"Siamo alle solite"

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Siamo alle solite. È solo il primo giorno di lavoro dopo le vacanze estive e sono già in ritardo. Mi intrufolo nell'ufficio degli specializzandi e già sono tutti a lavoro... Perfetto, tutti si girano a guardarmi...

Cosa vuoi che sia? Ormai mi riconoscono per le mie figure di merda. Sono sempre io, Alice Allevi, sogno di diventare una dottoressa in medicina legale, ma secondo molti è una cosa impossibile per un'imbranata come me. Mi siedo al computer e apro le mille cartelle di studio con le ricerche della Boschi (o più comunemente soprannominata "Wally") ancora da consegnare. E come se non bastasse, arriva lui, sempre bello, sempre con quel ghigno sul viso, con la barbetta curata, capelli curati... O, ma cammina verso di me! tanto bello quanto stronzo. Mentre fisso un punto totalmente a caso della camera, da cui partono i miei assurd film mentali, CC mi chiama. Claudio Conforti, arrogante e presuntuoso... Ma è pur sempre il mio capo. Mi guarda appoggiandosi alla porta alzando un sopracciglio: "Hey Sacrofano, forza a lavoro!" batte le mani davanti al mio viso come per svegliarmi dalla trance. "Abbiamo un sopralluogo da fare, vieni o devi finire di sognare ad occhi aperti?". Deve sempre trovare qualcosa che non vada bene... Ma come posso digli di no? Non gli ho ancora risposto che già è sul punto di scende le scale dell'Istituto. Prendo di corsa la borsa facendo cadere alcune cose dal suo interno,allo stesso tempo cerco di sistemare i capelli in una coda alta. "Aspetta!!" provo a seguirlo e lui mi incita velocemente a salire in macchina dando uno sguardo al suo orologio da polso. Probabilmente di qualche marca famosa e costosa, di cui non conosco il nome. Faccio come dice rapidamente e inizio a guardarmi allo specchietto, sento i suoi occhi puntati addosso come una specie di radar. Arrossisco violentemente e guardo fuori dalla sua SLK grigia. Mi sale alla mente quella sera del congresso in toscana... Per lui "irripetibile ed indimenticabile", effettivamente non ho mai provato nulla di simile con Arthur in-Oh cazzo! Arthur!
Avevo promesso di richiamarlo il prima possibile, doveva parlarmi... Forse oggi pomeriggio torna a Roma, e potremmo chiarire quella questione. Si, l'ho lasciato sulle scale senza nemmeno degnarlo di un saluto... Non ho deciso ancora nulla, come potrei?... Finalmente arriviamo sul luogo del delitto. Da lontano scorgo la figura di una donna, era distesa di schiena in un prato, si nota chiaramente il viso sfregiato da una caduta. "Allevi, riprendi tutto." guardo Claudio e mi precipito a prendere la macchinetta nella borsa, inizio a registrare. "Individuo di sesso femminile, alta circa 1.75, età... Intorno ai 25 anni, ci sono diverse emorragie di cui più gravi sul viso, cranio e bacino. Presenta molte ecchimosi provocate dalla caduta e due sui polsi, precedenti sicuramente alla morte." ascolto accuratamente le spiegazioni di Claudio e mi soffermo con la fotocamera sulle emorragie, faccio caso ad un tatuaggio tribale sul collo della vittima. Doveva essere davvero una bella donna, alta e con un bel fisico asciutto, i capelli di un nero brillante, del viso non posso dire molto... Ma vedendola nelle foto della polizia, date dalla famiglia, si può dire che dovesse essere una ragazza solare e che amava la sua vita... Ogni volta mi fanno quest'impressione. Mi guardo un po' intorno e vedo due signore piangere. "Alice? Forza, o ti lascio di nuovo a piedi." lo seguo senza dire nulla e mi rendo conto di aver lasciato la borsa sul muretto nello spiazzale. "Ho dimenticato la borsa! Vado e torno! Non-partire!" posso sentire da lontano uno sbuffo molto sonoro del mio capo. Corro a prendere la borsa, quando torno non c'è già più. Perfetto, come non detto. Per andare via dovrò prendere 2 autobus e 1 taxi... Ma quando vedo un signore aggirarsi per il giardino rimanendo in disparte e tenendo in mano una foto con lui e la ragazza decido, dopo tanto tempo, di impicciarmi per l'ennesima volta. "Ti fai troppo coinvolgere, questo lavoro non fa per te." ohhh! Sta zitto CC...

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