Settanta

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*Lili's pov*

«Sei qui...»
«Si. Sono qui»

Non faccio che ripetermi queste parole in testa. Come se ci fosse l'eco.
Stringo la sua maglietta tra le mie mani come se dovesse scapparmi.
Il cuore mi batte forte e sento ogni parte del mio corpo scaldarsi,
Ma quando poi finalmente realizzo di non essere pazza, ne sotto effetto di droghe, inizio a farmi delle domande.
Tutto si ferma in un secondo.

Le lacrime, il respiro profondo, il cuore rallenta. Le emozioni diventano indecifrabili, quasi come se non sapessi che provare.
Faccio un passo indietro e lo guardo.
Trovo subito il suo sguardo e i suoi occhi che mi guardano confusi.

«tu... ti ricordi tutto? Ti ricordi di m...»
«no.»
Mi interrompe prima che potessi finire la frase.
«oh...»
Dico indietreggiando e portandomi una mano alla testa che all'improvviso inizia a farmi male.
«Lili io...»
«cosa hai fatto alla mano?»
Dico in tono freddo notando le ferite sanguinanti.

Mi guarda ancora più confuso ma poi cerca di ignorare il mio atteggiamento tutto a un tratto freddo e distaccato e si guarda la mano.
Poi si gira e mi indica lo specchio rotto.
Senza farmi troppe domande entro in bagno e lo prendo per la mano "sana".

Lo accompagno fino ai bordi della vasca da bagno dove lo faccio sedere senza che nessuno dei due dica una parola. Apro lo sportello di un armadietto e cerco il disinfettante e qualche benda. Sento il suo sguardo su di me. Mi avvicino a lui e mi siedo accanto, poi prendo la sua mano e me l'appoggio sulle gambe.

È una strana sensazione, sentire di nuovo il suo tocco su di me.
Alzo lo sguardo e trovo subito il contatto con i suoi occhi verdi. Mi accorgo che siamo molto vicini.
«farà male»
Dico gettando il disinfettante nella sua mano. Con la coda dell'occhio vedo che si morde il labbro inferiore per il bruciore.
«va tutto bene?»
Mi chiede con tono calmo, quasi dolce.
«sei tu quello che ha dato un pugno allo specchio».
Dico tenendo lo sguardo fisso sulla sua mano mentre lui non distoglie un attimo lo sguardo da me.

«si... è stato un momento difficile.»
«un momento stupido, potevano finire schegge di vetro dentro le ferite»
Esita a rispondere e per un attimo mi sento come se avessi esagerato.
«è il tuo modo per dirmi che sei preoccupata per me?»
Sorride. Cerca di sdrammatizzare, come è solito fare. Lo ignoro ma inizio a mettergli la benda.
«ok...»
Dice poi lui.

Alzo lo sguardo di scatto, questa volta riconosco l'emozione che prevale in me. Sono arrabbiata.

«ok?»
Dico attirando la sua attenzione.

«no. Non è ok. Okay? Niente è ok!»
Dico a voce un po' più alta di quanto pensassi. Tiro un respiro profondo e mi passo una mano davanti agli occhi.
Lui non dice nulla, forse l'ho spaventato. O forse sono io quella spaventata. Mi faccio coraggio e decido di guardarlo di nuovo ma appena incrocio i suoi occhi che mi guardano come un cucciolo bastonato mi sento a pezzi.

«mi dispiace... non... non ce la faccio»
Dico alzandomi e allontanandomi da lui. Esco dal bagno molto velocemente e accellero il passo non appena lo sento venirmi dietro.
«Lili fermati!»
Ignoro la sua voce e esco dell'appartamento scendendo di corsa le scale. Faccio fatica a vedere dove sto andando, le lacrime non mi aiutano.

«Lili!»
Sento la sua presa ferrea sul mio polso da cui mi libero in un istante, così velocemente e bruscamente che colpisco la sua mano e lo sento gemere.
Si prende la mano ferita con l'altra mano e fa una smorfia di dolore con il viso. Questo mi impedisce di girarmi e andarmene, e rimango ferma, immobile.

«Ti chiedi se sono preoccupata per te?»
Cole alza lo sguardo ignorando la sua mano.
La mia voce viene accompagnata dal suono delle auto.
«Io sono sempre preoccupata per te. Anzi, in quest'ultimi mesi non ho smesso un secondo di essere preoccupata per te. Non ho avuto un attimo di pace, non ho dormito più di un ora quando eri in coma. Ho addirittura accettato di parlare al telefono con te per giorni senza vederti per poi smettere di ricevere le tue telefonate e indovina... anche in quel momento continuavo a essere preoccupata per te.
La mia vita è stata un inferno perché sono    sempre    stata    preoccupata   per    te.»
Dico evidenziando le ultime parole.

«e tu hai...»
Continuo urlando ma lui si avvicina e cerca di riprendermi il polso. Questa volta indietreggio facendo lo stesso movimento per liberarmi ma la sua presa si fa più forte.

«Lasciami!»
Provo a togliere la sua mano con l'altro braccio, ma lui lo blocca subito dopo e mi fa indietreggiare e mi spinge contro il muro.
«guardami! Guardami!»
Inizia ad alzare la voce ma continuo a evitare il suo sguardo e a urlagli di lasciarmi andare.

Provo in tutti i modi a liberarmi ma non sono abbastanza forte fisicamente e emotivamente.
«te ne sei andato! Cole! Te nei andato e mi avevi promesso che non l'avresti fatto! Tu l'avevi promesso... l'avevi promesso... » singhiozzo per le troppe lacrime e il mal di gola, e ogni forza persa nel cercare di liberarmi e nell'urlargli contro.

«e ora te ne andrai di nuovo perché non ti ricordi di me, tu non provi più nulla per me... e ti odio per aver fatto in modo che io provassi questo per te!»
«non me andrò Lili!»
«beh dovresti! Perché non posso stare con una persona che pensa di essere costretta ad amarmi quando non lo è !»

«mi dispiace per quello che ti ho fatto passare, ma non ho mai smesso di amarti!»
«non urlarmi contro!»
«sei tu che stai urlando!»
«perché voglio che mi lasci andare!»

«un ladro ti ha rubato la borsa»
Dice piano. Troppo piano, ma riesco lo stesso a sentirlo.

«Avevi una borsa nera di pelle. Stavi camminando mentre parlavi al telefono, eri spensierata e allo stesso tempo ansiosa. Un ladro ti ha rubato la borsa e allora hai iniziato a urlare e corrergli dietro. Eri arrabbiata. Ti ho sentito. Ho sentito la tua voce e ho sorriso. Mentre tutti si sono girati a guardarti male io sorridevo.»

Smetto di urlare e di dimenarmi.
Respiro profondamente e rumorosamente. Le sue parole scorrono in modo fluido e mi calmano come se mi stesse lanciando un incantesimo.. Non riesco a muovermi, solo ad immaginare la scena di cui mi sta parlando.

«non sapevo molto di te, ma quando ti sei girata e mi hai guardato sapevo solo che volevo conoscerti. Era l'aereoporto di Vancouver. Era un sabato mattina ed era una bella giornata. Ero appena sceso dal mio areo e ti ho vista. Mi sei passata davanti muovendo i tuoi capelli biondi e mossi che ti arrivavano fino alle spalle. Avevi un vestito blu con le maniche di pizzo che ti arrivavano fino ai gomiti e sembravi nel tuo mondo.»

Rabbrividisco. Quel vestito. Ricordo quel vestito. Era il primo giorno in cui sono arrivata a Vancouver. Il mio respiro si fa più calmo, al contrario del mio cuore che invece sembra volermi uscire dal petto.

«Il tuo profumo mi ha attirato, così come il resto di te. Ti ho vista prendere un taxi. Io presi quello dopo il tuo. Sapevo di averti già visto da qualche parte ma non ricordavo dove.
Poi il mio taxi si è affiancato al tuo, c'era traffico e per qualche minuto ti ho guardato attraverso il finestrino. Tu eri distratta, hai osservato tutto il tempo il telefono. Ho osservato i tuoi particolari e sentivo questa curiosità crescermi dentro. Poi ti ho riconosciuta. Il tuo nome mi è apparso nella mente all'improvviso.

Ho pensato che stavamo per andare entrambi nello stesso posto quindi ti ho seguita. Fino al centro di Vancouver dove spensierata camminavi tra la gente con la tua mappa.
Stavi andando dal lato opposto e di conseguienza anche io. Ma la cosa mi divertiva e mi piaceva guardarti mentre ti fermavi a girarti intorno per poi proseguire dritto, dalla parte sbagliata. Poi il ladro ti ha rubato la borsa e sei corsa via.
Finché non ti sei fermata a imprecare.
In quel momento ti ho rivolto la parola.
In quel momento mi hai guardato negli occhi per la prima volta.»

Allenta la presa. Ormai i rumori delle auto sono solo un sottofondo lontano, ci siamo solo noi ora. L'unico rumore che siamo entrambi capaci di sentire è il nostro cuore che batte.
Lui sorride.
Gli occhi si riempono di lacrime che però si trattengono dal scendere.
Sorrido anche io e mi mordo il labbro.

«te lo ricordi...»
«Non si può dimenticare una cosa così bella.»
Rido mentre lascio andare le lacrime che scendono fino a bagnarmi le labbra. Cole lascia andare le mie braccia cosi che io possa gettarmi addosso a lui e abbracciarlo.
Lo stringo forte a me e continuo a ridere e piangere contemporaneamente.

«non me l'avevi mai detto»
«non volevo fare la figura dello stalker ...»
Rido, ridiamo insieme.
Mi stacco solo per guardarlo negli occhi.
«ricordo solo questo»
Il suo sguardo si incupisce preoccupato. Ma io continuo a sorridere.
«mi dispiace.»
«no. No, è perfetto.»
Dico tornando ad abbracciarlo e sprofondando le dita sui suoi capelli ricci e morbidi.
«è perfetto...»

Continua...

GO AHEAD~ Cole & LiliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora