-Tocca a te! – esclama prima di infilarsi in bocca un cucchiaio di riso alla cantonese.
-Okay, ehm, il tuo gioco preferito quando eri piccolo? –
-Non ci crederai, ma non ti risponderò con il calcio. Il mio gioco preferito era campana –
-Cosa? Ma sei serio? – esclamo sbalordita.
-Si, fui una delusione per mio padre quando vide che io e il pallone non andavamo molto d'accordo. E poi giocando a campana si rimorchiavano un sacco di bambine, non puoi immaginare! – dice quasi serio.
Scoppio a ridere e lui mi segue.
-Un cosa che hai sempre voluto fare ma che non hai mai fatto?–
Ci penso un attimo masticando un gamberetto.
-Andare in mongolfiera – rispondo infine.
-Una cosa così tranquilla? Mi aspettavo qualcosa tipo lanciarsi da un aereo in paracadute. Mi deludi, signorina – scherza.
-Nah, non sono così coraggiosa – confesso.
Penso alla prossima domanda che potrei fargli.
Stiamo facendo questo gioco per conoscerci meglio e la serata sta trascorrendo molto allegramente.
-Qualcosa per cui vai matto? –
-Te – risponde appena finisco la domanda.
Non ha avuto neanche bisogno pensarci.
-Questa era facile – fa il simpatico.
-Sei proprio bravo eh – sorrido e lui mi prende una mano.
Il mio battito cardiaco accelera lentamente.
Era da una vita che sognavo di sentirmi così.
Amata.
-Desiderate altro sushi? – ci chiede una cameriera giapponese di questo locale.
-Io sono apposto così – rispondo.
-Sì, penso che chiederemo il conto –
La ragazza annuisce sorridendo e si allontana.
Dopo aver pagato, lasciamo il locale e continuiamo l'esplorazione di Londra durante la notte.
-Posso farvi un ritratto? – chiede timidamente un giovane artista seduto su una panchina di fronte al Tamigi.
-Siete molto carini – si giustifica aspettando una nostra risposta.
-Perché no? – dice Andreas lanciandomi un'occhiata.
Restiamo in posa per una decina di minuti cercando di non ridere per l'imbarazzo, prima che il ragazzo riponga soddisfatto la matita con la quale stava disegnando e ci mostri il ritratto.
-È bellissimo – sussurro guardando le sfumature di grigio ritrarre Andreas che mi accarezza una guancia.
-Quanto ti devo? – chiede lui.
-Nono – risponde subito il ragazzo – vi ho visti e mi avete fatto venire voglia di ritrarvi, non voglio niente in cambio da parte vostra. Semplicemente, amatevi. Sarebbe il prezzo migliore –
Andreas insiste ancora un po', ma il ragazzo non ne vuole sapere di essere pagato e così, dopo averlo ringraziato, lo salutiamo e ci allontaniamo.
-È stato molto carino – faccio notare ad Andreas.
-Già – risponde lui dando un'altra occhiata al quadro.
Vedo gli angoli della sua bocca alzarsi in un sorriso.
Dopo aver camminato per un po' ammirando le luci della città riflesse sul Tamigi mentre io indicavo qualsiasi cosa mi risultasse nuova o particolare, ci fermiamo su una panchina.
Io mi stendo poggiando la testa sulle sue gambe, con il viso rivolto verso le stelle.
Chissà se è possibile essere più felici di così.
Perché davvero mi sembra troppo bello per essere reale. Sarà perché nessuno prima di Andreas è mai stato capace di farmi stare bene e di farmi sentire una normale ragazza di diciassette anni con gli occhi pieni di sogni e il cuore che trema ancora.
Non ho mai visto un cielo più bello di questo.
Una serata più magica di questa.
Una vita più felice di quella che sto vivendo adesso.
Mi accarezza lentamente la testa ed io chiudo gli occhi cercando di ricordarmi ogni sensazione, ogni brivido, ogni emozione di questa sera, per quando avrò bisogno di sentirmi nuovamente così bene.
-Cate non voglio essere come tutti gli altri, non voglio che questa cosa che c'è tra noi due sia formalizzata a quello che vivono anche tante altre persone – dice improvvisamente Andreas interrompendo il silenzio.
Torno a guardarlo.
-Voglio che sia una cosa seria, vera. Non mi importa cosa dovremo affrontare, a quante persone all'istituto dovremo nasconderla, voglio che funzioni – si ferma un attimo come se avesse bisogno di pensare alle parole che seguono.
-Cate, io ti amo – scandisce lentamente.
Lascio che le sue ultime parole riecheggino nella mia testa accompagnate dal silenzio della notte.
-Anch'io voglio che funzioni, Andreas... – e ti amo anch'io avrei voluto continuare ma non lo faccio.
Avvicina il suo viso al mio e mi bacia lentamente.
Sono a casa.
STAI LEGGENDO
Keep me close #Wattys2019
RomantikDicono che l'amore sappia riparare dove il mondo ferisce. Cate questo non può saperlo perché la sua famiglia non è mai stata capace di amarla veramente, ed una volta finita in un ospedale psichiatrico è sicura che non potrà mai provare questo sentim...