Capitolo 1

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C'erano tanti posti brutti a Seattle, davvero, ma quello più brutto di tutti, il peggiore in assoluto, era la metropolitana. Specialmente alle 7:30 del mattino, piena di fastidiosi mocciosi diretti verso le proprie scuole. Questo, Levi Ackerman, proprio non riusciva a sopportarlo.

Quello doveva essere il suo giorno libero, l'unico giorno della settimana che non passava dentro l'ospedale. E invece no, il suo cercapersone aveva iniziato a suonare, dopodiché fu subito chiamato da un suo collega, il dottor Erwin Smith, primario di cardiochirurgia del Seattle Grace Hospital.

Cosa volesse un cardiochirurgo da un neurochirurgo, questo non gli era stato detto. "Dobbiamo operare", "È urgente", "Ci servi", aveva farfugliato Erwin, con un sottofondo di caos, prima di chiudere la chiamata bruscamente.

Levi fu costretto ad alzarsi, lavarsi e vestirsi in nemmeno dieci minuti, ed eccolo lì, sulla metro che lui tanto odiava, senza nemmeno aver avuto la possibilità di prendere il suo caffè o tè mattutino. I capelli neri dal taglio militare aggiustati alla buona, un paio di jeans a sigaretta anch'essi neri, in perfetto contrasto con la sua carnagione davvero pallida, un maglioncino a collo alto grigio, proprio come i suoi occhi, così simili a delle nuvole durante un temporale.

Aveva quasi trentasei anni Levi, si era specializzato in neurochirurgia da ormai ben cinque anni, in breve tempo si era guadagnato il titolo di "miglior neurochirurgo del Seattle Grace" e, finalmente, quell'anno era diventato primario. Amava il suo lavoro, davvero, se non lo avesse amato col cazzo che sarebbe salito su quella schifosissima metro.

Cosa poteva essere successo di tanto grave?

Continuava a ricevere messaggi dai suoi coinquilini, Isabel Magnolia e Farlan Church, e da quella che - anche se non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva - era la sua migliore amica, Hanji Zoe, anche loro specializzati in chirurgia da cinque anni circa. Mancavano ancora un po' di fermate alla sua, così decise che poteva permettersi di distrarsi un attimo per vedere i messaggi dei suoi amici.

Aprì per prima la chat di Isabel.

"Levi è successo un macello!! Corri Dio santo!! Corriii!!"

Poi venne il turno di quella di Farlan.

"Levi, qui abbiamo bisogno del tuo aiuto, spero tu stia arrivando. Io te l'ho detto che dovresti farti una macchina."

E infine, quella che temeva di più. Hanji.

Lei aveva mandato un audio. Non lo avrebbe sentito. Non in metro, soprattutto avendo dimenticato le sue amate AirPods a casa. Non davanti a tutta quella gente. Non avrebbe fatto una figura di merda per colpa di quella quattrocchi.

Mise via il telefono. Solo tre fermate e sarebbe arrivato. Finalmente.

La metro era piena di liceali, e sapeva benissimo che molti di loro sarebbero scesi alla sua stessa fermata. Vicino al Seattle Grace, c'era la scuola superiore The Center School.

Anche se mancava ancora tempo, decise di mettersi il più vicino possibile alle porte, in modo da poter scendere immediatamente quando sarebbe arrivata la sua fermata.

«Mikasa, vedi di piantarla! Non sono il tuo fratellino minore!» sentì queste parole urlate direttamente nelle sue orecchie. Oh no, non gliel'avrebbe fatta passare liscia a quel moccioso, poteva giurarci. Si girò, squadrando dall'alto al basso un ragazzo che avrà avuto si e no diciassette o diciotto anni, alto, molto più alto di lui - non che ci volesse tanto a superare il suo metro e sessanta centimetri -, pelle ambrata, capelli castani corti e disordinati e dei magnifici occhi verdi che avrebbero fatto ragionare chiunque, ma non lui, non Levi Ackerman.

«Oi moccioso, c'è proprio bisogno di urlare?» disse il moro, facendo trapelare perfettamente tutta la sua irritazione.

Il ragazzo dagli occhi verdi si girò verso di lui, diventando tutto rosso. Poi sorrise imbarazzato e si grattò la nuca in modo nervoso. «Oh, mi scusi.»

Underground - EreRi/RiRen - ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora