2. Siamo noi la giustizia

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C'era stata poche volte alla baia.
Perlopiù in compagnia di suo padre, quando era ancora una bambinetta. Ma in ogni caso le era piaciuta fin da subito, o meglio, il mare le era piaciuto fin da subito. Per una come lei, per la quale la libertà era un'oasi lontana, la vista di un'immensità così vasta da non vederne la fine era elettrizzante. Il mare sembrava chiamarla al gorgogliare di ogni onda e l'odore della salsedine la faceva sentire a casa.
Affondò i piedi nudi nella sabbia guardando scivolare i candidi granelli in mezzo alle dita.
-Non c'è niente- esordì deluso Gabriël guardandosi intorno.
-Speravi che i cavalieri di corressero incontro a braccia aperte?- ribatté Kat sorridendo.
Gabriël si passò una mano tra i ricci castani sorridendo a sua volta.
-Non saprei dove cercare...-.
-Magari c'è una tana sulla scogliera- disse l'amica -è ampia e tra le rocce ci sono un sacco di grotte-.
-Non possiamo arrampicarci, è pericoloso-.
-Da quando sei diventato un fifone?- lo stuzzicò allora lei avviandosi verso le prime rocce che avevano mangiato la spiaggia.
Gabriël le corse dietro.
-Katarina ti avverto che se ti dovesse succedere qualcosa sarà meglio che tu ci rimanga secca perché io non ho intenzione di riportarti sanguinate da tuo padre-.
-Seguirò il tuo consiglio allora- ribatté lei mentre si arrampicava su uno scoglio e sfidava tutti i pericoli che un vestito da donna come il suo avrebbe potuto comportare.
-No...Kat...oh aspettami- gemette allora l'amico che tutto poteva fare fuor che stare a guardare Katarina mettersi nei guai, così dopo aver ordinato a Oscar di non  seguirli si arrampicò a seguito della ragazza.
Katarina intanto si destreggiava agilmente tra le rocce, dapprima scivolose poi sempre più aride, e ogni tanto si voltava a guardare dove si trovasse l'amico.
Era elettrizzante e molto sbagliato ciò che stavano facendo. Sua madre l'aveva avvertita molte volte su tutti i pericoli che si nascondevano tra le crepe della scogliera e sulle conseguenze che sarebbero derivate da una sua trasgressione all'avvertimento, eppure Katarina si sentiva incredibilmente libera e finalmente felice.
Stava infrangendo le regole ed era una delle sensazioni più vere che avesse mai provato in diciotto anni di vita.
Voleva volare e in quel momento, ai piedi della scogliera, si sentiva più in alto che mai.
-Hai notato qualcosa?- chiese a Gabriël quando, ansante, la raggiunse -tracce? Impronte?-.
-Niente di niente- rispose lui -Kat, adesso possiamo tornare indietro?-.
La ragazza si guardò attorno studiando con gli occhi verdi smeraldo ogni centimetro della lastra di roccia che si stagliava altera alle loro spalle.
-Non ancora...- sussurrò intanto talmente piano che per un attimo temette che Gabriël non l'avesse udita.
Ma un luccichio tra le rocce ai loro piedi attirò la sua attenzione.
Facendo leva sulle ginocchia fece un balzo e atterrò saldamente su una roccia sottostante.
-Kat cosa stai facendo? Hai visto qualcosa?-.
Gabriël si sporse sopra di lei per osservare.
-C'è...- mormorò accucciandosi e infilando la mano nella fessura tra le due rocce -questo- terminò poi estraendo l'oggetto che aveva prodotto il luccichio.
Era una spilla d'oro e sopra vi era inciso il disegno di un'aquila.
-Dà qua- disse Gabriël tendendo la mano.
Katarina lasciò ricadere la spilla nel palmo dell'amico solo dopo essersela rigirata tra le dita un paio di volte.
Quando il ragazzo l'ebbe sul palmo i suoi occhi si incupirono.
-É simile allo spillone dei cavalieri del re- disse con un sospiro.
Edmund, pensò Katarina, ogni volta tutto riporta a lui.
Suo padre che era un ricco generale, aveva trovato il modo di farlo cavaliere e il ragazzo era partito per la capitale lasciando Gabriël con un sapore amaro in bocca e l'animo a brandelli.
Erano amici da sempre o almeno da quando Katarina li ricordava, si volevano bene come fratelli e nessuno pensava che qualcosa avrebbe potuto separarli, ma come è ben noto un povero ragazzo di campagna non avrebbe mai potuto avere nulla da spartire con un giovanotto di buon nome e famiglia.
-Ma i cavalieri del re vi hanno inciso sopra un lupo, cosa credi che voglia dire questa?- chiese dimenticandosi di alzarsi in piedi.
-Non ne ho idea- rispose Gabriël anche lui ancora inginocchiato per terra -ma mi sembrava di aver capito che i cavalieri che Sam ha visto indossassero degli spilloni...ance se potrebbe averla persa chiunque-.
Katarina si chiese chi potesse aver perso una spilla del genere e soprattutto perché proprio lì sulla scogliera. Pochi, salvo alcuni marinai e pescatori, si avventuravano sulle rocce e in ogni caso non era certo gente che potesse possedere una spilla di puro oro.
-Un'aquila...- borbottò Katarina -l'unica spiegazione ci riconduce agli Oveergard e all'avvistamento del vecchio Sam, ci sono troppe coincidenze-.
-Kat io non penso che una spilla possa essere la risposta a tutto, magari è qui da chissà quanto tempo...-.
-È intatta- ribatté Katarina interrompendolo -nuova, brillante, neanche un segno del tempo, non può essere stata smarrita da più di qualche giorno-.
-Se anche fosse di un cavaliere del Re o di un Oveergard rimasto in vita, come potremmo sapere dove è andato e se si sta muovendo in pace o in guerra?-.
-Non possiamo saperlo infatti- disse Katarina con estrema disinvoltura, come se stessero parlando della qualità della verdura ad un banco del mercato.
-Kat tutto questo mi sembra una follia...cavalieri fantasma, dinastie scomparse...-.
-Voi due!- gridò una voce proveniente da poco più sotto di loro, un uomo dalla barba fulva stava districando delle reti seduto su uno scoglio per metà bagnato dall'acqua -cosa ci fate lassù, andate via! A casa!-.
I due ragazzi si alzarono di scatto e si tolsero di torno il più velocemente possibile.
Quando i loro piedi nudi balzarono finalmente sulla sabbia si misero a correre inseguiti da Oscar che li aveva pazientemente attesi ai piedi delle rocce.
-Vorrei custodirla- gridò Katarina mente il vento sferzava nelle orecchie di entrambi mentre correvano.
Gabriël le mise la spilla nella mano.
-Quando avremo un po' più di tempo potremmo mostrarla al vecchio Sam, lui sicuramente saprà darci delle risposte-.
Katarina annuì mentre i piedi affondavano con velocità nella sabbia fine.
Sapeva che non sarebbe ritornata tanto presto giù alla baia ma sapeva anche che il suo desiderio di fuggire, allora, era ancora più forte di prima.

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