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Suo padre era un assassino, e anche lei. Era nata e cresciuta in mezzo a assassini, suo padre era il capo di un cartello dopo tutto. Era cresciuta in un mondo di droga e morte.

Ora suo padre era morto in una guerra tra bande, il comando passava a lei. Durante quella guerra avevano rapito una dell'altra banda. avevano un ostaggio. Un ostaggio che doveva ripagare tutte le morti. Il vecchio, il giovane aspirante alfa, la cagna, il bulldog, il fattorino, altri, molti altri. Morti inutili, tutte le loro. Gli altri non sembravano aver sofferto tante morti come loro. Non avevano perso l'alfa, nemmeno il futuro alfa, nemmeno l'aspirate al "trono" se così si può chiamare, neppure la guardia o quello che consegnava la droga e che tornava con la sacca piena di bigliettoni. O gli uccellini, di loro non parliamone. Erano morti in molti, con la loro paura o con l'euforia del momento. Erano stati uccisi così facilmente da esser stati paragonati al burro: con un po' di calore, anche minimo, si scioglie.

Era ancora ricoperta di sangue, suo e di altri. Non voleva toglierlo dalla sua pelle. Voleva mostrare che il dolore non li bloccava. Non bloccava il cartello. Lei aveva deciso di lasciarlo e si era portata via l'ostaggio. Non li aveva proprio lasciati. Aveva solo lasciato il giro della droga, ma non la banda. Si era ritirata in campagna, in una villa di famiglia in Messico.

Doveva far pensare alla ragazza che andava tutto bene e che lei cercava di salvarla da quei rozzi spacciatori. Con lei era tutto tranne che al sicuro. Era conosciuta come l'anima nera, l'assassina, la pazza. C'era un motivo per tutto questo.

Ingannava la ragazza, la trattava bene, la faceva sentire libera. Ma le impediva di andarsene. Non poteva farla andare finché non avrebbe avuto quello che voleva: un luogo. Le bastava sapere dov'erano nascosti quello del cartello opposto. Così gli avrebbero colpiti alle spalle. Sarebbero morti, uno a uno. Non poteva farsi sfuggire un'occasione così. Avrebbe avuto il comando assoluto. Chi l'avrebbe mai detto che una ragazza così innocente all'apparenza era capace di pensare in modo così malvagio?

Come si dice già? L'apparenza inganna.

Non amava così tanto ingannare la gente, ma era il suo punto forte. Ormai si fidava di lei, mancava poco. Mancava così poco alla sua vendetta.

Come poteva però conquistare la sua fiducia totalmente? Portala a bere? Portala fuori? Al cinema? Come potrebbe distrarla facendole pensare che forse ora poteva essere al sicuro? Farla sfogare sessualmente? Come? Non poteva che impazzire.

Si chiudeva tutte le volte nella sua camera con le mani sulle orecchie rannicchiata contro il muro che si dondolava in un angolo. Piangeva sporcandosi le guance di mascara, tagliandosi con le unghie su gambe e braccia, riempiendosi il corpo di lividi e e gli occhi di lacrime. Sentiva le grida di quella guerra, le grida di quelle morti inutili. Impazziva, giorno dopo giorno sempre di più. Ma si mostrava sempre tranquilla e serena a quella giovane. Doveva essere perfetta. Faceva la dolce, la tenera, la simpatica. Mentre dietro l'angolo era la pazza, l'assassina, l'anima nera.

Una sera la portò fuori, a bere qualcosa. Aveva organizzato tutto con quelli della banda: entravano in un bar, bevevano un po', uno del cartello si avvicinava, andavano a parlare in privato, un altro si metteva a parlare con l'ostaggio per capire cosa le piaceva, tornava dalla ragazza e il ragazzo che parlava con lei se ne andava. Un piano perfetto! Le servivano solo poche informazioni per arrivare a convincerla totalmente.

Ed eccoli, lì nel bar prescelto. Loro confusi tra la gente e le due ragazze all'entrata pronte ad andare al bancone per prendere qualche drink e sciogliersi un po'. Le serviva leggermente ubriaca, così avrebbe parlato più facilmente che da lucida. Era tutto pronto.
Come previsto non reggeva l'alcool quindi era stato facile farla ubriacare. Avevano parlato e scherzato fino a quando il diversivo le aveva interrotte per parlare con lei. Si alzò e andarono poco più in là per fingere di parlare mentre l'uccellino agiva. Dalla loro posizione li sentivano, capivano ogni parola detta dall'ubriaca e dalla spia. Doveva solo capire quali informazioni le sarebbero state utili. Raccontava della sua famiglia, dei suoi animali, dei suoi amori...
L'ultima cosa la interessò, lei ne parlava poco e quando le capitava non dava troppi dettagli e lasciava il sesso di quelle persone ignoto. Aveva trovato come farla parlare.
Ora bastava accertarsi che fosse come credeva, fece un segno all'uccellino che provò a baciare l'ostaggio. Quella rifiutò sputando: un non mi piacciono i ragazzi.
Provò un leggero disgusto mischiato a qualcos'altro, non capiva. Perché si sentiva come felice? Perché aveva provato questo quando lei aveva pronunciato quelle parole? Aveva qualcosa che non andava.
Tornò lì e il ragazzo se ne andò come deciso.

Andarono via dopo poco, restare lì era inutile. Ora doveva usare la sua sessualità per sfruttarla. Sentiva già che sarebbe stato divertente. Molto divertente.

Passava spesso davanti a camera sua, di solito sentiva il silenzio. Ma quel giorno sentì qualcosa, qualcosa da mandarla contro la parete a chiedersi soltanto: perché? Quale sindrome di Stoccolma l'aveva colpita? Perché proprio lei? L'aveva colpita e affondata con un solo colpo ben assestato, ma con tutte le crepe recate dal colpo, questo non era stato lanciato di proposito. Era solo una frase detta davanti allo specchio da una ragazzina ingenua e ignorante di quello che accadeva o che sarebbe potuto accadere dietro la sottile porta in legno. Era distrutta, smembrata in tanti piccoli pezzi che si staccavano e cadevano dall'interno come tante piccole schegge di carne mentre della carceriera non rimaneva altro che il fragile scheletro e uno sciame di delicate farfalle scombussolate dove una volta aveva posto lo stomaco.

I giorni passavano, la fiducia aumentava, la vendetta di avvicinava. Non ci riusciva però, era bloccata da qualcosa. Forse da quel delicato bosco di ali che le si risvegliava nello stomaco. Ormai era vicina, la vendetta di quella inutile guerra che le aveva portato via il padre e il fratello, doveva sbrigarsi.

Trascorsero le serate seguenti davanti a una o due bottiglie di spumante francese a ridere e scherzare. Alla fine si decise. Stavano guardando un horror, erano strette tra loro. Poi, improvvisamente, prese il suo viso tra le mani e la baciò, facendo scontrare le loro labbra. Subito la ragazza rimase shockata e immobile,ma poi ricambiò come se aspettasse quel bacio da tutta la vita. Al contrario suo, l'Anima Nera, si sentiva strana. Le piaceva, ma era disgustata da sé e dal bosco di ali che aveva preso il volo per conquistare il suo cuore di pietra. Si staccarono e seria le chiese quell'unica cosa che la separava dal dare il riposo eterno ai suoi deceduti. Non ricevette subito quell'informazione tanto bramata. L'aveva già distrutta, ancora un colpo e di lei non ne sarebbe rimasta che polvere. Ancora solo un piccolo inganno... 

Le serate andarono avanti così, tra film, baci seguiti da dubbi e richieste. Andarono avanti settimane prima che quel dannato indirizzo venisse svelato. Si stavano baciando quando l'ingenua vittima sentì una lama trapassarle lo stomaco . L'altra, quando quella si staccò per guardarsi la ferita, sorrise sentendo il sangue colare della carne della sua vittima. L'accoltellò di nuovo, per vedere la sofferenza nei suoi occhi. La banda aspettava, come ogni notte, fuori da quella villa per sentire ed eseguire gli ordini. L'ultimo ordine, quello più bramato, ritardava sempre a arrivare. Ma quella notte vedere la figura della giovane armata di coltello fu una conferma, i nuovi ordini stavano per arrivare e un'organizzazione per cadere.

Quando tutti andarono la lasciarono sola, aveva un compito da svolgere prima di diventare la regina della città: doveva sbarazzarsi del corpo. Prese una pala e iniziò a scavare in quello che per decenni era stato il cimitero delle loro vittime. Quando posò il cadavere della giovane sul terreno, sentì un dolore che partiva dallo stomaco e arrivava al petto. Non riusciva a ignorarlo, le venne l'istinto di vomitare. Dopo poco, seguendo il suo istinto, iniziò a rigurgitare leggere farfalle nere che volarono sul corpo morto ai suoi piedi.

Cosa le piaceva? Le piacevano le donne?

Os vecchie~ -luxa- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora