Epilogo

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  Ludovica's pov's

Aprii gli occhi.

La stanza intorno a me era di un bianco candido:

le pareti talmente luminose, accompagnte dalla flebile luce del Sole che filtrava da uno dei finestroni su di esse, che quasi accecavano.

Che quasi mi accecarono quando, stropicciandoli con le mani, aprii gli occhi.

L'unico rumore nella stanza era il leggero ticchettio elettronico proveniente dai monitor alle mie spalle.

Una flebo si diramava, insieme a numerosi altri tubicini, dal mio corpo.

Ero in Ospedale.

Su due sedie, accanto a me, Alice e Flavia dormivano.

Avevo molte volte fantasticato su momenti simili, ed erano sempre state loro le due di cui avrei scommesso la presenza .

Così leali e apprensive nei miei confronti, la famiglia che mai avevo avuto.

L'unica cosa che ancora non mi era chiara era la motivazione per cui mi trovavo lì, ma passò in secondo piano quando mi tornarono alla mente Harry, Louis, MICHAEL.

Scoppiai a piangere.

Un pianto leggermente rumoroso.

Un pianto sofferto.

Un pianto fatto di lacrimoni e singhiozzi, di sogni infranti e delusione.

Svegliai addirittura le due mie amiche appisolate.

Quasi mi saltarono addosso non appena coscienti.

Piansero, piansi con loro non appena ricordai la motivazione delle mie condizioni.

Ricordai della lettera d'addio scritta tra le lacrime, una sera di quasi una serttimana prima.

Ricordai l'apatia che si era orm,ai dilagata in me.

Ricordai le motivazioni: il non sentirsi mai abbastanza, le pressioni della mia famiglia, il sentirmi sola, il farmi ancora una volta schifo.

Ricordai improvvisamente tutto.

Anche quel momento.

Il flacone di pillole e poi il buio non appena addormentata.

Poi niente più.

Non ero la Ludovica del " sogno ".

Non ancora.

Non avevo ancora superato nulla.

Solo il sogno; il sogno della vacanza studio che avremmo dovuto fare se non avessi preso quella scelta, quella sera.

La mia famiglia nemmeno era presente, probabilmente troppo presa dalla preoccupazione per il soldi, miei per altro, sprecati, pensai.

E invece no, richiamato probabilmente dal rumore, entrò, di corsa, Nicolò in camera.

Era lì.

Anche lui gli occhi lucidi ma, come suo solito, cercò di nascondere le sue emozioni.

<<Cogliona, cretina, deficiente come ti sei permessa? come?>> Alice singhiozzava mentre, schiaffeggiandomi leggermente il braccio libero dalla flebo, parlò.

Da Flavia tutto mi sarei aspettata, conoscendola, tranne lo schiaffo che ricevetti.

Nicolò era ai piedi del letto, guardava la scena divertito.

Io, seppur dolorante, non potei che scoppiare a ridere.

Quella scena, anche se strana e insolita per chiunque altro la guardasse da fuori, mi riempì il cuore.

Ero amata, tanto.

Me ne ero resa conto forse troppo tardi, ma me ne ero resa conto.

E mi resi conto che le cose, le persone, non sempre sono ciò che sembrano, che la loro a volte è solo una facciata.

Tutto ciò mi riportò a Mitchell.

Al suo volermi riportare alla realtà da subito.

Al mio rispondergli sempre male, scazzata.

E se fosse stato lui il buono della storia, da sempre?

Se fossero stati Louis, Harry, Michael, tutti gli altri a non volermi far più risvegliare?

***

ANGOLO AUTRICE


Hey hey hey!


Qui sotto sarò il più breve possibile.

il che sarà arduo per me che sono logorroica.

Spero stiate bene, come sempre, e che la storia vi sia piaciuta.ù

Che dire, spero sia tutto chiaro e che l'epilogo vi abbia schiarito le idee a riguardo di tutto quanto.

La storia è corta, è vero, ma è così che deve essere.

Era un inizio per me.

L'inizio di tante altre.

La prossima che pubblicherò, a proposito, si chiamerà Moonlight come vi ho già dettp.

Aggiornerò non troppo frequentemente a causa della scuola ma sarà decisamente più lunga e più ricca di personaggi, dettagli e descrizioni.

Spero che la seguirete e che continuerete a seguire me.

All the love,

As always,

Ludovica. Xx

Exchange students.// MultifandomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora