Nell'agosto del 1986, mentre Madonna impazzava in radio con la sua Papa don't preach, una vecchia Fiat 126 color azzurro cielo con un paio di sobbalzi ed uno sbuffo di fumo si fermò senza vita a lato di una strada di campagna.La ragazza alla guida si vide costretta a scendere e ad aprire il cofano, venendo travolta tutto d'un colpo dalla pesante cappa di calore estivo e da una spessa cortina di fumo biancastro. Si sistemò gli occhiali da sole sulla testa a mo' di cerchietto e sventolò la mano sottile davanti al viso tentando di dissipare le volute di fumo e allontanare l'odore penetrante di bruciato.
Era in ritardo, nulla di nuovo, e la sua intera famiglia la stava aspettando per pranzare insieme. Era da poco passato mezzogiorno e i raggi del sole battevano impietosi perpendicolarmente alla sua testa e al manto d'asfalto rovente. Aveva fretta e aveva optato per quella scorciatoia tra i campi di grano per evitare eventuali incolonnamenti sulla tangenziale in quella domenica di esodo da bollino nero.
Con uno sbuffo si fece ricadere gli occhiali scuri sulla punta del naso e scrutò l'orizzonte, reso tremulo e sfocato dal caldo ingannevole.
Si sedette sul sedile, le gambe fuori dall'abitacolo, per far riposare i piedi costretti in un paio di zeppe in corda.
Passò una mezz'ora e nessuno si fece vivo, ne passò un'altra e nulla cambiò.
I grilli saltellavano allegri tra l'erba alta e secca del ciglio della strada, le spighe di grano se ne stavano dorate ed immobili nella staticità appiccicosa dell'afa dell'una di pomeriggio.
Si alzò per sgranchirsi le gambe, una mano a schermare il sole e l'altra su un fianco. All'improvviso un rombo proruppe prepotente, facendosi sempre più assordante e vicino.
La ragazza si alzò sulle punte dei piedi e si mise a sventolare un braccio per aria.
Un lampo, la luce si riflesse sulla carrozzeria argentata di una motocicletta e per un attimo la lasciò abbagliata e disorientata. Quando riaprì gli occhi la moto dopo averla superata, aveva inchiodato e stava tornando nella sua direzione.
Tirò un sospiro di sollievo mentre osservava il motociclista parcheggiare dietro la sua auto e scendere agilmente dalla sella.
Una zazzera bionda e un sorriso sornione fecero capolino da sotto il casco scarlatto.
«Ha bisogno d'aiuto, miss?», esclamò il ragazzo riservando una lunga occhiata alle gambe di lei lasciate abbondantemente scoperte dalla corta minigonna di jeans.
Lei si rabbuiò quasi subito. Li conosceva i tipi come lui, personaggi dai quali sua madre la metteva in guardia sin da quando a quattordici anni aveva iniziato a crescerle il seno e i maschi avevano cominciato a notarla. Erano ragazzi ben diversi da quelli che frequentavano la sua parrocchia e con i quali talvolta usciva la domenica pomeriggio, arrivando persino, con il paio più audace tra essi, a scambiarsi impacciati baci e timidi tentativi di strusciamento nel giardino sul retro dell'oratorio.
Raddrizzò la schiena e annuì, non poteva permettersi di stare a fare la schizzinosa proprio in quel momento.
«Mi si è fermata all'improvviso l'auto e non riesco più a farla ripartire», spiegò evitando accuratamente di incrociare quegli occhi scintillanti di divertimento che la scrutavano con estremo interesse. «Credo si tratti di un problema al motore..», aggiunse per darsi un tono.
Il ragazzo allargò ancora di più il suo sorriso e le si avvicinò, causando di conseguenza l'indietreggiare di lei. Lui fu più rapido e colmò la distanza, mollandole, senza tante cerimonie, tra le mani il proprio casco prima di superarla e avvicinarsi al cofano della 126.
Si arrotolò le maniche della camicia chiara che indossava nonostante ci fossero quasi quaranta gradi e si chinò sul cofano, prendendosi un paio di minuti per controllare il motore, prima di rialzare la testa e riavvicinarsi a lei.
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Chissà Dove Sei
ChickLitLea lavora di notte al Circolo degli Idioti, mentre di giorno si destreggia tra formule e teoremi in attesa di giungere alla tanto agognata laurea. Due anni prima è successo qualcosa di cui non parla mai, segreto doloroso che condivide con Lorenzo. ...