DIMENTICO DI CANCELLARTI

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CI ASSOMIGLIAMO MA NON CI APPARTENIAMO.

La notte è così chiara che SungJin ha voglia di perdersi e non trovare nessuno che lo porti indietro, di non cercare nessuno che lo porti indietro

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La notte è così chiara che SungJin ha voglia di perdersi e non trovare nessuno che lo porti indietro, di non cercare nessuno che lo porti indietro. Le luci dei locali lo confondono, sente la testa più leggera e un forte odore di fragola gli invade le narici; abbassa lo sguardo sul bicchiere tra le sue mani pensando che a lui le fragole nemmeno piacciono. Troppo dolci per i suoi gusti, lui preferisce l'aspro. Il ragazzo storce il naso e lascia scorrere il liquido forte e appiccicoso tra le dita delle mani, lasciandolo cadere a terra e schizzando le sue scarpe bianche che si tingono di piccole goccioline rosate. i suoi mormorii gli rimbombano in testa come pensieri indesiderati, si odia perché non sa come cacciarli via quei pensieri: detesta risentirli e risentirli ancora. guarda la nauseante pozza rosea ai suoi piedi e sospira, dalle sue labbra non scappano i tormenti ma ci restano incatenati. Con lo sguardo alto e fisso sull'insegna del locale dov'è stato trascinato, SungJin s'allontana. I suoi occhi impegnati non percepiscono la piccola figura che lo colpisce prima della sua pelle, e l'elettricità tra i corpi non può quindi essere prevista. Appena abbassa lo sguardo, si perde e smarrisce la strada insieme a coloro che potrebbero portarlo in salvo. Lacrime sono protagoniste dello spettacolo che sta guardando, il suo cuore si strugge prima di saperne la trama.

Il ragazzo dai capelli del colore delle fragole mature, schiude la bocca sussurrando scuse che finiscono dritte sul cuore di SungJin.
«Io non..scusami, io-»
Prima che quelle umide labbra possano continuare, quella piccola rosa spinosa dinnanzi a lui, scoppia, bagnando ulteriormente gli occhi sottili e dolci in primo piano su quel viso delicato. Un dolce tremolio s'impossessa delle mani di SungJin che, sconcertato, guarda l'altro con occhi pieni di sorpresa e tristezza. «Secondo te cos'ho che non va? Che cosa c'è di sbagliato?»
L'aria intorno ai loro corpi è pesante, si fa sentire e pesa sulle esili spalle di entrambi.
SungJin storce il naso come un vecchio cliché e si morde l'interno delle guance «Bevi vodka al melone..?»
Un sorriso rompe il triste paesaggio che lo fronteggia: finalmente SungJin riesce a vedere com'è il mare dopo una pioggia burrascosa, così perfetto da farti credere che il paradiso si rifletta nella luce del sole che t'investe il viso.
Il ragazzo dai capelli color fragola si strofina gli occhi lentamente, riporta lo sguardo in quello dell'altro e scuote il capo, come per scacciare tutte le parole che vorrebbe dire ma che non può: sente il cuore martellare nel petto e si sente così stupido, lì davanti a quell'estraneo, debole e sensibile.

«Mi dispiace, ho detto una stupidaggine. Ti ho spaventato?»
Quando SungJin scuote la testa, Mark gli sorride e, asciugandosi le ultime lacrime dal viso, s'inchina.
Il primo dei due continua a guardarlo, incantato da come l'altro riesca ad essere buio e luce contemporaneamente; incerto si schiarisce la gola e, dalle guance arrossate per la timidezza, mormora all'altro i suoi pensieri
«Comunque non hai nulla che non va, sul serio» alza le spalle, fisso nel suo riflesso cerca di leggere l'ignota davanti a lui.
Sorride l'altro, con la mano sinistra scuote la bottiglia di vodka nella ferrea stretta e fa per porgerla a SungJin
«Sono Mark, ma non credo tu abbia bisogno di presentazioni o spiegazioni. Sembri conoscermi meglio di quanto faccia io stesso»

Sono seduti sulle scale d'un vecchio palazzo quando Mark libera le labbra e si apre all'altro.
«Tu sai cosa si prova quando ami qualcuno, SungJin?»
Mark ha lo sguardo altrove, vitreo e stanco, mentre parla con SungJin; sembra cercare una via di fuga, ma non troppo lontana. Mark vuole essere trovato e riportato a casa.
Ma dov'è casa? E lo vuole, la sua casa?
«No, non lo so» un po' mente SungJin, ma si pizzica la pelle del polso e non ci pensa.
Ogni volta che Mark risponde, un sorriso spacca le sue labbra e SungJin pensa che il melone non fa poi così schifo. «Io sì, anche troppo bene» prima di continuare, sospira, la sua voce è in bilico «invece sai come ci si dimentica di qualcuno? Perchè questo io non lo so proprio»

La notte è silenziosa ma ti riempie di pensieri fino a farti scoppiare, la vodka brucia ma non importa, il fumo viaggia e tu vorresti scappare con lui ma hai paura di dissolverti.
SungJin stringe le labbra intorno il filtro di una Marlboro maltrattata, si accarezza il viso e poi sospira: «Credo tu debba aspettare. È come un promemoria, devi precederlo: oggi voglio dimenticare»
Mark sorseggia dalla sua bottiglia, fa scorrere lo sguardo sulla figura dell'altro al suo fianco: sembra etereo, finito lì per sbaglio, due metri sopra il terreno e troppo vicino ad anime sporche per essere puro come appare.
A Mark sembra di specchiarsi: se si peredessero insieme sarebbe come perdersi soli.
«Sei mai riuscito a dimenticare?»
SungJin scuote il capo nuovamente, guarda Mark negli occhi e una tenerezza infinita lo riempie; vorrebbe circondarlo con il suo amore e dargli la forza, ma sono entrambi deboli come pile scariche.
«È un bel casino allora, dovrei smettere di ascoltarti» Mark ridacchia «SungJin» deglutisce «e se non volessi dimenticare? se non volessi cancellarlo?»
SungJin appoggia il capo al muro freddo dietro di lui e sospira, lascia che il mozzicone tra le sue dita bruci fino a scottarlo.
«Urlagli cos'è l'amore finchè non capisce che la tua descrizione gli assomiglia»

Mark fa un respiro profondo, lo schermo del suo cellulare s'illumina e il sipario si chiude.

ODORE DI PIOGGIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora