2 - Storie di audacia e di sangue

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Mileto, Calabria, 22 dicembre, 1104 D.C.

"Non é giusto, oggi é il mio compleanno ! Non posso restare, qui, nel mio letto, come un pupazzo !"

"Vostra madre, la contessa, é stata categorica, siete bollente, dovete restare al caldo e al riposo".

"Ma io non voglio restare solo!"

"Resterò io con voi, vi racconterò delle fiabe".

"Oh, no, basta con le fiabe, ho nove anni, non sono più un moccioso, sono un Normanno della stirpe dei Vichinghi io! E voglio storie vere, fatte di audacia e di sangue!"

"Ve ne racconterò, se ciò vi aggrada".

"No! Eremberga, fai venire Ahmad, lui sì che sa raccontare le storie. E poi sparisci, resteremo tra uomini !"

"Ahmad, amico mio ! Che piacere vederti !"

"Ai vostri ordini Ruggero. Ho saputo della febbre, non é niente, un po' di riposo e sarete in piedi come un leone".

"Ah Ahmad, mi sento già meglio! Sai, ho cacciato quella pettegola e spia di Eremberga, così potremo parlare in santa pace, da uomo a uomo. Dai raccontami una storia!"

"Vediamo... sì, vi parlerò di Rollone. Rollone fu un vichingo che visse duecento anni fa circa, si stabilì con la sua gente in Normandia. Era alto e dotato di una forza sovrumana, lo soprannominavano..."

"Rollone il Camminatore perché era così possente che non poteva montare a cavallo, un cavallo, con lui di sopra, non sarebbe durato a lungo!"

Risero entrambi.

"La sapete a memoria, vedo".

"Ahmad , qui pure i muri conoscono la storia di Rollone, di quell'altro detto Braccio di Ferro e di tutta la stirpe di sventra-draghi da cui discendo. Parlami invece del tuo antenato, quello famoso, dai, la storia della mappa, dai raccontamela dall'inizio! "

"E va bene. Tanto tanto tempo fa, quando la Sicilia era già stata conquistata dagli Arabi, viveva un bambino di nome Jawhar. Jawar e la sua famiglia erano cristiani, come sai i musulmani non obbligavano i cristiani a convertirsi, non in Sicilia per lo meno. Un giorno le finanze della famiglia di Jawhar si aggravarono e persero tutti i loro averi, pure la casa e i mobili e furono venduti come schiavi ad un ricco mercante di Qayrawan [1], una ricca città d'Africa, non lontano dalla Sicilia.

Ma Jawhar non era un bambino come gli altri, era dotato di un'intelligenza prodigiosa. Il mercante era solito giocare a Shatranj [2], un gioco che richiede notevole intelligenza perché vi sono diverse pedine da muovere e occorre anticipare le mosse dell'avversario che possono essere tante.
Jawar stava in piedi accanto al suo padrone, il suo scopo era quello di servire uva, datteri e acqua fresca durante una partita con un ospite. Il mercante mise la mano su una pedina e a Jawhar scappò una piccola reazione di disapprovazione che cercò subito di reprimere, ma il suo padrone se ne accorse e invece di farlo punire, gli chiese di dargli una spiegazione del suo comportamento. Jawhar, in tutta umiltà, disse che il suo padrone stava per effettuare una mossa che gli avrebbe fatto perdere la partita. Il mercante, con stupore, analizzò tutte le pedine dell'avversario e si rese conto che effettivamente stava per cadere in una trappola che gli sarebbe costata la partita. Il mercante e il suo ospite chiesero divertiti a Jawhar di indicare quale fosse la mossa più appropriata. Jawhar l'indicò e il mercante vinse la partita.
Jawhar aveva imparato il gioco semplicemente stando in piedi accanto al suo padrone durante le partite a Shatranj.

In breve tempo Jawhar non lavorò più come schiavo, la sua mansione divenne quella d'intrattenere gli ospiti del suo padrone, giocando a Shatranj. La sua fama si diffuse per tutta la città e ben oltre, fino ad arrivare all'orecchio dell'emiro al Muizz. L'emiro l'acquistò a peso d'oro al mercante e lo liberò dalla schiavitù, ritenendo che tenere un essere così prezioso in schiavitù fosse fare offesa a Dio.

L'emiro lo liberò anche, e probabilmente soprattutto, perché intuì che il genio nel gioco poteva essere l'espressione di un genio militare.
Lo portò in una sala dove vi era allestito un enorme tavolo con delle pedine a simboleggiare i fanti, i cavalieri, gli elefanti e gli arcieri ma vi erano anche fiumi, foreste e dune di sabbia in miniatura.

Fece venire i suoi tre migliori generali e chiese loro di sfidare Jawhar. I tre protestano inizialmente, non ritenendo Jawhar un avversario degno del loro rango, ma dovettero piegarsi al volere dell'emiro.
Per Jawhar fu come giocare a Shatranj, li batté a quel gioco senza difficoltà.

L'Emiro volle metterlo alla prova, lasciandogli dirigere una battaglia contro gli Ommayadi, una dinastia di musulmani che governava la Spagna e parte del Maghreb. Jahwar condusse alla vittoria i suoi uomini ma non si limitò a schierare con maestria le armate, a impartire gli ordini al momento giusto, Jawhar si gettò nella mischia, lottando come un leone, combattendo fianco a fianco con i più umili soldati.
Jawar aveva conquistato il cuore dell'emiro ma anche quello di tutti i suoi soldati che in migliaia lo acclamarono al suono di Rais, Rais, Rais !" [3]

"Mi fai sempre venire i brividi Ahmad quando racconti, vai avanti, dai!"

"L'emiro decise quindi di nominarlo Rais, assegnandogli tutto il suo esercito: cento mila uomini pronti a morire per lui, sicuro che Jawhar non si sarebbe mai ribellato contro l'uomo che l'aveva liberato dalla schiavitù.

Jawar e i suoi uomini conquistarono tutto il Maghreb, poi marciarono verso l'Egitto e in brevissimo tempo lo conquistarono: l'emiro al Muizz era così diventato uno dei più potenti emiri di tutto l'Islam.
Jawhar diede all'Egitto la sua capitale, fondò Il Cairo e vi fece edificare la reggia per al Muizz. Amante del sapere, vi fece costruire la sublime moschea e università al Azhar [4], che divenne rapidamente un faro di sapere per tutto il mondo islamico.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita tra i libri della biblioteca di al Azhar. E fu lì che trovò un libro che parlava del viaggio di un musulmano, vissuto un centinaio d'anni prima della nascita di Jawhar.
Si chiamava Khashkhash e viveva in Andalusia. Era un ottimo marinaio e ad ogni tramonto, vedendo il sole scomparire nel Grande Mare, si chiedeva cosa mai vi fosse oltre quell'orizzonte. E così, radunò altri valenti marinai e decisero di partire per scoprire i confini di quel mare misterioso, salpando dalla città di Delba [5], con una nave carica di viveri.

In Andalusia li aspettarono per mesi e per mesi, poi li dimenticarono, convinti che il mare li avesse ingoiati. Dopo anni spuntò all'orizzonte la loro barca. Khashkhash e i suoi uomini tornarono con animali e frutti sconosciuti e raccontarono di come, quando la speranza sembrava ormai persa, intravidero terre all'orizzonte. Appena sbarcati furono subito catturati e imprigionati da uomini con capelli neri e lisci come la seta. Dopo qualche anno riuscirono ad imparare la loro lingua e a convincerli che avevano intenzioni pacifiche e che il loro unico scopo era quello di allargare i confini del sapere.
Fu così che li lasciarono andare.
Insieme alla storia di Khashkhash in quel libro vi era una mappa che rappresentava il mondo come lo conosciamo noi oggi, ma con una larga isola accanto all'Africa, ad Occidente, l'isola dove si trovavano gli uomini dai capelli di seta".

"Ahmad, pensi che sia solo una leggenda?"

"Credo di no, noi la tramandiamo in famiglia, di generazione in generazione".

"Un giorno sarò re di Sicilia, credimi. Ma non caccerò via i musulmani, noi e voi insieme faremo cose formidabili!"

[1] Nell'attuale Tunisia.

[2] Shatranj é il nome arabo del gioco degli scacchi, all'epoca di Ruggero II ancora sconosciuto in Europa.

[3] Rais, titolo conferito al capo militare supremo.

[4] Si é persa memoria del cognome di Jawhar, passò alla Storia con il nome di Jawhar al Siqilli (Jawhar il Siciliano) e le sue spoglie sono conservate nella moschea - università di al Azhar. Jawar al Siqilli é molto conosciuto nel mondo islamico ed é considerato uno dei più grandi condottieri di sempre.

[5] L'attuale Palos de la Frontera che sarà la città da cui, sei secoli dopo, partirà Cristoforo Colombo per attraversare l'Atlantico.

Il sogno di Federico (racconto)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora