48. Questi atti osceni risparmiatemeli, grazie.

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Quando t'improvvisi detective, non puoi essere certo di come le indagini si svolgeranno e, tantomeno, conoscere i risultati finali. Puoi solo sperare.

Si dice che la speranza sia l'ultima a morire e, col passare degli anni, ho iniziato a crederci pure io: mentre il bene finiva, mentre l'amore crollava, la speranza rimaneva in piedi.

Ma era proprio la speranza che non volevo: perché sperare di ricevere risposte alle lettere che non avrei mai potuto inviare ai miei genitori? Perché sperare di poter conoscere la verità? Perché sperare di poter cambiare vita?

La speranza è la più grande e feroce delle illusioni.

Ed io ero felice d'averla persa.

Proprio per questo non davo retta ai discorsi di Damian sulla sicurezza. Lui pensava che dicendomi "va tutto bene" mi sarei calmata; credeva che una carezza potesse rimediare a tutto e, in un certo senso, amavo quella sua innocenza.

Tutti credevano che fossi una persona ingenua quando era evidente il contrario. Il fatto che credessi nella bontà altrui, non significava che non sapessi dell'esistenza del male: ma nessuno nasce cattivo, sono le circostanze a condurci. E, proprio perché lo si può diventare, sostengo che si possa anche redimersi e cambiare strada.

«Oggi sei troppo silenziosa». Damian era seduto accanto a me sul divano di casa sua. Mi aveva concesso di riposare il capo sulla sua spalla, dicendo che poteva anche abituarsi a quel nuovo contatto umano. «Se sei preoccupata per Massimo, ti ripeto che-».

«Non sono preoccupata per lui, anzi, non lo sono affatto». Ammetterlo ad alta voce mi faceva uno strano effetto: possibile che non avessi paura di morire? «Vorrei che la smettessimo di tornare su questo tassello, almeno per un po'. Non abbiamo altre informazioni, il mio cellulare è sotto controllo quindi, per favore, parliamo d'altro».

Era difficile da rendersene conto ma, il fatto che le nostre conversazioni riguardassero solo la mia salvezza, faceva sembrare che non avessimo altri argomenti su cui discutere. E che futuro possono avere due persone se non sanno comunicare?

«Di cosa vuoi che parliamo?» Era proprio la domanda che non volevo ricevere.

Osservai il suo riflesso all'interno del televisore spento. Erano pochi i momenti che avevamo per stare da soli, ormai eravamo sempre in compagnia di Finn o di Rosa e, per quanto amassi quest'ultima, desideravo un po' più di spazio per me stessa.

«Parlami un po' di te. Non credo di conoscere molto», in realtà, a parte il suo nome, il suo cognome e un po' della sua storia, non conoscevo altro. «Quanti anni hai?» domandai, ricevendo un'occhiata divertita da parte sua.

«È davvero questo che vuoi sapere?» Mi sforzai per non fargli troppo male quando gli tirai un pugno giocoso sul petto.

«Stupido, devo pur conoscere la tua età».

«Va bene, basta che dopo non ti lamenti perché sono troppo vecchio». Stava scherzando, ne ero sicura. «Ne ho 23», si sporse in avanti, per osservare la mia espressione.

«E allora? Ci dividono solo tre anni, signor Adulto», mi raddrizzai con la schiena, riuscendo ad allontanarmi dal suo corpo per poterlo vedere bene in volto. «Quand'è il tuo compleanno?»

Pensandoci, non mi ero mai preoccupata di chiederglielo anche se, visto come andavano le cose tra di noi fino a un paio di settimane fa, dubitavo che sarebbe stato disposto a rispondere.

Suspended ( #1 Trilogia: La scelta )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora