La notte era sempre stata spaventosa, per me. Era di notte che tornavano i ricordi e che i mostri prendevano forma. Ne capivo l'identità; ne morivo, ogni volta.
Avere Rosa nella mia stanza, invece, mi rilassava. Lei era pronta a difendermi e, nel peggiore dei casi, a chiamare rinforzi.
Di notte avevo attacchi più potenti. Greta non ne sapeva niente, perché spesso erano silenziosi; spesso, erano peggiori.
Quando fai gli incubi e urli, le tue stesse grida ti tirano fuori. Hai la sicurezza di avere un appiglio al presente.
Quando, al contrario, gli incubi sono silenziosi, devi cavartela da sola. Sei imprigionata nel tuo stesso sogno, non puoi reagire, perché il tuo corpo rimane sospeso in un'altra dimensione. E più non ti piace, più ti avvolge.
Rosa era il mio appiglio alla realtà. Sapevo che avrebbe vigilato sul mio corpo e, se mi fossi girata e rigirata nel letto, lei mi avrebbe colpito fino a riprendere i sensi. E, poi, si sarebbe occupata di consolarmi e farmi riposare.
Non mi faceva piacere che qualcuno conoscesse i retroscena della mia vita. Significava che, quel qualcuno, era capace di mettermi a nudo; significava dargli un potere inimmaginabile. Ma di Rosa mi fidavo.
«Va bene, è il tuo turno, ma sta' attenta. Sono ad un passo dalla vittoria». Non era del tutto vero. Aveva mangiato una pedina in più rispetto a me, ma io avevo la dama che a lei mancava. Potevo fare avanti e indietro e sconfiggerla.
«Posso batterti, ma potrei non farlo ed evitarti l'umiliazione». Spostai la pedina in avanti, accostandola all'altra e circondandola. Una era bloccata.
«È questo che ti dici per salvaguardare il tuo orgoglio?» Fece un passo verso sinistra, proprio come avevo calcolato.
«No, è quello che ti servirebbe per non morire di vergogna». E, nel dirlo, le portai via tre pedine.
«Questo è barare! Non avevi detto che si potesse fare», mi accusò, balzando a sedere.
«Hai letto le istruzioni, Rosa. Accusi te stessa di imbrogliare?» Lanciò un urlo sommesso, tirandomi un cuscino e facendomi, di conseguenza, ruzzolare all'indietro.
«Non voglio più giocare».
«La partita non è finita, puoi ancora cambiare le sorti del gioco», cercai di persuaderla, senza successo.
«Tanto lo sappiamo che vinci sempre tu». Se possibile, s'imbronciò ancora di più. «Vado a prendere da mangiare, poi cambiamo gioco».
«Alle due di notte, Rosa? Davvero?» In risposta, ottenni un borbottio indistinto.
Avevamo deciso di non dormire e, stavolta, non per colpa mia. Rosa aveva deciso di festeggiare così il nuovo anno, anche se con un po' di ritardo.
Mi sdraiai sul letto, sentendo l'alcol scuotersi nel mio stomaco. Non era stata un'ottima idea bere, anche se erano stati solo due bicchierini. Non lo reggevo proprio, forse per questo Rosa aveva insistito. Mi lasciavo più andare sotto l'effetto dell'alcol. E non le facevo pesare quanto mangiasse.
Chiusi gli occhi, concentrandomi sul rumore che proveniva dalla cucina. Mi chiesi con che cosa si sarebbe presentata, dopo. Già me la immaginavo, tutta insozzata, camminare verso di me e pretendere di occupare il posto accanto al mio.
Non glielo avrei permesso, solo per infastidirla un po'. Feci finta di dormire quando la sentii risalire le scale di corsa, aspettandomi di sentirla saltare sul letto per svegliarmi a suon di schiaffi.
Non glielo avrei permesso, naturalmente. Mi divertiva coglierla di sorpresa. Quando fui certa di averla praticamente accanto, aprii gli occhi e le afferrai il polso.
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Suspended ( #1 Trilogia: La scelta )
RomanceTRILOGIA "LA SCELTA": LIBRO 1 [COMPLETO - Da revisionare] «Perché fai tutto questo? Mi conosci appena...» «Forse perché sei l'unica che lo merita». Miriam Bassi si è diplomata da circa due anni in Psicologia e lavora in un'osteria per mantenersi. Or...