9 - La professoressa Cooper

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Ciao Tommaso,
Ho pensato di mandarti questa email e di non chiamarti vista la giornata pesante di oggi.
Stasera in televisione Mirko Mantegani, il conduttore di Complotti e Misteri, ha divulgato degli elementi sul Manuscritto di Castel del Monte dei quali normalmente non dovrebbe essere a conoscenza, visto che é tutto ancora top secret.
Come ha fatto? Chi gliele ha date queste informazioni?
Domani, quando arrivi in ufficio, puoi dire ad Aniello di fare un giro a raccogliere informazioni su Mantagani? Qualunque tipo d’informazione.
Ciao a domani,
Peppe

Inviata la mail, il commissario Priolo uscì di casa in direzione dell’hotel Prati, un discreto tre stelle in zona centro, per incontrare il suo omologo francese, Pierre Scorsetti.
Come previsto, ci mise mezz’ora a piedi.
Nella hall vi era una sola persona che lo aspettava, non poteva che essere lui.
Il commissario Scorsetti aveva la pelle nera, il cranio totalmente rasato, occhi azzurri e dei lineamenti caucasoidi. Non mostrava segni particolari d’invecchiamento a parte il pizzo brizzolato, tagliato con meticolosa precisione.
Con esitazione chiese:
“Il commissario Scorsetti?”
Si presentarono.
“Ho notato una certa sorpresa nel suo sguardo”, chiese in tono scherzoso il commissario Scorsetti.
“No é che...siccome lei si chiama Scorsetti ...io mi aspettavo...cioé voglio dire che ...”
Il commissario Scorsetti rise.
“Non si preoccupi, ci sono abituato ! Sa, la Francia é un paese con una storia molto complicata. Il mio cognome é di origine corsa, un mio lontano antenato emigrò in Guadaloupe...come si dice in italiano?”
“Guadalupa, l’isola che fa parte delle Antille, no?”
“Si, quella, grazie. L’italiano lo parlo perché mi sono trovato a lavorare a Nizza per anni, ma sono un pò arruginito...”
“Ma scherza? Io il francese l’ho studiato per anni e anni e magari lo parlassi come lei parla l’italiano!”
Si scambiarono un sorriso.
“Dicevo, questo mio antenato é poi rimasto li e sa quell’isola é un vero e proprio cocktail di etnie ci sono stati spagnoli, inglesi, olandesi, francesi, africani, indiani... Ma a proposito di cocktail, che ne dice di prendere qualcosa da bere al bar dell’hotel? Vedo che é ancora aperto”.
“E perché no, non siamo in servizio”.
“La invito io, lei é venuto a quest’ora fin qui!”
“No, no, no, che fa scherziamo? Se é per questo lei é venuto in aereo da Parigi, é lei che ha fatto più strada, sono io che la invito. Cosa prende?”
“Un Jack Daniel’s”.
“Ma no? E’ uno dei miei preferiti! Ne ho preso uno prima di uscire... ma chi se ne frega oggi é stata una giornata pesante, me ne prendo un altro!”
Brindarono.
Poi si fecero entrambi seri.
“Dunque commissario”, iniziò Scorsetti, “come forse avrà immaginato, la professoressa Cooper, che dirigeva insieme al commissario Pallavicino il progetto che portò alla scoperta del manufatto di Castel del Monte, é stata assassinata. Barbaramente assassinata. Ma andiamo per ordine.
La professoressa é partita in vacanza a Parigi per incontrare una donna. Alla professoressa piacevano le donne, penso più per schifo per gli uomini che per vera passione, da quando scoprì suo marito a letto con una sedicenne che abitava nella sua stessa palazzina.
Non aveva relazioni stabili, collezionava avventure tramite i social media. Sono sempre donne colte. Sui media incontra una certa Inge Garz, una bomba commissario, aspetti, ho qui una foto sul cellulare, guardi”.
Gli porse il suo smartphone.
“Cazz...spita! ” escamò il commissario alla vista della Garz.
Portava una camicia rossa annodata alla vita con dei jeans che erano stati tagliati all’altezza dell’inguine, scarpe rosse con tacco a spillo rosso, era appoggiata ad un juke-box, teneva in equilibrio una ciliegia sulla punta della lingua mentre con occhi languidi guardava dritto dentro l'obiettivo.
“Pure la ciliegina sulla torta!” Disse scherzosamente Scorsetti.
“E quanta panna in questa torta!” rispose sorridente Priolo.
“E questa é la Cooper”, disse mostrando una foto della professoressa: una bella donna sui quaranta, capelli castani lisci e lineamenti scandinavi.
“Eh beh, un altro genere, ma non scherza neanche la Cooper, andiamo avanti”.
“In realtà, come avrà già probabilmente immaginato, era tutta una trappola.
La Garz é stata pagata da una persona, un certo Voynich. Ovviamente si tratta di un fake name, ma per il momento non ne sappiamo di più”.
“E con una bomba come la Garz, immagino che la Cooper abbia abboccato abbastanza facilmente, al punto da prendersi una settimana di vacanza per andare a trovarla dall’altra parte dell’oceano. L’esca del sesso, funziona praticamente sempre”.
“Esatto! La Garz é una studentessa che vive a Parigi dove sta svolgendo un dottorato e mantiene un tenore di vita piuttosto alto prostituendosi occasionalmente, ha solo donne come clienti, visto che anche lei preferisce le donne. Ovviamente la Garz si é inventata un’altra identità, ha detto di essere una studentessa tedesca, di famiglia ricca, in soggiorno a Parigi per una settimana, per il matrimonio di una sua amica. Pensi che ha ospitato a sue spese la Cooper all’hotel Crillon”.
“No! L’hotel Crillon... quello bellissimo...in place....place...come si chiama quella piazza con un obelisco, vicino agli Champs Elysées?”
Place Concorde, si, esatto, quell’hotel! Ragion in più per la Cooper per abboccare, una settimana di sesso con la Garz, tra le lenzuola di seta dell’hotel Crillon!”
“Ah come la capisco la professoressa Cooper!”
Risero entrambi.
“A un certo punto la Garz ha invitato la Cooper ad andare con lei a una festa, in una villa a Versailles, per la serata di addio al nubilato della futura e immaginaria sposa. La Cooper ha accettato e le sue tracce si perdono quando la Garz fa una sosta in uno spiazzo per comprare delle sigarette”.
Il resto del racconto combaciava con il rapimento di Pallavicino, vi era una jeep, di colore diverso, ma con gli stessi caratteri apposti sulla targa, e il commissario Scorsetti aveva trovato, anche lui, gli stessi caratteri in un bigliettino fatto scivolare sotto la porta di casa sua.
Il corpo della Cooper era stato ritrovato in un casolare, in Normandia, nelle stesse condizioni del cadavere di Pallavicino : il ventre squarciato, gli organi interni estratti e una strana figura geometrica incisa sulla carne per incorniciare il volto della professoressa.
Il commissario Priolo espose il suo caso.
Confrontarono le immagini, stesso disegno inciso sul volto, stessi caratteri sul bigliettino e sulla targa.
Dalle oscure profondità della mente, inaccessibili alla coscienza, provenne la voce dello sbirro parlante che mormoro’ incessantemente é infernale, é infernale, é infernale.
Il commissario Priolo ripensò istintivamente ai caratteri del bigliettino : DC I III LI.
E da quelle profondità quella voce disse: DC come Divina Commedia.

Il sogno di Federico (racconto)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora