«Quindi tu mi stai dicendo che quel tale ti ha accompagnato a casa a mezzanotte passata e ti ha pure scritto!?» esclamò Armin, abbastanza sconvolto dal racconto di Eren sulla sera precedente. I due amici erano seduti, come al solito, l'uno accanto all'altro, aspettando l'arrivo del professore di inglese.
Eren, dal canto suo, non capiva perché il biondo fosse tanto sconvolto. «Non ci vedo nulla di male.»
Armin era sempre più sconvolto dall'incoscienza del castano. «Scusa, Eren, quanti hanni hai detto che ha questo tipo?»
«Fa trentasei anni a dicembre, ma in fondo l'età non è un problema.» affermò Eren, più che convinto di quello che diceva.
«Nooo, non è un problema, che scherzi!» esclamò Armin, agitato più che mai. Non capiva se Eren non si rendesse conto di quanto contasse, in quel caso, la differenza d'età o se non volesse rendersene conto. Il castano sembrava quasi offeso dalle parole di Armin, quasi come se fosse proprio quest'ultimo a non capire. Armin doveva aprire gli occhi all'amico, con le buone o, se necessario, con le cattive maniere. «Tu sei minorenne e hai diciannove anni in meno di lui, non so se te ne rendi conto.»
«Armin, Dio santo, mi ha solo accompagnato a casa, appunto perché sono minorenne ed era molto tardi. E poi, se proprio vuoi saperlo, mi ha scritto solo ieri sera per darmi la buonanotte e stamattina per dirmi che non lo avrei visto in metro, per di più, mi ha scritto su Instagram, non ha il mio numero, così come io non ho il suo.» affermò Eren, molto irritato nei confronti dell'amico.
«Sì, e perché ha dovuto dirti che stamattina non ci sarebbe stato in metro?» domandò retoricamente il biondo, dandosi poi la risposta da solo. «Perché gli interessi.»
«Stai divagando.» disse, freddamente, Eren. Non era più irritato. Era incazzato. Armin tentò di aggiungere altro, ma il castano lo bloccò sul nascere. «Senti, non ho alcuna volta di ascoltarti, Armin. Se hai tanta voglia di parlare, cambiamo argomento.» Eren capiva benissimo che il suo amico fosse preoccupato per lui, ovvio che lo capiva, ma davvero non ne poteva più, e se aveva ammutolito il biondo così a malo modo, era solo per evitare di perdere il controllo, non voleva far sfociare quella discussione in una vera e propria lite. Eren non aveva un carattere docile, era permaloso e bastava davvero poco per portarlo al limite della sua scarsissima pazienza.
I due amici rimasero in silenzio dal momento in cui entrò il professore in classe fino alla fine dell'ora, quando poi si recarono ai loro rispettivi armadietti e, successivamente, alle loro rispettive lezioni. Eren aveva arte, mentre Armin aveva chimica. Avevano pochi corsi in comune, quei due.
Il castano, entrato in classe, andò subito a sedersi in ultima fila, miracolosamente vuota, nell'unico banco a tre. Dopo poco, il posto alla sua destra venne occupato da un ragazzo abbastanza piccolo, dalla testa completamente rasata: Connie Springer. Faceva parte del gruppo di Eren e dei suoi amici sin dal principio ed era il più spiritoso, aveva un umorismo invidiabile e la battuta sempre pronta, era considerato il classico "burlone" che faceva esasperare tutti i professori. «Ciao Eren!» esclamò sorridente.
«Ciao Connie, devi andare alle macchinette per caso?» Eren necessitava della sua solita lattina di Monster, il sonno iniziava a farsi sentire.
«Sì, potresti anche alzare il culo e andarci tu, ogni tanto.» rispose Connie, fintamente scocciato.
«Andare dove?» Quella voce non apparteneva né a Eren né a Connie, ma a Jean. Il ragazzo dal viso lungo era arrivato e loro non se n'erano minimamente resi conto.
«Vado alle macchinette.» sospirò Connie. Finiva sempre così, uno di loro commetteva l'imperdonabile errore di annunciare che sarebbe andato alle macchinette, e il povero disgraziato si ritrovava improvvisamente nelle vesti di cameriere. Inutile dire che, la maggior parte delle volte, l'ingrato compito toccava proprio a Connie.
STAI LEGGENDO
Underground - EreRi/RiRen - ITA
FanfictionC'erano tanti posti brutti a Seattle, davvero, ma quello più brutto di tutti, il peggiore in assoluto, era la metropolitana. Specialmente alle 7:30 del mattino, piena di mocciosi chiassosi diretti verso le proprie scuole. Questo, Levi Ackerman, prop...