
-Felìce- rispose lui sentendosi gelare il sangue.
Aveva promesso che non le sarebbe accaduto nulla, che l'avrebbe protetta eche ne sarebbero usciti sani e salvi.
-Non potete farle del male- gemette Katarina che ricordava ancora l'esile ragazzina solitaria che aveva iniziato a soffrire quando un bambino non dovrebbe neanche sapere cos'è il dolore.
-Questo non sta a voi deciderlo milady-ribatté il principe -dovete solo scegliere: lui o la ragazzina-.
-Prendete me!- esclamò Gabriël senza neanche darle il tempo di pensare -lasciate stare Felìce e prendete me-.
-Gabriël no!- esclamarono in coro Edmund e Katarina.
-Volete che soffra lei al mio posto? Volete che ci rimetta un'innocente?-.
Katarina si torse le mani chiedendosi dove fosse andato a finire il sangue freddo che l'aveva sempre caratterizzata in situazioni di emergenza.
-Gabriël non puoi lasciare che ti venga fatto ancora del male, non puoi sopportarlo!- esclamò Edmund.
-Perché Felìce potrebbe?- sibilò con sguardo duro.
-Gabriël io ho bisogno che là fuori ci sia tu- sussurrò Katarina all'amico cercando di non farsi sentire dal principe che intanto si stava avvicinando alla porta -devi andare da Oliver e Maximilian e devi dire loro che voglio aiutarli, ho bisogno che là fuori ci sia qualcuno di cui mi posso fidare e che possa aiutare-.
Gli occhi di Katarina erano velati di lacrime e contornati da occhiaie, ma erano splendenti come due stelle.
-Ma Felìce...-.
-A lei penserò io- lo rassicurò sistemandogli il colletto della camicia con fare materno.
Sembrava non saper davvero cosa fare con le mani o forse aveva semplicemente bisogno di farlo stare bene.
-Non potrei mai perdonarmelo se le succedesse qualcosa-.
-Gab, ti ho mai mentito? Fidati di me, come hai sempre fatto-.
Fidati di me. A Gabriël tornarono di colpo in mente tutti i momenti in quei sedici anni in cui Katarina gli aveva ripetuto quella frase. L'aveva fatto con la stessa voce sicura e non supplichevole e con gli stessi occhi sinceri che aveva in quel momento.
Lanciò uno sguardo al principe che stava parlando con uno dei suoi uomini fuori dalla stanza e poi ad Edmund che li guardava con occhi terrorizzati.
Quante volte suo padre gli aveva detto che "fare la scelta giusta non vuol dire per forza essere una brava persona". Gabriël non aveva mai capito il significato di quella frase fino a quel momento. Avrebbe aiutato Katarina perché lei lo aveva sempre fatto con lui, l'avrebbe aiutata perché voleva salvarla e perchè si fidava di lei. Felìce sarebbe stata in buone mani, Gabriël lo sapeva, voleva crederci.
-D'accordo- disse -mi fido di te-.

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