Trentadue

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Alcune persone se pensano al natale pensano ai regali, agli alberi da addobbare in famiglia, alle canzoni natalizie, alla cioccolata calda.
Io credo che da oggi in poi penserò a questa situazione che per quanto tragica, rivista nel tempo suonerà divertente.

Ci guardiamo tutti un po' accigliati finché dopo le prime proteste di andarcene ci rassegniamo a rimanere.
Mentre mia madre continua a scusarsi con la madre di Fabian decido che è meglio per me e Cole se ce ne andiamo in stanza. Saliamo le scale e raggiungiamo quella che un tempo era la mia camera.

Appena entrati chiudo la porta alle mie spalle e mi ci appoggio. Mi mancava questa stanzetta in legno che ricorda un po' la montagna. L'unica finestra è sul tetto ma al momento non si vede il cielo dato che è ricoperta di neve. Le pareti sono addobbate da foto e disegni che i miei hanno tenuto. La scrivania invece è vuota e sul letto c'è solo un lenzuolo. 

Sono indecisa se iniziare a ridere o a piangere e nel dubbio faccio entrambi.

«ma stai ridendo o piangendo?»
Mi chiede come preoccupato per me
«non lo so»
«sei arrabbiata?»
«non lo so»
«con tua madre»
«forse»
«con Fabian?»
«no»
«con me?»
Mi esce una risatina strozzata.
«come potrei essere arrabbiata con te ti ho fatto venire fin qui per assistere alla litigata con mia madre. Ti ho rovinato il natale» dico evitando il suo sguardo.
«hey hey. Non mi hai rovinato niente, questo è il natale migliore della mia vita»

Alzo lo sguardo, ho smesso di ridere ma le lacrime non smettono di scendere.
«come puoi dire che è il migliore? Ho rovinato tutto. Tra di noi. Con te e...»
«ti amo.»
Mi interrompe.
Siamo molto vicini, le sue mani sono appoggiate alla porta ai lati della mia testa non lasciandomi via di uscita.

Riesco a sentire il suo profumo, mi era mancato così tanto. La stanza è in penombra illuminata solo da una bajour ma riesco lo stesso a vedere i suoi occhi. Non riesco a decifrarli, i suoi occhi prima erano l'unica cosa di lui che usavo come strumento per capire ciò che provava ma ora...
È come se non provasse nessuna emozione. E questo mi spaventa.

Il cuore mi batte all'impazzata come se stesse per uscire dal petto. Le gambe continuano a tremare. Ho bisogno di lui in questo momento più di chiunque altro ma devo assicurarmi di non essermelo immaginato.

«mi ami?» sussurro quasi sulle sue labbra.
«l'ho capito dal quel giorno. Quando ti ho portata al mare e abbiamo visto il plancton bioluminascente. Il modo in cui lo guardavi, il modo in cui mi parlavi, il modo in cui arrossivi e balbettavi, il modo in cui eri semplicemente te stessa, il modo in cui eri felice. Sembravi una bambina e non è assolutamente un difetto...»

«una volta mi hai detto che i bambini vedono tutto come fosse uno spettacolo» sussurro senza staccare gli occhi dalle sue labbra che desidero così tanto.

«allora in questo momento sono un bambino»
dice mordendosi il labbro.

Non resisto più e distruggo la distanza che ci separa appoggiando le mie labbra sulle sue.
Il bacio inizia delicato, le nostre lingue si sfiorano e le mia mani stringono i suoi capelli tra le dita.
Lui sposta le braccia dalla porta e mi avvolge la vita avvicinandomi ancora di più a se.

Non voglio più pensare ai miei genitori, a mia madre, a Fabian, solo a Cole. Ci siamo solo noi ora e voglio di più. Ci stacchiamo dalla porta e non sento più il paviemento sotto i piedi. Mi solleva e mi stringe ancora più forte tenendo le mani sotto le mie cosce.

D'istinto avvolgo le gambe intorno al suo busto e intanto raggiungiamo il letto. Mi posa delicatamente sul materasso e io gli sfilo la maglietta.
Una volta sopra di me ribalto la situazione e lui si trova sotto.
Si alza con la schiena e ci troviamo seduti io a cavalcioni sopra di lui con le gambe intorno al suo corpo come un koala.

GO AHEAD~ Cole & LiliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora