61. Ti farai venire un infarto.

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La pazienza non era mai stata il mio forte, dovevo riconoscerlo. Quando desideravo una cosa, la volevo subito, perché non riuscivo a concepire di dovermene stare con le mani in mano ad attendere.

Tuttavia, per far visita a Dominic, avevo atteso molto più di mezz'ora.

«Puoi entrare», Greta mi diede una leggera pacca sulla spalla. Ero sulla porta quando mi afferrò il polso, costringendomi a guardarla. «È molto debole, non fargli troppe domande».

Mi soffermai su di lei, inclinando il capo. Mi conosceva troppo bene quindi, nonostante annuii, non riuscii a prometterle niente, perché sapevo che volevo delle risposte e lui era l'unico che potesse fornirmele.

Il medico mi aveva preso in disparte. Avevo utilizzato la scusa di essere un parente stretto di Dominic affinché ne parlasse con me, dal momento che sua madre si era allontanata un attimo.

Lui aveva capito che avevo mentito, ma mi aveva visto con la madre, quindi non ci diede molto peso o, almeno, così lo avevo interpretato.

Fatto sta, che quello che mi aveva riferito non mi era piaciuto per nulla.

«Mi dica, dottore. È qualcosa di grave? Pensavo il sangue fosse sufficiente», domandai preoccupata. La sua faccia non si smosse, sembrava, anzi, inciso nella pietra.

«Ed è così: dovrebbe rimettersi presto. Ciò che mi preoccupa sono le cicatrici e le contusioni che ha per tutto il corpo e che, sicuramente, non sono il risultato di questo incidente».

Spalancai gli occhi. «Che intende dire?»

«Che mi preoccupa di più il suo stato fisico precedente all'incidente. Lei sa dirmi se è implicato in qualche rissa, se riceve minacce o, non so, ha problemi con se stesso e se li procura da soli?».

Non avevo saputo rispondere, ma Dominic avrebbe dovuto farlo. Non aveva più via di scampo.

Le parole del medico mi avevano dato tanto da riflettere: iniziai a pensare a quando scoprii che aveva lividi sul corpo, a quando l'avevo visto mezzo ammaccato fuori la sua casa e alla strana conversazione che avevo sentito durante il matrimonio.

Da cosa non poteva scappare?

Il ricordo cui preferivo aggrapparmi era quello di Dominic, era sempre stato così perché, volente o nolente, era il mio migliore amico, l'unico che si era preso cura di me.

Nonostante avessi legato tanto anche con Greta, il suo ricordo era anche doloroso, poiché era tra quelle che mi prendeva di mira; Dominic, al contrario, anche quando mi tirava la gonna o i codini, restava sempre carino.

In un certo senso, grazie ai suoi scherzi, nessun altro aveva intrapreso quella strada. Dominic era un bravo ragazzo, aveva il viso angelico che faceva esaltare le ragazze ma, quando si trattava di me, si trasformava.

«Mi stavo giusto chiedendo che fine avessi fatto». Il suo sorriso era mezzo spento, la mano tesa verso l'alto in un invito a stringerla.

«Ed io mi chiedevo come ti saltasse in mente di spaventarmi in questo modo». Occupai il posto sulla sedia accanto al letto, vedendolo ridacchiare.

«Guarda il lato positivo: se fossi morto, avresti potuto capire se ti mancavo o no». Lo colpii al braccio.

«Non è divertente. E mi manchi sempre». La sua bocca si sollevò verso l'alto, in una smorfia.

Suspended ( #1 Trilogia: La scelta )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora