14 - Incontri (seconda parte)

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Il Cairo, novembre 1228 D.C.

Federico e Al Kamil si sedettero a una lunghissima tavola imbandita di ogni bene: agnello arrosto, triglie, calamari e pesce spada alla griglia, cuscus, legumi, frutta secca, vino rosso e vino bianco e una lista quasi infinita di dolci.

Al Kamil aveva fatto servire tutte le pietanze, per non avere vicino i servitori e poter così lasciar liberamente parlare il suo ospite.

Poche candele illuminavano la stanza.

Iniziarono a parlare di politica, delle crociate, delle varie forze in gioco, di come avrebbero segretamente cooperato per minimizzare il numero di morti e delle forze interne ai mondi cristiano e musulmano che mal tolleravano la loro amicizia.

Dopo questa premessa, Federico introdusse il motivo principale della sua venuta.

"Andiamo per ordine," disse Federico spezzando un pezzo di pane, "mio nonno materno, Ruggero II d'Altavilla, da piccolo udì da un suo servo delle storie di marinai arabi che sarebbero salpati dall'Andalusia per attraversare il Grande Oceano, fino a giungere a una terra popolata da uomini dai capelli neri, lunghi e lisci come la seta.

Mio nonno, persuaso dell'esistenza di quella terra, fece venire a Palermo, il più grande cartografo della sua generazione, Al Idrisi, e gli diede il compito di tracciare un atlante con tutte le terre conosciute.

E così fece.

Al Idrisi viaggiò e raccolse storie di mercanti e marinai. Ci mise sedici anni, ma alla fine tracciò quell'atlante. Ma pochi mesi dopo mio nonno Ruggero morì.

Ufficialmente morì di dissenteria, un re che muore di dissenteria? Può essere mai? Un re che muore della malattia dei soldati e della povera gente?

In famiglia non credemmo mai a questa versione dei fatti, e pensammo piuttosto che fu assassinato".

"E da chi?"

"Da chi non saprei dirti, ma penso di sapere perché fu assassinato. L'atlante che al Idrisi consegnò a mio nonno sparì con la sua morte, trovammo solo delle copie.

Jibril, il capo degli uomini della mia scorta che hai appena visto, é un pronipote di quel servo che raccontava a mio nonno quelle storie dei marinai arabi, ebbene il suo bis-nonno era certo che l'atlante originale conteneva una parte che non era stata rappresentata nelle copie successive.

Mio nonno morì per questo motivo, perché scoprì ciò che non doveva scoprire!"

"Mi addolora, ma m'intriga molto al tempo stesso.

Penso di sapere cosa tu stia cercando, vieni con me, ti voglio mostrare una stanza speciale del mio palazzo, molto speciale".

Al Kamil lo portò in un'ala del suo palazzo, due guardie li precedevano con delle torce. Arrivati in fondo a un corridoio trovarono una porta di metallo, una delle due guardie l'aprì e accese le torce all'interno della stanza che si schiarì quasi a giorno, poi la guardia uscì e le due guardie si posizionarono ai due lati della porta,batterono i tacchi al suolo e si misero sull'attenti.

I due sovrani entrarono nella stanza.

Quella stanza era piena di libri, da coprirne tutte le pareti, ve n'erano in latino, greco, copto, arabo e aramaico.

Federico si avvicinò e restò con il fiato sorpreso leggendo titoli che si credevano perduti per sempre, come la versione integrale dell'Ermocrate di Platone o il secondo libro della Commedia di Aristotele [1].

"Ma .... ma... é meraviglioso... qui...qui ci sono tutti i libri che noi crediamo smarriti, L'Ermocrate addirittura c'é chi pensa che non sia mai stato scritto ed é invece qui davanti ai miei occhi! Io ci passerei ore intere qui, che dico ore, giorni, mesi! Questa stanza é un tesoro d'inestimabile valore!"

Il sogno di Federico (racconto)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora