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«Musica francese?».

«Esatto», il più alto annuì prontamente, picchiettando il manico della borsa posta sulle ampie spalle, «ho pensato fosse entrato qualcuno in casa. Poi mi sono reso conto che c'era questa strana melodia francese – e se non era francese, sono sicuro che fossero delle armoniche, quelle che ho sentito».

«Jungkook, quante strisce ti sei tirato su?», gli chiese Yoongi accanto a lui.

I due erano diretti con passo lento verso l'aula di Fotografia Storica, dove il corvino avrebbe avuto una lezione a distanza di qualche quarto d'ora.

Il tinto non riusciva davvero a prenderlo sul serio perché, andiamo, chi mai aveva sentito parlare di un sito porno con musica francese e pittura ad olio? Era assurdo e Yoongi era decisamente convinto che la mente di Jungkook gli avesse tirato qualche brutto scherzo.

«Ricordi quella volta, quando siamo andati in quel pub aperto da poco a Guri?», il verdiccio sollevò l'indice davanti al viso di Jungkook. Il suo taglio degli occhi felino contornato dal nero lo fissava divertito e già con un ghigno pronto a scappargli dalle labbra ancor prima di terminare quel discorso, «avevi combinato coca, funghi ed eroina e continuavi ad insistere sul fatto che quella gallina all'ingresso ti avesse sfidato a chi avrebbe fatto il salto più lungo». Yoongi incespicò sui suoi stessi passi, non riuscendo a controllare quel suo sghignazzare.

«Yoongi», lo fissò Jungkook con occhi seri, torcendo il naso.

«E poi ti sei messo a saltellare su una gamba sola perché "dovevate essere alla pari per correttezza nei suoi confronti"».

Le dita tatuate di Yoongi si piegarono un paio di volte, simulando le virgolette a contornare l'ultimo concetto che, per l'amor di Dio, lo stava facendo letteralmente cascare a terra dalle risate.

«Yoongi!», sbottò con voce allarmata Jungkook, cercando nonostante tutto di mantenere un tono basso per non attirare l'attenzione, «quante volte dovrò ripeterti di non urlare cose del genere quando siamo qui dentro? Cazzo».

Jungkook si arrestò al centro del corridoio. Alcuni studenti gli passarono accanto intenti a raggiungere le loro rispettive aule e lui voltò il capo a destra ed a sinistra, rapido, sperando che nessuno stesse ascoltando la loro conversazione.
Aveva quella costante sensazione di essere osservato, quando si trovava in quell'accademia. Perciò, fu più che naturale il verificare che nessuno stesse origliando quel loro battibeccare tutt'altro che pacato.

Il cervello di Jungkook, dopo quella telefonata, si era impostato sul prevenire qualsiasi sbaglio, qualsiasi errore. Errore che gli sarebbe potuto costare cara la sua più che preziosa ed immacolata reputazione. Doveva evitare di fare stupidaggini e di dare nell'occhio, per lo meno fin quando sarebbe rimasto all'interno dell'istituto; doveva mantenere un certo autocontrollo, com'era sempre stato.

Calmatosi dal pericolo dell'essere scoperto da qualcuno, però, la sua espressione rimase dura, infastidito dalla situazione.

«E, comunque», riprese dopo un po', puntando gli occhi all'interno di quelli di Yoongi che, intanto, aveva ricominciato a giocare con il suo lollipop alla menta, «la situazione era tutt'altro che simile a quella di Guri. Non ero fatto, Yoongi. Ero lucidissimo e ti giuro che non mi sto inventando niente».

Il ragazzo dalla tintura insolita soppesò il proprio peso da un piede all'altro, riprendendo poi a camminare nel notare Jungkook fare lo stesso.
Cacciò fuori dalla bocca la pallina zuccherosa con cui si stava trastullando, dondolandola poi con un movimento leggero del polso da un lato all'altro.

«Non ci credo finché non lo vedo».

«Lo sai perfettamente che utilizzo motori di ricerca in incognito per non avere problemi», e a quell'affermazione Yoongi roteò gli occhi al cielo, accaparrandosi in men di un secondo un ennesimo sguardo duro da parte di Jungkook.

触媒 - Catalyst ; jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora