Ciao a tutti! Sono ritornata con nuovo capitolo che spero vi piaccia :)
(la foto usata, come tutte le altre nei capitoli precedenti, non è mia. L'ho presa da internet perché la ritenevo adatta per questa nuova parte)
Buona lettura! :)
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Non riesco a non pensare a come sarebbe stata la nostra vita se Lui fosse stato un buon marito e un buon padre. Come sarebbe stato avere un padre normal? Un padre che ti porta a giocare al parco, a fare una passeggiata, con cui puoi parlare normalmente senza doverti preoccupare che quello che dici possa procurarti qualche schiaffo o dare inizio ad una tragedia colossale. Come sarebbe stato fare delle gite di famiglia, divertirsi tutti insieme, passare le festività tutti insieme contenti di aver, anche se per poco tempo, tutta la famiglia riunita? Non lo saprò mai.
Ancora oggi non riesco a guardare i bambini o i ragazzi con i loro papà, senza essere triste e pensare a tutte quelle cose che non ho mai avuto. Vivo con una sensazione di vuoto che non riesco a colmare, perché non so bene cosa cerco o di cosa ho bisogno. Certo, questo potrebbe essere un motivo, ma non credo sia solo quello il mio problema. Non ho avuto un buon esempio come padre e non mi interessa provare a vedere come sarebbe in questo momento, perchè crescendo avrei solo voluto avere quello che gli altri hanno. Adesso mi sembra solo inutile.
In realtà non so come esprimere come mi sento, ma ad oggi avere un padre non mi serve per completare la mia famiglia. Lui nel quadro generale non c'è mai stato, era solo un'ombra, ma anche a me sarebbe piaciuto avere un normale rapporto padre-figlia. Tutto qui.
Onestamente anche con mia mamma e mia sorella mi sento un pesce fuor d'acqua. Ci vogliamo bene, abbiamo un bel rapporto con alti e bassi come tutti, ma dato quello che hanno vissuto siamo completamente diverse. Loro hanno passato più tempo di me con quell'essere.
Questo mi porta a sentirmi non apprezzata. Quando provo a parlare di ciò che mi piace, come ad esempio leggere, la fotografia o del mio sogno di diventare una scrittrice o lavorare per una casa editrice mi interrompono dicendo "è inutile che me ne parli, di queste cose io non ne capisco molto".
Quello che vorrei far loro capire è che non importa sapere tutto su un argomento, basta solo mostrare quello che senti o percepisci. DIciamoci la verità, cosa c'è di così complicato da capire in tutto ciò? A volte sospetto che lo facciano solo perchè non sanno come dirmi "non mi interessa ciò che vuoi diventare, devi concentrarti su un lavoro più concreto e che puoi trovare nell'immediato per aiutarci economicamente"
So che abbiamo tanti problemi, siamo stanche chi per un motivo e chi per un altro, ma non possiamo parlare sempre delle stesse cose altrimenti come potremmo rilassarci, almeno per un secondo e liberare la mente? Non dico di parlare solo di quello che piace a me, ma sarebbe un modo di iniziare visto che loro non sanno da dove partire. È così sbagliato provare a far conoscere alla tua famiglia cosa ti piace? Ciò che ti appassiona tanto?
Devono per forza non farmi sentire apprezzata? Devono per forza rovinarmi una bella notizia, come aver l'opportunità da parte di un autore di recensire un suo libro? Io capisco che sono cose che non a tutti possono interessare, ma almeno puoi essere contenta per me per cinque minuti?
Alla fine si basa tutto sul denaro "Si ti hanno chiesto di fare una recensione, ma non ti pagano però", questa è sempre la loro risposta. Capisco che abbiamo problemi economici, ma c'è davvero bisogno di ripetere questa frase in continuazione? Mi fa sentire come se non valessi niente, come se quello che faccio sia inutile perché non guadagno niente. Poi si meravigliano sul fatto che a me non interessa nulla, che mi faccio gli affari miei o che ho sempre la testa tra le nuvole.
Questo si ripercuote anche sull'università. Ora che sono alla fine, non riesco ad andare avanti. Mi sembra tutto inutile, non c'è un qualcosa che mi dia la spinta, che mi invoglia a continuare. Ho la sensazione che questo non sia ciò che voglio. La loro risposta quando provo a spiegargli questo, come mi sento? "E allora che vuoi fare? Noi sprechiamo soldi per mandarti all'università" e il discorso è chiuso, almeno per loro.
Io glielo sempre detto che ho iniziato l'università, per vedere se riuscivo a farmi degli amici, se ero davvero io il problema visto che a scuola mi lasciavano tutti da sola. Andare a lavoro e pensare di non riuscire a fare amicizia, di restare da sola dopo anni passati così, non era allettante. E poi, non sarei potuta stare a casa perché non ce la facevo più, come a scuola. A loro da un orecchio è entrato e dall'altro è uscito, anche se credo non mi abbiano proprio ascoltato.
Quando serve a loro sfogarsi, avere qualche consiglio io ci sono sempre visto che è così che si fa in famiglia. Loro invece no, perché pensano che i miei problemi non siano importanti quanto i loro perché non lavoro, non porto niente a casa. Non capiscono che i loro problemi sono anche i miei, e viceversa, perché siamo una famiglia.
Mi ricordo quando dissi a mia mamma che avevo finito un libro che mi aveva prestato un'amica, anche per iniziare una conversazione più leggera, per così dire e lei mi rispose "beh tanto non fai nulla dalla mattina alla sera, è normale che l'hai finito" ed ero al primo anno di università all'epoca.
Come mi dovrei sentire?
Io sono stanca.
La famiglia ci deve essere sempre, sostenerti sempre, non quando fa comodo a loro.
Ma alla fine quella che esagera, che sbaglia perché capisce ciò che vuole di quello che dicono, anche se non c'è molto altro da interpretare da certe frasi, che fa la drammatica, che pretende tutto, che non fa mai niente, sono sempre io. Sono io che non vado bene, quando sbagliano loro mi rispondono sempre "vabbè ma che centra, non stiamo parlando di questo" . Potrei dire lo stesso di loro che parlano di fatti che non centrano nulla con l'argomento di cui si discute in un determinato momento, ma a loro tutto è concesso pur di averla vinta.
Mi chiedo perchè sia così difficile accettare un mebro della famiglia solo perchè la pensa in modo diverso dagli altri.
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Questa è la mia storia [In revisione]
Aktuelle LiteraturUn'ombra che ha cambiato le nostre vite per sempre. Un incubo che farà sempre parte delle nostre vite, anche se non vorremmo. Della mia infanzia, se mai ne ho avuta una, ricordo le urla, il caos, la privazione della libertà. Ogni cosa fu rovinata da...