Capitolo |1|

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Bianco
La prima cosa che vidi appena aprii gli occhi fu il bianco. Bianco assoluto.
Inizialmente credetti di essere in paradiso ma quando mi misi seduta con un po' di fatica notai di essere in una stanza con pareti e pavimento bianco priva di mobilio eccetto il lettino sul quale ero sdraiata, uno specchio e un piccolo tavolino anch'esso bianco.

Rimasi ferma seduta sul lettino con le gambe a penzoloni per qualche minuto cercando di capire in che posto mi trovassi; magari grazie a una qualche scritta, un vetro, una porta...

Non vedendo niente da quella distanza sulle pareti scesi dal lettino rabbrividendo per il freddo delle piastrelle a contatto con i miei piedi nudi. Camminai lentamente percorrendo il perimetro della stanza lasciando scorrere la mano sul muro alla ricerca di una fessura. Non sentii nulla; sembrava fossi in un'enorme scatola senza entrata o uscita. 

Allora mi diressi allo specchio a figura intera appeso a una parete; mi sentivo strana, c'era qualcosa che non andava. Mi fermai lì di fronte e, alzando lo sguardo per vedermi, spalancai gli occhi. Non avevo nemmeno un'imperfezione sulla pelle; non un brufoletto, un pelo o una cicatrice... Mi tornò in mente tutto di colpo.

Provai di nuovo la sensazione di rumore bianco nelle orecchie e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Caddi in ginocchio a terra, mi rannicchiai e lasciai andare i singhiozzi. 

La crisi durò poco però. Fu sostituita da un certo senso di consapevolezza: dovevo essere morta. Tornai in piedi spostando lentamente lo sguardo sul riflesso del mio corpo nello specchio e sfiorai con le dita il punto in cui ci sarebbe dovuta essere la cicatrice, il segno della ferita. Non c'era più nulla e non sentivo nemmeno dolore, né lì né tra le gambe. 

Guardai il viso di quello che sarebbe dovuto essere il mio riflesso e lo pulii dalle lacrime. Poi presi una ciocca dei miei capelli tra le dita e lo guardai confusa: non erano più castani ma biondo platino; talmente chiari da sembrare bianchi, perfettamente tagliati e pettinati.

Sentii di colpo quella che sembrava una porta scorrevole quindi subito corsi al letto, avvolsi il mio corpo nudo nel lenzuolo e mi girai verso il rumore.
Una porzione del muro si era spostata rivelando una donna vestita con abiti bianchi da dottore ma con i capelli rossi, in netto contrasto con il pallore della sua pelle e del vestito, legati in una crocchia perfetta.
Senza dire niente posò dei vestiti, bianchi anch'essi, sul tavolino insieme ad un vassoio con una brocca d'acqua, un bicchiere e un piatto di carne e verdure. 
Mi vestii non appena la donna uscì dalla stanza. Erano un intimo, una camicetta a maniche corte bianca,  una gonnellina e delle scarpette aperte con un bel tacco. Sorprendentemente ero in grado di camminare senza spezzarmi una caviglia; come se fossi abituata ad usarli. 
Mi specchiai. Non mi piacevo; o meglio, mi vedevo strana.
Non mi sentivo me stessa ma quella divisa mi era familiare. Lessi il ricamo blu a livello del cuore: WICKED. Sentii di conoscerla ma nella mia testa c'era qualcosa che non andava; era tutto molto confuso e percepivo la presenza di più ricordi di quelli che avrebbero dovuto esserci. 

Mi sedetti sul lettino con il vassoio sulle gambe e mangiai tutto in poco tempo. Incomparabile rispetto a ciò che ero abituata a mangiare nella Radura, con tutto il rispetto per il lavoro di Frypan. 

Poco dopo la stessa donna entrò nella stanza e mi fece cenno di seguirla. Io obbedii curiosa di sapere dove mi trovassi, se fossi effettivamente morta o se avessi immaginato tutto. Uscimmo su un lungo corridoio del quale cercai di cogliere più particolari possibili. Sembrava tutto uguale: vetri a specchio alternate con alcune porte, purtroppo tutte chiuse. Finalmente si fermò davanti a una di esse. 
Bussò e abbassò la maniglia indicandomi di entrare. 
Davanti a me c'era una scrivania con una donna bionda severamente vestita seduta dietro.
«ciao Amelia» mi salutò con voce dolce rivolgendomi un leggero sorriso «siediti qui» mi indicò una sedia davanti alla scrivania.
Mi sedetti dove aveva indicato e la guardai confusa «come sa il mio nome? dove siamo? » chiesi «oh Cara, ti conosco molto bene. Tu forse non ti ricordi ancora di me ma ti garantisco che io e te siamo molto legate» allungò una mano verso di me «sono Ava Paige» gliela strinsi titubante
«come mai i miei capelli sono bianchi? E io dovrei essere morta se non sbaglio» le feci notare «è solo una conseguenza dell'intervento a cui ti abbiamo sottoposto per rimetterti in vita» parlò con tutta calma, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Io ero scioccata «com'è possibile? perché l'avete fatto? e ancora non mi ha detto dove siamo» lei intrecciò le dita delle mani sul piano della scrivania «Sai, la tecnologia e la medicina hanno fatto passi da gigante; non potevamo permetterci di perderti. E il resto lo capirai da te quando la tua memoria sarà tornata» decisi di non andare più a fondo. Qualcosa mi diceva di non avere paura di lei.  « gli altri?» chiesi preoccupata che fosse successo qualcosa di brutto; non sapevo neanche quanto tempo fosse passato «sono ancora nella radura non preoccuparti. Tra pochi giorni arriverà un nuovo ragazzo; la vita continua»  spiegò facendomi in parte tranquillizzare. «non...posso vederli?» chiesi speranzosa, lei scosse la testa «non di persona. Ma visto che non sei una sconosciuta in questo posto possiamo farteli vedere attraverso le telecamere. Ancora non lo ricordi ma presto capirai cosa intendo» mi brillarono gli occhi di un misto di gioia, curiosità e allo stesso tempo sospetto; per tutto quel tempo eravamo costantemente controllati da loro...come avevamo potuto non notarlo? O forse i ragazzi volontariamente non mi avevano mai raccontato nulla in proposito. E poi non sapevo se essere contenta di riavere la mia memoria. La donna si alzò e mi accompagnò al piano superiore in una stanza piena di schermi, tastiere e pulsanti luminosi.
Mi sedetti su una poltrona e attivai una "scacertola", come mi aveva spiegato la donna, iniziando a farla vagare per la radura cercando i miei amici. 

Era la cosa più importante in quel momento.

The Maze Runner- The ImmortalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora