IL MIO POSTO FELICE

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Entro nella villa che sembra una discoteca enorme. Un forte odore di alcool e nicotina invade le mie narici; non credevo che le feste fossero così movimentate, soprattutto se ci sono adolescenti già ubriachi. Nick e Kyle si sono dileguati e Noemi mi sta portando al bar dove ci sono molte persone sedute sugli sgabelli che bevono alcolici molto forti molto probabilmente per dimenticare qualcosa di spiacevole. Ci sediamo una accanto all'altra e mentre chiacchieriamo arriva il barista (molto carino d'altronde) che ci chiede cosa prendiamo; io prendo un tequila alla fragola mentre Noemi prende una birra. Le bibite non tardano ad arrivare ed infatti, beviamo il tutto mentre parliamo di un ragazzo figo che è appena passato davanti a noi qualche attimo fa.
Dopo un po' un ragazzo si siede alla mia destra e mi chiede: «Ehi bellezza, sei sexy, vuoi ballare?».
Io in tutta risposta dico:«Lo sapevo già, levati dal cazzo ora»
«Scontrosa, eh? Che dici, giornata di merda?» ma i cazzi suoi?
«Tu che dici? Non rompere il cazzo, vattene»
«Sennò?»
«Se non ti levi subito dal cazzo te la vedrai con me!» ed ecco la mia salvatrice.
«Ehi, calma ragazzina voglio solo divertirmi» adesso è troppo. Prendo la bottiglia vuota di birra di Noemi, la spacco a metà sul bordo della penisola e la punto al ragazzo accanto a me.
Non regge e scappa. Con me non si scherza e nessuno a prima impressione lo capisce. Io non sono come le altre; io sono diversa proprio perché me ne frego delle apparenze, ma quel ragazzo aveva rotto.
Dopo nemmeno cinque minuti arrivano Kyle e Nick e ci riportano a casa.
Ma dico io, un ragazzo vuole fare cose non molto carine con le vostre sorellastre e voi dove siete? A fare i puttanieri senza badare a noi. Fratellastri di merda che ci ritroviamo.

Il ritorno in macchina è abbastanza silenzioso e fortunatamente arriviamo quasi subito a casa. Appena Nick parcheggia l'auto davanti a casa sfreccio subito giù e comincio a correre in casa con le scarpe in mano e le lacrime che minacciano di uscire. Lo so, sono piagnucola ma non posso farci niente se sono fragile. Infondo siamo pur sempre esseri umani, tutti commettiamo errori anche se fatali. Io infatti ne sto commettendo uno; mi sono chiusa in bagno, con la lametta in mano, il trucco colato e i singhiozzi che fino ad ora ho trattenuto silenziosi dentro di me in questi giorni. Sono un'autolesionista e non ne vado fiera; per niente, ma non riesco a smettere, è come una droga che cominciando a far parte di quei gruppi non riesci più ad uscirne.
Ma io non sono in un gruppo, anche la mia migliore amica non lo sa eppure è preoccupata per me.

Comincio a sfregare la lametta sulla mia pelle e una chiazza rossa inizia a formarsi nelle mie braccia minute fino a quando non si creano pozze di sangue d'apperttutto: nel lavandino, per terra, e anche sui vestiti quindi per una volta do' ragione alla mia testa: metto i vestiti a lavare e faccio una doccia fredda così da non bruciarmi le ferite con l'acqua calda anche se non cambia molto. Appena finisco metto l'accappatoio ed esco dal bagno; appena esco vedo Nick e Kyle nel mio letto e Noemi nel suo. Resto con gli occhi puntati su di loro passandoli dai ragazzi nel mio letto alla mia migliore amica con lo sguardo pieno di frustrazione, dolore e tristezza che mi fissa.
«Che ci fate qui?» chiedo indicando i ragazzi.
«Che stavi facendo in bagno?» Kyle.
«Non sono affari tuoi.» rispondo.
«Si invece. Che hai nelle braccia?» dice alzandosi. Subito mi allungo la manica.
«Niente.» rispondo indietreggiando.
«Se è vero che non hai niente, perché stai indietreggiando e coprendo le braccia?»chiede avvicinandosi. In un millisecondo mi prende per il braccio e fa per togliere la manica ma glielo impedisco.
«Fermo!» urlo. Possibile che nessuno intervenga?!
Ma è troppo tardi; ha alzato le maniche dell'accappatoio e il mio viso è pieno di lacrime.
«Contento ora?!» urlo esausta. Credo che se non mi stesse tenendo per le braccia cadrei sicuramente a terra.
«Ragazzi, andate ognuno in camera vostra» dice Noemi.
Quando finalmente i due se ne vanno comincio a vestirmi mettendo una felpa nera dell'Adidas, dei jeans strappati sulle ginocchia e scarpe da tennis anch'esse dell'Adidas. Prendo il telefono e un accendino, preso da Noemi di nascosto, e mi dirigo all'entrata. Esco di casa e comincio ad andare in un parco, il mio. Dopo aver comprato un pacchetto di Winston mi dirigo verso il mio posto felice.
Quest'ultimo è vuoto. Mi siedo su una panchina, prendo una sigaretta, l'accendino e inizio ad inalare sentendo un forte bruciore nello stomaco. Espiro il fumo e inalo la nicotina. Continuo questi passaggi finché non finisce e butto il mozzicone a terra schiacciandolo con la suola delle scarpe. Pian piano sento gli occhi farsi pesanti e dei passi farsi sempre più vicini.
Qualcuno mi prende in braccio e in quel momento cado in un sonno profondo.

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