Gucci's bag

102 18 0
                                    

Ludovica's pov's

Il volo fu inaspettatamente veloce.
Lo passarono ascoltando la playlist che avevano creato appositamente e parlando delle ultime storie larry lette su wattpad, chiacchierando e canticchiando.

((Alcune canzoni presenti in quella playlist che vi consiglio con tutto il cuore di ascoltare mentre leggerete la storia sono:
Ready to run - One Direction
Spaces - One Direction
Don't forget where you belong - One Direction
If I could fly - One Direction (che avrà un ruolo abbastanza importante nei prossimi capitoli)
Wherever you will go - The Calling
Tenerife sea - Ed Sheeran
Fly away - 5 seconds of summer
San Francisco - 5 seconds of summer))

Entrambe si erano girate spesso ad ammirare il panorama fuori al finestrino.
Il cielo quella mattina era di un azzurro limpido.
Qualche nuvola bianca a decorarlo.
Come piccoli ciuffi di panna sparsi qua e là.
Non ci furono turbolenze, fu un volo tranquillo.
Una volta atterrati, da bravi italiani, tutti i passeggeri applaudirono e le due si unirono al fracasso che risuonava in quella specie di scatoletta di tonno con le ali.
Ludovica non aveva mai capito quell' "usanza".
Perché dovevano battere le mani ad un uomo che aveva semplicemente evitato di sfracellarsi a Terra?
Era il suo lavoro dopo tutto, no?
Non aveva mai visto nessuno applaudire al macchinista di un treno o all'autista di un ' autobus.
Perché con un aereo la faccenda doveva essere differente? Cosa aveva più di loro?
Ludovica era così. Pensava troppo, si riempiva la mente di teorie e discorsi, il più delle volte inutili e privi di senso.
A farla rinsanire da quei pensieri fu la borsata che prese in faccia dal ciccione seduto davanti a loro.
Le scompigliò i capelli e le fece iniziare a dolere il naso.
Non aveva idea di come ci riuscì ma si contenne dal rispondergli male, forzando un sorriso; maledicendolo solo mentalmente.
Furono le ultime ad uscire dall'aereo. Odiavano la folla che si crea sulla porta nell'attesa dell'arrivo delle scalette.
Erano le 10:10 quando misero finalmente piede sulla terra dello Yorkshire.
Perché avevano scelto proprio quel posto così isolato e apparentemente dimenticato dai turisti per la loro vacanza?
Beh, di certo non per il tè o per i Doncaster Rovers.
Diciamo che l'esistenza di Louis Tomlinson c'entrava non poco.
Volevano vedere la sua città natale.
Quella che era stata la sua scuola.
Il teatro dove aveva recitato 'Grease'.
Il campo da calcio dove andava a divertirsi con gli amici quando era stato adolescente.
I posti in cui era cresciuto.
Potrebbe sembrare anche stupido, ma loro erano felici come mai lo erano state per esserci riuscite.
Essere lì insieme.
Avevano gli occhi lucidi ma non piansero.
Non quella volta.
Volevano ricordare quel momento come un momento felice.
Si presero per mano intrecciando le dita dell'una in quelle dell'altra e strinsero, forse anche troppo forte.
Sorrisero e iniziarono ad allontanarsi dall'aereo.
Una volta arrivate nella zona commerciale dell ' aeroporto, dato che i loro "nuovi genitori" non sarebbero arrivati prima di venti minuti, si fiondarono da Boots a comprare trucchi.
Ovviamente non fu una scelta di Alice, che però assecondò Ludovica per non rovinarle l'entusiasmo.
Uscirono con più di un sacchetto, quasi tutti appartenenti alla bionda; solo uno, il più piccolo, apparteneva alla più grande.
Guardarono l'orologio e... <<Oh cazzo corri, è tardi, due minuti e sono qui>>.
Ovviamente Alice era sempre calma e pacata.
Con le bustine che pesavano sulle braccia, gli zaini stracolmi sulle spalle e trascinando i grandi trolley che si erano portate dietro presero a correre per tutto l 'aeroporto.
Probabilmente non erano proprio la versione più bella di loro stesse in quel momento, ma poco importava, dovevano arrivare in tempo all'uscita.
Volevano fare una buona impressione.
Col fiatone e paonazze in volto, nemmeno avessero corso la maratona, arrivarono con solo un minuto di ritardo.
Una grande vittoria per due persone pigre come loro che non avevano idea di cosa significasse correre.
Rimasero stupite quando, leggendo il cartello con su scritto "Ludovica e Alice from Italy", videro un'autista in divisa e non una coppia ad attenderle.
Quei due erano sempre rimasti anonimi e non gli avevano mai mostrato una loro foto.
Nonostante avessero parlato per circa un ' anno via e-mail.
E a quel punto fu inevitabile che Ludovica iniziasse a farsi mille paranoie.
E se fossero stati rovinati dall ' acido e con i volti sfigurati? E se invece si fosse trattato di una coppia di serial killer che non voleva lasciar traccia di sé per quando poi le avrebbe uccise?
Ancora una volta a far tornare in sé Ludovica dai suoi pensieri fu la voce di Alice, che si stava rivolgendo all ' autista per dirgli che erano loro le ragazze che stava aspettando.
L'uomo era molto alto, sui due metri circa, capelli corti brizzolati, coperti dal berretto, molto magro.
Aveva un sorriso simpatico, rassicurante.
I suoi grandi occhi blu erano però la cosa che più colpiva, nonostante fossero contornati da rughe marcate erano limpidi e leggermente acquosi, erano bellissimi; era un uomo maturo ma non troppo anziano, sulla sessantina circa; L'accento molto marcato ricordò ad entrambe quello del loro amato Louis, soprattutto a causa delle U pronunciate O che tanto le divertiva.
Si presentò ad entrambe dicendo di chiamarsi George, non avrebbe potuto avere nome più azzeccato.
Ogni poro della sua pelle gridava di avere quel nome; Gli calzava a pennello.
Le guidò verso la vettura che le avrebbe portate nella loro nuova casa.
Quasi prese un colpo ad entrambe quando videro un'elegantissima limousine nera ad attenderle.
<< Porca mignotta Aliciu. Ma questi sono dei ricconi.>>
<< E noi che come regali di ringraziamento gli abbiamo portato solo tortellini e porchetta. Mi sento in colpa.>>
Risero entrambe notando lo sguardo confuso di George che le osservava in silenzio dallo specchietto non capendo nulla.
<< Ah ragazze, quasi dimenticavo. Questi sono per voi. Li manda uno dei vostri due papà.>> disse l'autista porgendogli due bustine Gucci bianche con richiami floreali rosa, per poi inserire la chiave e partire.
Quasi si strozzarono con la loro stessa saliva quando sentirono la frase 'uno dei vostri due papà'. Li avrebbe ospitate una coppia gay. Avrebbero avuto i loro Larry personali.
Presero i sacchetti Gucci tesissime avendo paura di romperli, rimasero per 5 minuti buoni ad osservarli.
Chi cazzo aveva mai toccato una busta Gucci, il negozio più costoso in cui avevano mai acquistato qualcosa era l'Adidas nel periodo dei saldi.
<< Ludovì ma da chi cazzo siamo capitate>> scosse la testa Alice per poi finalmente sciogliere il fiocco della sua busta, seguita a ruota da Ludovica.
Ludovica scoppiò a ridere facendo una foto di lei con la busta prima di estrarne il contenuto.
Doveva immortalare quel momento di ricchezza che sapeva n on le sarebbe capitato mai più.
La prima cosa che trovarono furono due bigliettini con sopra una dedica scritta a mano
'Un piccolo pensiero che sono sicuro apprezzerete.
Non vediamo l'ora di conoscervi.
All the love
Xx'
<< See è arrivato l'Harry dei poveri con quel 'All the love' .>> Risero entrambe.
Estrassero finalmente la scatolina e urlarono alla vista della cover che conteneva.
Aveva sopra stampata la stessa texture della bustina in cartone.
Era magnifica.
E la cosa più sconvolgente era il fatto che avesse azzeccato i modelli dei telefoni.
Come diamine ci era riuscito?
Passarono i successivi 25 minuti di viaggio ad avvertire le loro famiglie ed i loro amici del loro arrivo, mandando messaggi, audio e video.
Flavia e Giorgia furono le prime a rispondere, erano forse più in ansia di loro.
Si erano svegliate presto per augurare ad entrambe buon viaggio.
Angelica, ovviamente, dormiva ancora.
Presero a tastare i morbidi sedili della vettura.
Sembravano due bambine tanto erano spaesate dalla situazione completamente nuova per loro.
George aveva alzato il separè che divideva la zona del guidatore da quella dei passeggeri dopo pochi minuti dalla loro partenza, quindi non avevano interagito molto, le aveva lasciate volutamente libere a godersi il viaggio.
Il cuore batteva a mille ad entrambe e quasi sembrò esplodergli nel petto quando l'auto si fermò.
Erano lì.
Erano arrivate.
E se il loro abbigliamento non fosse stato all'altezza della famiglia? Se fossero risultate troppo sciatte?
Se non gli avessero fatto una buona impressione?
Insomma alla fine avevano outfit normalissimi entrambe.
Mom jeans chiari, Vans platform, maglietta dei 5sos e kimono per Ludovica che però, come sempre, aveva un trucco quasi più colorato di quello di una drag queen.
Jeans neri, maglia dell ' Adidas e scarpe puma per Alice che, a differenza dell'amica, era quasi completamente struccata.
Avevano una paura fottuta così, ancora una volta, intrecciarono le dita, presero un respiro e scesero dalla macchina attraverso sportello che gli era stato precedentemente aperto da George.
<< Oh ragazze tranquille, andrà tutto bene. >> Le incalzò l'autista mostrandogli un sorriso sincero, genuino.
Le ragazze provarono a tranquillizzarsi, e ci riuscirono anche per una cosa come 5 secondi, almeno finché non si girarono verso quella che sarebbe stata la loro casa e << Oh Cristo santo.>> Rimasero entrambe a bocca aperta.
La casa era un sogno, o almeno quello di Ludovica dall'età di 8 anni.
Era un villino in stile vittoriano: mattoncini rosso scuro a fare da parete, tetto composto da tante piccole tegole in terracotta con camino, patio in legno chiaro con vasi contenenti fiori e piante grasse, grandi finestrone da cui filtrava la luce del sole.
C'era addirittura un giardino a farle da contorno.
Era indipendente ma non troppo isolata, si riuscivano a vedere altre 4 case lì vicino.
Era elegante ma non troppo da risultare esagerata.
Era perfetta.

Exchange students.// MultifandomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora