2. Christmas lights.

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Quella mattina lasciarono il letto più tardi del solito. Rimasero incastrati l'uno nelle braccia dell'altro per svariati minuti, riempendosi di coccole, e innamorandosi istante dopo istante sempre di più.

In un momento di silenzio, mentre i due ragazzi si guardavano e Liam si rilassava a passare le mani tra i capelli di Zayn, si disegnò un tratto triste nell'espressione di quest'ultimo, che Liam notò immediatamente:

“Hey, che succede?” chiese dolcemente e preoccupato come si fa con in bambini, perché alla fine Zayn era il suo piccolo.

“Per quanto ancora dovremmo comportarci così? Stare insieme di nascosto, avere sempre una scusa per vederci...” iniziò il ragazzo moro con voce spenta e spezzata. Liam stava per dire qualcosa ma venne subito interrotto: “Io sono stanco Liam, voglio viverti davanti a tutti, come fanno tutti.” concluse dunque in tutta chiarezza.

Liam divenne improvvisamente triste. Sapeva che il ragazzo aveva ragione, eppure non sapeva come fare. Entrambi avevano paura che se i loro genitori fossero venuti a sapere della loro relazione, avrebbero potuto rovinare tutto, rovinare loro, ed è quello che nessuno voleva.

“Io voglio amarti sempre, in ogni istante. Non mi importa di chi ci circonda, a me importa di te.” continuò ancora Zayn, ancora con sguardo triste e con occhi che facevano pena. Liam lo prese e lo strinse a sé, facendogli appoggiare la testa sulla sua gola, per poi spostargli il ciuffo scuro dalla fronte e lasciargli un bacio delicato.

“Una soluzione la troveremo, Zayn. Anche io ti amo.” rispose Liam, abbracciando forte quella creatura così fragile e piccola, ma dal valore così inestimabile per lui.

Il loro vero problema erano i loro genitori, perché in quel momento a New York erano soli e non si vergognavano a passeggiare insieme, magari mano nella mano, e a scambiarsi qualche carezza davanti a tutti. Lì potevano essere loro stessi senza nessuna preoccupazione, perché si amavano così tanto da fregarsene altamente di quello che avrebbe pensato la gente. Tuttavia la loro vita era ancora condizionata dai loro parenti, ed erano l'ostacolo da dover superare se volevano vivere la loro vita insieme.

Durante gli ultimi due giorni nella Grande Mela si divertirono ad assistere a qualsiasi tipo di scena: dai balli e canti in strada, agli spettacoli a teatro, a qualche pazzia notturna, come per esempio quando Liam si alzò alle due e mezza di notte e, sedendosi accanto a Zayn, lo iniziò a chiamare sottovoce: “Zayn! Zayn! Svegliati!”

Il ragazzo aprì gli occhi e vide che era tutto buio. Alzò la testa, guardò fuori dalla finestra e vide un limpido cielo blu senza stelle abbracciare la grande città.

“Liam, ma che ore sono?” chiese con voce bassa e tono assonnato.

“Svegliati! Dobbiamo andare in un posto!” esclamò Liam, fiero della sua idea a quell'ora tarda della notte. Il ragazzo si muoveva in fretta, era eccitato di portare Zayn in quel posto e mentre lui passava dal bagno alla camera da letto in fretta e furia, il moro era ancora sdraiato.

“Zayn, dai, alzati!” tuonò di nuovo Liam, sempre sottovoce.

Zayn sbuffò perché aveva sonno, non voleva alzarsi e le coperte lo tenevano al caldo.

“Okay, va bene, mi alzo!” disse nervosamente.

Su Liam continuava a dipingersi un'espressione di felicità in viso, ansioso di quello che stava per accadere. Quando entrambi erano pronti per uscire il castano esitò un attimo guardando Zayn: “Sei bellissimo anche tutto assonnato e con gli occhi piccoli e stanchi.” disse Liam di sorpresa, inclinando di poco il viso e sorridendo in modo buffo.

“Guarda che non mi addolcisci, questa me la paghi!” rispose Zayn dopo aver capito le intenzioni del ragazzo, e insieme risero.

“Zayn, però prima devi mettere questa.” disse Liam, che nelle mani aveva piegata una fascetta nera: “Ti devo bendare gli occhi.”

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