Si dondolava tranquillamente sulla cima di un dirupo, annoiato. La vita era una noia, era da lui sfidare la morte facendo cose tipo quelle. Stare a un passo dalla morte lo rendeva felice. Camminava sulle cime degli edifici, giocava alla roulette russa (puntando la pistola contro il soffitto quando premeva il grilletto), fumava interi pacchetti di sigarette in un solo giorno, si tagliava (non per "depressione" chiariamoci), beveva spesso (rovina il fegato a detta dei suoi).
Dopo tutto era solo un ragazzo annoiato, così annoiato da sfidare lei. La Morte.Si alzò, così senza preavviso, e si buttò giù. Una ragazza che passava da quelle parti come ogni giorno, lanciò un grido acuto per poi svenire sul colpo.
Lui tornò su, grazie a una corda, non capiva. Perché una persona sarebbe dovuta essere così sensibile nel vedere qualcuno buttarsi nel vuoto? Cosa c'era di strano?
Non capiva proprio, lo sapeva che non aveva una mentalità normale. Ma quello era esagerato.Prese il suo zaino (con il cellulare, delle corde e dell'acqua), e partì per tornare a valle. Mancava dall'hotel da più di tre ore. I suoi magari stavano già pensando che si fosse suicidato una volta per tutte. Ma era troppo fortunato e calcolatore per morire.
Nei seguenti giorni subì i rimproveri della madre, stufa di lui e dei suoi comportamenti. Lui era stufo di lei, di tutti, di tutto... Quella volta, prima di uscire per scomparire di nuovo per ore o forse per sempre, non si portò niente. Si fece un'ora e mezza di salita per raggiungere il dirupo, mettersi di spalle a esso, e saltare senza preoccuparsi della sua morte. Voleva scappare dalla noia per sempre, voleva vedere ciò che accadeva una volta che il cuore smetteva di battere. In poche parole voleva finalmente morire.
Metri e metri di cielo che si allontanava, metri e metri di terreno che si avvicinava. Uno sguardo tranquillo quasi felice e un corpo che stava per schiantarsi al suolo. Chiuse gli occhi dopo aver fissato il sole, pronto a sentire il dolore nel corpo. Non successe nulla. Quando toccò il terreno si mise in piedi stupito, nemmeno una ferita, nemmeno un graffio. Poi si girò. Quello che vide lo stupì, se stesso steso a terra con un sorriso dipinto sulle labbra e il viso rilassato, morto. E quando alzò gli occhi svenne quasi.
Una figura femminile, avvolta in un mantello con un cappuccio nero, con una falce in mano. Lo guardava, anche se gli occhi erano coperti. Provò a scappare, ma non ci riusciva. Si guardò i piedi e vide che essi erano collegati al cadavere del suo vecchio corpo. Voleva gridare, di solito non l'avrebbe fatto, ma in quel momento era vulnerabile. Tornò a guardare la misteriosa presenza, che misteriosa alla fine non era tanto. Quella era La Morte, l'essere che aveva ingannato tutta la vita. Ora si trovava davanti a lei. Per la prima volta ne aveva paura. Lo trovava comico, avere paura di una figura fragile e delicata con la nebbia che l'avvolgeva confondendola con l'ambiente.
Si arrese, si sedette e la guardò. Dopo minuti che sembravano ore di silenzio si fece avanti.
« Allora, sua Maestà La Morte, cosa ci faccio qui? Credo sicuramente di non essere morto. Contando la mia massa corporea, quindi la velocità di caduta e la lunghezza del dirupo, posso assolutamente dire che questo -indica il corpo ai suoi piedi- dovrebbe accadere tra circa cinque minuti»Si stupì del suo coraggio, chi mai avrebbe parlato alla morte? Ma dopo tutto lui la sfidava sempre. Era l'orgoglio, forse.
La figura alle sue parole si tolse il cappuccio e lo fissò con due occhi gelidi come il resto del suo viso pallido. Poi senza preavviso e logica sorrise divertita scaldando il suo viso morto.
« Già, cinque minuti e quella sarà la tua fine. Sei astuto: i colpi al soffitto, le sigarette che non sono sigarette, l'alcool leggero, anni di parcour, i tagli che non erano altro che graffi di gatti. Sai, quest'ultima tua mossa è un po' azzardata. Io se fossi stata in te avrei continuato a ingannare La Morte. Perché l'hai fatto? No, non dirmelo. Non mi interessa sinceramente. E soprattutto accetto benissimo la tua anima nella mia collezione. Allora, stavamo dicendo? Ah, si giusto! Non trovo che tu debba morire oggi, magari domani, ma oggi no. Ho due accordi da proporti: il primo che muori e diventi mio aiutante, il secondo che riesci a aggrapparti a qualcosa e sopravvivi, ma vedrai i fantasmi di tutte le anime suicide ed esse ti tormenteranno fino al tuo prossimo suicidio»
La guardò stupito, fortuna che era seduto, altrimenti sarebbe caduto. Un accordo con La Morte? Cosa doveva fare? Nessuno gli aveva mai detto di cosa fare in quei casi. Era confuso, così confuso da scavarsi la fossa da solo, letteralmente. Subito dopo lei sorrise per poi scomparire assieme a tutto. E lui si ritrovò nei suoi ultimi cinque minuti di vita. Il sorriso si era tolto dal suo viso, ora regnava la paura. Non aveva mai avuto così tanto terrore di qualcosa. Urlava, ma nessuno lo sentiva. Negli ultimi due minuti di caduta si arrese, tornò a guardare il cielo pensando alla felicità che aveva provato. E quel sorriso, quel sorriso felice tornò sul suo volto splendente e pronto alla sua fine.
Sentì un dolore lancinante alla schiena poi il vuoto e infine la luce. Si alzò ritrovandosi vesti neri e un mantello rosso. Quindi erano quelli i vestiti Della Morte? Il sangue e l'oscurità. Alla fine non era una brutta fine, vivere non gli sarebbe servito a niente. Così non si sarebbe annoiato, almeno credeva. Figuriamoci! La noia era impossibile da incontrare con quella vita. Sempre che si possa chiamare vita.
Qual era il suo compito? Non lo aveva capito per mesi. Lui andava avanti e indietro tra le case a controllare i suicidi. Doveva anche spingere le persone al suicidio o all'omicidio. Non gli piaceva fare questo ai viventi, ma era il suo compito dopo tutto. Lo odiava. Osservare le persone finché esse non si uccidevano o uccidevano qualcuno. Non era nella sua filosofia.
A volte veniva affiancato da una ragazza, morta come lui. Suicidio, ma non per noia. Per odio e tristezza repressi. I rapporti sessuali e romantici erano vietati Dalla Morte o solo non provavano sentimenti? Erano apatici? Chi lo sa...
Pomeriggi come quelli in cui si era ucciso andava in dirupi simili. Come per consolarsi oppure solamente per rilassarsi nella quiete di quei meravigliosi paesaggi. Stava sempre solo, come lo era stato in vita. Però, quel pomeriggio quasi verso sera, la ragazza arrivò. Avvolta dal suo mantello di oscurità vagava nel vuoto circostante facendo morire le piantine d'erba una ad una passandoci sopra. Lei sembrava smarrita senza metà, persa...
«Perché tutto questo? Cosa ho fatto quando ero viva?» disse guardandolo, lì seduto sull'orlo del dirupo.
«Come ci siamo arrivati a questo? Non lo so nemmeno io, ma una cosa la so: so che una volta entrati non si è più sè stessi. Qualcosa cambia, nessuno sa come» rispose lui allungando una mano verso il sole, come per coprirsi gli occhi o come per rubarlo.
Strinse gli occhi poi si lasciò cadere come aveva fatto tante volte e come una sola volta aveva perso. Sicuro di poter scomparire una volta per sempre.Ma se sei morto non puoi morire. Si ritrovò al suolo come si era buttato, vivo ma morto.
Perché tutto questo? Era cambiato qualcosa, ma come? Avrebbe potuto buttarsi per sempre e qualcosa sarebbe sempre cambiato. Lui non voleva assistere a quelle morti, ma doveva. Non voleva alzarsi da quel punto, steso a terra con gli arti rotti e la sanità mentale distrutta. Sentì delle gocce sul viso, dense e bagnate, e subito dopo sentì come il suo cuore riprendere a battere e i suoi arti guarire.Cosa stava cambiando, ancora? Cos'erano quelle gocce? Alzò lo sguardo e vide Lei, La Morte, che lasciava cadere lacrime di sangue da un taglio sul braccio pallido. Perché avevano questo effetto, ridargli vita? Perché lo stava facendo? Si alzò e la fissò senza parlare.
«Tu vuoi morire in eterno, quindi morirai in eterno» disse solo per poi svanire.
Non voleva morire in eterno, provò a scappare. Non poteva, qualcosa glielo impediva. Risalì il dirupo dove La Morte e la sua aiutante lo aspettavano insensibili. Le guardò, fisse negli occhi. Si mise di spalle al dirupo. Chiuse gli occhi assaporando il sapore della vita. Allargò le braccia, si mise a dondolare con i talloni fuori dal dirupo. Fece un respiro profondo per buttarsi nel vuoto. La prima delle tante volte future...Ecco cosa succede a chi sfida La Morte
Non farlo, non ti conviene...
mio caro...
