- Va tutto bene...almeno spero - la figura distesa sul letto davanti al mio si era raggomitolata sotto le coperte con fare protettivo.
Dal sottile lembo di stoffa potei intravedere due occhi scuri spaventati, così come il leggero tremolare che lo rendeva incredibilmente adorabile.
Si chiamava Tamaki, o almeno era il nome che avevo potuto scorgere sulla targhetta del suo letto.
Al contrario di me era in perfetta forma, aveva solamente qualche graffio sul volto e una piccola fasciatura lungo il collo.
Avevamo condiviso la stanza per qualche giorno a dire delle infermiere.
Mi ero risvegliata così, con lui accanto in quelle condizioni.
Avevo sperato che con il passare dei giorni le cose potessero migliorare.
Alla fine non ricordavo nulla di quello che era successo, un po' di compagnia era quello di cui necessitavo al momento.
Strinse gli occhi notando che avevo smesso di fissarlo, voleva testarmi? Non potevo dirlo, semplicemente mi stavo arrendendo all'evidenza che quella persona mi temeva.
Era sgradevole da dire ma era così, potevo scorgere del timore nei suoi occhi così profondi.
- Va tutto bene, domani mi rilasceranno e non ci vedremo più - sorrisi dolcemente cercando di non riversare la mia antipatia verso di lui.
Notai le sue piccole orecchie appuntite fare capolino come ripresesi da una forte paura.
Ricordava uno di quelle creature magiche che i bambini spesso vedevano alla televisione.
-...Mi dispiace...- disse abbassando lo sguardo mentre i suoi occhi vagavano selvaggi sul pavimento,
- Non devi scusarti, il fato ci ha fatto conoscere in un modo poco piacevole non trovi? - era vero, entrambi eravamo in una stanza di ospedale, luogo non molto piacevole dove imbandire una conversazione.
Tamaki mi fissava lentamente, lo sguardo rigido sulla mia targhetta era come un'arma affilatissima.
- ...Fai...fai finta che sia in mutande...- concluse riportando la testa sotto il suo scudo di flanella sconfitto.
Sgranai gli occhi a quelle parole.
Era davvero anche così maleducato?
Spostati lo sguardo immediatamente.
Non volevo assolutamente avere a che fare con lui al momento.
"Perché voglio sempre fare amicizia con tutti?" strinsi i palmi delle mani con violenza.
Non ero adatta a quel tipo di situazioni, non lo ero proprio.
Il moro al contrario sembrava deciso a non dirmi nulla, il suo corpo tremante era percepibile da lontano.
"Siamo sulla strada giusta" pensai mentre le coperte confortevoli iniziavano ad avvolgere il mio corpo ancora dolorante.
Il silenzio almeno non era qualcosa che dovevo ricercare. Era lì.
Tra me e il ragazzo sconosciuto fortemente spaventato da me.
Provai a chiudere gli occhi intenta a dormire una volta per tutte, ma un rumore, un maledetto rumore mi distrasse anche dalla mia ultima speranza di investire il mio tempo adeguatamente.
Qualcuno stava mangiando, ne ero certa.
Potevo udire quel mastichio così inconfondibile che nessuno avrebbe potuto dirmi il contrario.
Mi alzai di scatto in preda alla certezza che quel Tamaki stava facendo qualcosa di fortemente scorretto.
Lo sorpresi ad addentare un buon panino con pollo fritto e insalata.
Lo fissai scioccata.
- Da dove arriva quello? - domandai in preda all'ansia perenne,
-Questo? Intendi il panino? - mi guardò confuso,
- Sì, quello, dove lo hai preso? Non l'ho visto prima - asserii vinta dalla curiosità.
- È per la mia riabilitazione...Il mio Quirk sfrutta il cibo - ammise leggermente imbarazzato.
- È il motivo per cui ora le tue mani sono diventate due zampe di gallina? - chiesi notando qualcosa di strano in lui. O erano le medicine oppure era davvero questo Quirk di cui parlava.
- Si è proprio questo il mio potere...ma non è gran cosa in confronto a molti altri eroi, non capisco neanche perché sto cercando di diventarne uno...- il suo tono si era completamente rattristato.
Lo fissai confusa, sembrava un potere molto utile a mio avviso.
Doveva essere fortunato.
- Ehy...Il tuo quirk non è così orrendo sai? Sembra molto utile! - provai a consolarlo non sapendo cosa dire.
- Io al contrario non ricordo neanche più se ne avevo uno o che tipo di potere era - ridacchiai ironica.
Era la verità, non avevo idea di quale potere fossi dotata.
Il moro alzo' lo sguardo esitante nel parlare per qualche secondo.
- Non lo sai? - potevo leggere confusione nei suoi occhi,
- Sono vittima di un'amnesia, purtroppo non ricordo molto di me o di quello che so fare - dissi indicando il suo braccio trasformato.
- Mi hanno solo detto di riposare e aspettare qualche giorno, qualcosa tornerà alla mente piano piano...- conclusi sdraiandomi esausta di nuovo sul letto.
- Il tuo nome...- mi rispose lui quasi immediatamente.
- Lo ricordi, le infermiere te lo hanno chiesto - vidi la sua mano fissare la targhetta affissa alla mia postazione,
- Se è solo amnesia puoi guarire giusto? - notai un tono speranzoso in lui che fu subito accompagnato da un altro attacco di timidezza.
- Si...posso guarire, dovrò solo aspettare che il tempo faccia la sua parte - ammisi con tranquillità.
Se era davvero come avevano detto i dottori tutto sarebbe andato per il meglio.
Solo qualche giorno, nulla di più.
Il traguardo era più vicino di quello che poteva sembrare.
- Allora...Perché sei qua dentro? - stavolta la domanda fu mia.
Volevo sapere, non ero a mio agio nel parlare solo della mia situazione.
- Ho preso parte ad un incidente qualche giorno fa durante lo stage che la mia scuola organizza ogni anno. Davvero un luogo orribile dove escogitare un tale caos...- proseguì cautamente,
- Ci sono stati vari feriti, tanti eroi si sono fatti male - lo indirizzai verso di me,
- Conoscevi qualcuno? - chiesi ancora più affamata di informazioni.
- No, solamente l'addetto al mio stage e alcuni miei compagni di classe.
Nessun'altro - sospirai avvilita.
Nulla stava andando per il verso giusto.Note autrice:
Buongiorno piccoli miei! Oggi siamo qui con il nostro Tamaki, personaggio richiesto da Kumoh_Kyoka :3
Spero ti piaccia!
Al prossimo capito!
- Blue
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Amnesia - My hero academia X Reader
Fiksi PenggemarMi ero risvegliata in una sala di ospedale, attaccata con forza ai mille macchinari come spesso si vedono nei film. Non ricordavo nulla, ne' come fossi finita li dentro ne' chi mi aveva ridotto in quello stato. I dottori mi avevano parlato di un inc...