Capitolo |7|

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Improvvisamente sentimmo degli urli.
Thomas e Minho stavano correndo verso di noi gridandoci di scappare.
Guardai dietro di loro notando gli spaccati che li inseguivano quindi iniziai a correre seguita dagli altri; Newt correva vicino a me e lo notai zoppicare. Che si fosse ferito durante la fuga dal labirinto? Nemmeno i miei ricordi completi riuscivano ad aiutarmi.

Corremmo il più velocemente possibile per cercare di seminarli ma ci stavano alle calcagna; per il terrore di essere presi anche i meno sportivi correvano come matti. Notammo una porta di metallo davanti a noi e subito ci infilammo tutti dentro pigiandoci per la fretta ma uno dei nostri, uno degli ultimi del gruppo, fu afferrato dagli spaccati che subito iniziarono a dilaniarlo con le unghie nella sua carne per tirarlo a sé. Minho e gli altri provarono a strapparlo dalla loro presa ma lui ci gridò, tra le urla, di andare.
Dopo un attimo di ripensamento -ovviamente era più che difficile per chi l'aveva conosciuto da anni- lo lasciarono andare approfittando della distrazione degli esseri. Così tornammo a correre sempre più velocemente nonostante la stanchezza e raggiungemmo di nuovo il deserto. Per fortuna il temporale era finito -avevo infatti iniziato a pensare fosse solo un'altra prova creata a tavolino dalla WCKD- ed eravamo riusciti a seminare gli spaccati tra i corridoi e le rovine di pilastri caduti.
Smettemmo di correre solo quando fummo certi di essere abbastanza lontani dall'edificio, giusto per sicurezza.
Ormai eravamo entrati nella città: eravamo circondati da palazzoni fatiscenti che scricchiolavano appena tirava un filo di vento; alcuni di essi erano parzialmente crollati e ad altri l'unica cosa che impediva di farlo erano quelli vicini a cui si appoggiavano. Ogni volta che passavamo sotto a uno di essi temevo che ci crollasse addosso.

Le montagne erano ancora lontane purtroppo.
Ci rifugiammo in un edificio visto che stava sorgendo il sole e ci mettemmo tutti a dormire, io tra Minho e Newt; solo Thomas rimase sveglio per fare la guardia.

Fui svegliata da delle urla e subito scattai in piedi.
Erano tutti svegli, ma non eravamo soli: un gruppo di uomini armati ci avevano circondato, erano loro ad aver urlato.
Raggiunsi Minho e Newt «che succede?!» esclamai «questi tipi dicono che siamo entrati nel loro territorio. Thomas è andato a parlare col capo»
Mentre aspettavamo scrutai gli uomini con diffidenza e notai uno di loro mangiarmi con gli occhi e leccarsi le labbra. Doveva averlo notato anche Newt visto che si mise davanti a me per evitare che mi guardasse ancora, allora mi nascosi volentieri dietro di lui disgustata. Erano di sicuro tutti contagiati dall'eruzione per di più, anche se non ancora oltre l'andata.

Minho provò a parlare all'unica ragazza del gruppo chiedendo informazioni ma lei, in cambio, gli fece un bel taglio sul sopracciglio con un coltello. Lo facemmo allontanare per evitare una rissa -nella quale saremmo di sicuro stati in svantaggio visto che erano armati fino ai denti-  e gli sistemai la ferita attendendo il ritorno di Thomas.
Uscí dalla stanza con un uomo, che appresi chiamarsi Jorge, che riuscí a far allontanare gli uomini armati che erano con lui per poi portarci in una stanza sotterranea distribuendoci del cibo in scatola. Dai discorsi degli altri capii che ci avrebbe aiutato a superare la città, solo che nominarlo anche un certo "braccio destro" confondendomi le idee.
Stavamo ancora mangiando quando qualcosa esplose nel corridoio facendo crollare parte del soffitto e dei massi sollevando un nuvolone di polvere.
Newt mi aiutò ad alzarmi «Amy stai bene?» controllò che non fossi ferita e si rilassò. Nessuno era stato schiacciato dai massi. Uscendo di nuovo in superficie notammo che mancavano Thomas e Brenda -così si chiamava la ragazza che stava con Jorge e che aveva attaccato briga con Minho- ma l'uomo ci tranquillizzò dicendo che Brenda conosceva benissimo i tunnel e che ci avrebbero raggiunto presto.
«raggiunto dove? E perché dovremmo fidarci?» chiesi all'uomo scettica.
Thomas rispose al posto suo spiegandomi che si erano messi d'accordo per scappare e andare dal Braccio Destro, un gruppo di ribelli che combatteva la Wicked e liberava i ragazzi, per unirci a loro e aiutarli.
Senza nemmeno chiedercelo fummo tutti assolutamente d'accordo. Per quanto non fossi felice di non tornare da Alan sapevo che la priorità era liberare gli altri dalle grinfie di mia zia.

Camminammo sotto il sole per quella che mi parve un'eternità.
Thomas ci raccontò tutto quello che si erano detti, tipo che stavamo cercando un certo Marcus che sapeva dove si nascondessero i ribelli.
Ci fermammo una volta arrivati davanti a una sorta di locale; mi sembrava assolutamente fuori luogo che in un posto come quello, pieno di spaccati, ci fosse una discoteca -con tanto di musica e alcol!- ma immaginai che preferissero distrarsi così piuttosto che pensare al virus che gli stava mangiando il cervello.
Ci dividemmo in cerca di Marcus -un tipo biondo, abbastanza vecchio, che garantivano fosse più che facile riconoscere nella folla- e di Thomas e Brenda.
Io entrai con Newt che mi teneva stretta la mano per non perdermi tra le numerose persone che ballavano ubriache una contro l'altra completamente prese dalla musica.
Alcune donne, probabilmente prostitute, si strusciavano su degli uomini e si muovevano sinuose per attirarli -esistevano ancora soldi in questa società?-; una di esse fece cenno a Newt di avvicinarsi e, vedendolo ignorarla, ci raggiunse posando una mano sul suo petto, fermandolo «ciao tesoro. A un ragazzo carino come te farebbe piacere un po' di compagnia?» lo guardò con sguardo languido e ignorandomi completamente «ha già compagnia. Andiamo Newt» lo tirai via dalla sua presa allontanandomi con lui tra la calca.

Cercammo Thomas, Brenda e il mitico Marcus per alcuni minuti quando Newt mi trascinò fino a un punto preciso dove vidi Thomas che, sdraiato a terra, non riusciva a rialzarsi; pensai che doveva aver bevuto. Che razza di cretino si fida a bere chissà cosa in un posto pieno di pazzi? Non siamo mica a una gitarella di piacere.
Lo tirammo in piedi di peso e riuscimmo a portarlo fuori dal locale dove già si erano riuniti gli altri con Brenda.
Jorge, che teneva stretto un uomo impedendogli di scappare, ci guidò fino a un appartamento in un palazzo vicino al locale dove legò l'uomo a una sedia.
Io e Newt posammo Thomas, svenuto, sul divano in salotto. Eravamo tutti distrutti per il sonno arretrato e la camminata quindi ci dividemmo nei materassi e divano. Essendo l'unica ragazza, oltre a Brenda che invece stava con Jorge in salotto, riuscii ad accaparrarmi una stanza col bagno dove poter stare sola. Mi sdraiai subito sul letto sfinita e provai a dormire ma ciò risultò stranamente difficile: ero agitata e non ne capivo il perché -anche se trovarsi in una città distrutta con il virus che probabilmente girava nell'aria era una spiegazione più che plausibile-.
Poco dopo sentii la porta socchiudersi e vidi Newt fare capolino dallo spiraglio «oh...scusami per averti svegliato. Me ne vado» fece per uscire ma lo chiamai facendolo tornare con la testa dentro «rimani qui? Non riesco a dormire» lui annuii ed entrò chiudendo la porta per poi venire a sdraiarsi vicino a me guardandomi con dolcezza.
Ricambiai lo sguardo e finimmo per fissarci reciprocamente negli occhi per quelli che parvero minuti.

The Maze Runner- The ImmortalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora